L’Etiopia vuole vietare da subito la vendita di veicoli a combustione interna, sorpassando quindi regioni del mondo molto più ricche e sviluppate nella corsa verso l’elettrificazione dei trasporti, almeno nelle intenzioni.
I dettagli su questa improvvisa evoluzione politica rimangono scarsi: QualEnergia.it ha chiesto ragguagli, senza ancora ricevere risposta dal ministero dei Trasporti etiopico.
Al momento, si sa solo che Alemu Sime, il ministro per i Trasporti e la Logistica del Paese, ha annunciato la svolta alla fine di gennaio al Comitato permanente per le infrastrutture urbane e gli affari dei trasporti presso la Camera dei Rappresentanti del Popolo, cioè il Parlamento.
Lo ha riferito Borkena, un’agenzia di stampa specializzata nell’Etiopia, con sede in Canada.
A marzo 2023, l’Unione Europea ha ratificato un regolamento che vieta la vendita di nuove automobili con motore a combustione nei suoi Stati membri a partire dal 2035, unendosi a diversi Stati degli Usa, al Canada, al Giappone, a Singapore, all’India, alla Nuova Zelanda e ad altre nazioni che intendono imporre divieti simili fra il 2035 e il 2040.
“Il governo ha deciso di non importare automobili a benzina in Etiopia, a meno che non siano elettriche”, ha dichiarato il ministro. Si tratta di un’indicazione non chiara, ammesso che la traduzione dall’aramaico sia accurata. La dichiarazione potrebbe essere intesa nel senso che sono ammesse le importazioni di auto ibride, anche se non c’è alcuna certezza su questo al momento.
“Qualsiasi veicolo da lavoro privato importato deve essere elettrico e non è consentita l’importazione di automobili a benzina. Pertanto, tutti dovrebbero essere consapevoli che le automobili a benzina non dovrebbero essere importate nel Paese”, ha aggiunto il ministro.
Sime ha detto che “l’Etiopia non produce carburante ma lo importa dall’estero, utilizzando elevate quantità di valuta estera”, cosa che costituisce un grosso peso per le casse pubbliche e private del Paese.
Il ministro ha poi sottolineato l’abbondanza di energia rinnovabile in Etiopia e la riduzione delle emissioni che il passaggio ai veicoli elettrici permetterà.
Incertezze
Sembra esserci ancora una certa confusione sull’entrata in vigore e la portata effettiva del provvedimento.
“Sebbene sia vietato l’ingresso nel Paese di automobili a benzina, fonti dicono che alcuni individui che affermano di ‘non averne sentito parlare’ continuano a importarle”, ha riferito qualche giorno fa Borkena.
Il ministro, finora, non ha tratteggiato un programma e un calendario per lo sviluppo di una infrastrutture di ricarica, che possa attingere alle abbondanti risorse di energia rinnovabile del Paese.
Alemu si è limitato a dire che i veicoli elettrici “sono ampiamente prodotti nel mondo e, poiché nel nostro Paese operano in aree urbane, è possibile fornire infrastrutture di ricarica”, sottolineando che il costo dell’elettricità rinnovabile prodotta in Etiopia “è inferiore rispetto al carburante”.
Situazione dell’Etiopia
Su 120 milioni di persone, 59 milioni non hanno ancoraaccesso all’elettricità in Etiopia, soprattutto nelle zone rurali, a differenza delle aree urbane, dove il 94,3% della popolazione usufruisce della corrente, secondo dati della Central Intelligence Agency (Cia) americana.
Nel 2022, l’Etiopia ha speso quasi 6 miliardi di dollari per importare combustibili fossili, più della metà dei quali è stata necessaria per alimentare i veicoli a combustione interna, secondo dati di OEC World.
L’Etiopia, come altri Paesi del Sud del Mondo, è alle prese con una grave carenza di valuta estera, che influisce sulla sua capacità di importare petrolio e altre materie prime.
Il Paese aveva già deciso di incoraggiare l’adozione di veicoli elettrici esentandoli dall’imposta sul valore aggiunto (Iva), dalle accise e da altre imposte, investendo inoltre in modo significativo nella rete elettrica.
La capacità di produzione di energia elettrica dell’Etiopia è cresciuta di oltre il 200% dal 2008 ed è destinata ad aumentare ancora, secondo l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale.
In Etiopia, quindi, sebbene l’elettricità raggiunga attualmente meno della metà della popolazione, sono stati compiuti grandi progressi negli ultimi due decenni, afferma l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea).
Sebbene la maggiore fonte energetica nel 2021 fosse ancora la biomassa, il Programma nazionale di elettrificazione, lanciato nel 2017, delinea un piano per raggiungere l’accesso universale entro il 2025, puntando a fornire al 35% della popolazione soluzioni off-grid.
Nel frattempo, l’Etiopia sta diversificando il suo mix di generazione rinnovabile, dominato dall’idroelettrico, sviluppando maggiore capacità fotovoltaica, eolica e geotermica.
Fra non molto, dovrebbe poi essere completato in Etiopia il più grande impianto idroelettrico africano, basato sulla diga Grand Ethiopian Renaissance, con una potenza a regime di 6,5 GW. Si tratta di un progetto finanziato dalla Cina nell’ambito del suo programma infrastrutturale internazionale “Belt & Road”, che sta suscitando l’opposizione di Egitto e Sudan, preoccupati per l’approvvigionamento del Nilo.
Vista l’immediatezza del divieto di importazione di auto a benzina e diesel, è plausibile che la Cina possa giocare un ruolo anche nella creazione accelerata di una infrastruttura di ricarica, almeno nelle maggiori aree urbane dell’Etiopia, rivolgendosi a un mercato potenzialmente molto ampio.
Se questo dovesse succedere, l’Etiopia potrebbe diventare il paese al mondo col divieto formale più precoce e forse anche uno fra i più veloci a passare alle vendite 100% elettriche, assieme alla Norvegia, il cui termine per la commercializzazione di auto endotermiche nuove è fissato al 2025, mentre un gruppetto di altre nazioni come Svezia, Islanda e Grecia mira al 2030.