“Favori” del passato agli impianti a biomasse, dal MiSE c’è lo stop

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Agevolati dalle scorse proroghe degli incentivi soprattutto inceneritori e impianti a biogas da discarica. Ma per ora nessuno ha potuto godere dei benefici, e Via Veneto annuncia una sospensione per approfondimenti, per evitare una procedura di infrazione delle regole Ue.

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Da due anni, in vari provvedimenti, abbiamo puntualmente visto spuntare emendamenti, approvati, per favorire pochi grandi impianti a biomasse, estendendo oltre la scadenza del 2016 il periodo in cui percepiscono incentivi.

Ora finalmente sappiamo a beneficio di chi vanno questi interventi: meno di venti impianti tra cui gli inceneritori sono la categoria più numerosa, seguita dai generatori da biogas da discarica.

Ora dal MiSE arriva l’annuncio che per ora nessuno di questi ha potuto godere dei benefici, e che, anzi, per evitare un’eventuale infrazione delle linee guida Ue sugli aiuti di Stato, si è fermato tutto “in attesa di approfondimenti”.

La storia era iniziata a dicembre 2015 la Legge di Stabilità 2016 che, grazie a un emendamento scritto da Antonio Castricone (PD) e finito nei commi 149, 150 e 151 della legge (la 208/2015), ha concesso 5 anni di incentivi in più, con tariffa all’80%, a impianti a biomasse, biogas e bioliquidi sostenibili, che uscivano dal periodo incentivato entro la fine del 2016.

Secondo il calcolo fatto dal GSE in occasione di questa prima estensione, il costo aggiuntivo dell’operazione è da 78 a 129 milioni di euro all’anno.

L’anno dopo, a febbraio 2017, lo stesso firmatario, con un emendamento approvato al DL Mezzogiorno aveva proposto e ottenuto la proroga di un altro anno ed esteso i benefici anche agli impianti che uscivano dal periodo incentivato entro il 2017.

Infine, la legge di Bilancio 2018 (al comma 588 dell’articolo 1) è intervenuta ancora con un’estensione degli incentivi al 31 dicembre 2021 o per i cinque anni dal rientro in esercizio degli impianti, e concedendo, dopo la proroga di un anno del DL Mezzogiorno, un anno in più per chiedere l’allungamento del periodo incentivato.

“Una modifica che dovrebbe portare benefici solo a pochi e vecchi impianti e non si tratta di piccole attività”, denuncia il deputato Andrea Vallascas (M5S) che a riguardo ha presentato oggi un’interrogazione indirizzata al MiSE, durante il question time alla X Commissione di Montecitorio, chiedendo “quali soggetti e quale tipologia di impianti hanno usufruito degli incentivi o hanno richiesto la misura finora.”

Il nuovo MiSE ha risposto prontamente (allegato in basso), precisando che al momento è possibile fornire informazioni solo sulle richieste già pervenute (mentre gli operatori hanno ancora fino a fine anno per presentarla).

Sono 15 gli impianti che hanno richiesto l’accesso prima della proroga dell’ultima legge di bilancio:

A questi se ne aggiungono 2 che hanno già presentato la domanda dopo la legge di bilancio 2018 (e prima della scadenza del 31 dicembre):

Nessuno impianto – precisa però la risposta di Via Veneto – ha finora usufruito della misura, essendo il riconoscimento dell’incentivo subordinato all’esito positivo della notifica della stessa misura alla Commissione europea.

Nell’ambito della procedura di notifica avviata ad agosto 2017, fa presente il MiSE, “la Commissione ha sollevato alcune obiezioni”, sostenendo la non conformità con la disciplina sugli aiuti di Stato.

Proprio “per evitare l’apertura di una procedura di infrazione – si legge nella risposta del ministero – è stata richiesta la sospensione della procedura di notifica, in attesa di approfondimenti.”

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