Quanto durano davvero le batterie delle auto elettriche?

Capacità residua, cicli di ricarica, buone pratiche di utilizzo: ne parliamo con due esperti provando a sfatare anche qualche banalità che si legge sui social.

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Quanto durano le batterie delle auto elettriche e quali fattori influenzano le loro prestazioni?

Su questi temi girano molte informazioni fuorvianti soprattutto sui social. Un esempio recente è il post circolato su facebook: “Chi vuole acquistare un’auto elettrica sapendo che la sostituzione della batteria costa dai 3k ai 40k per quelle più performanti?”.

Il testo punta chiaramente a seminare dubbi sulla convenienza dei veicoli elettrici e sulla necessità di dover sostituire la batteria a proprie spese durante la vita utile dell’automobile.

Per capire bene come stanno davvero le cose abbiamo parlato con due esperti del settore, Enrica Micolano, responsabile del laboratorio batterie di Rse, e Mario Grosso, docente del Politecnico di Milano e profondo conoscitore (oltre che utilizzatore) di auto elettriche.

Il punto, sottolineato da entrambi, è che ben difficilmente si dovrà sostituire la batteria di una vettura 100% elettrica.

“La letteratura scientifica conferma che il problema di dover cambiare la batteria non sussiste, salvo che ci sia un difetto di fabbricazione in origine”, spiega Grosso, che per inciso, con la sua Tesla Model S del 2016, ha già percorso 235mila chilometri in 7 anni senza alcun inconveniente.

Da notare poi che le batterie sono composte da moduli ed eventuali guasti o difetti possono essere risolti sostituendo solo i moduli interessati senza cambiare l’intero pacco batteria.

Di solito, evidenzia Micolano, “la batteria dura più del veicolo”. Si parla di “State of health” (SOH) della batteria: in pratica, il suo stato di salute è considerato ottimale per il funzionamento della vettura finché la capacità residua rimane sopra l’80% del suo valore iniziale.

Quando il parametro SOH scende sotto l’80%, sostituire la batteria è un’opzione da considerare, se la sua autonomia non è più sufficiente a soddisfare le esigenze di guida dell’utilizzatore dell’auto.

Micolano spiega poi che le batterie sono progettate per fare più di duemila cicli completi di ricarica; la vita media delle auto in Italia è di 150mila km e una vettura elettrica, con questo chilometraggio, rimane ben sotto mille cicli di ricarica, conservando almeno l’80% di capacità residua (si stima generalmente un calo di efficienza di circa il 10% ogni 500 cicli).

In altre parole, la durata delle batterie segue e spesso supera la durata dell’automobile; ricordiamo poi che la garanzia offerta dalle case auto sulle batterie di solito è 8 anni o 160mila km.

Certo, chi è abituato a tenere la stessa auto per parecchi anni, in caso di problemi alla batteria fuori garanzia potrebbe incorrere in una spesa di una certa entità, anche di parecchie migliaia di euro, ma questa non dovrebbe essere la norma. Inoltre, i prezzi delle batterie stanno continuando a diminuire.

Secondo le ultime stime di BloombergNEF, i prezzi delle batterie per veicoli elettrici sono scesi a 128 $/kWh come media ponderata in base al volume nel 2023, con previsioni di ulteriori riduzioni nei prossimi anni grazie all’evoluzione tecnologica e ai minori costi delle materie prime, tra cui litio e cobalto, quest’ultimo sempre meno utilizzato.

Goldman Sachs ritiene che i prezzi saranno sotto 100 $/kWh già entro il 2025.

È bene precisare che questi costi al kWh sono quelli sostenuti dalle case auto, mentre il costo complessivo della batteria nuova di ricambio per il cliente finale sarà molto più elevato.

Per aumentare la durata delle batterie è molto importante lo stile di guida e un corretto utilizzo delle ricariche. Secondo Grosso, una buona pratica “è evitare situazioni estreme di carica o scarica prolungata”, ad esempio non si dovrebbe lasciare l’auto carica al 100%, oppure quasi del tutto scarica, per parecchi giorni senza usarla, perché sono entrambi fattori di stress per la batteria.

Micolano ricorda che bisognerebbe evitare le “scariche profonde”, cercando di ricaricare l’auto con maggiore frequenza e preferendo le ricariche a bassa potenza, perché quelle ad alta potenza potrebbero accelerare l’invecchiamento delle celle al litio.

Se possibile, quindi, è bene attaccare il veicolo alla presa di corrente prima che scenda sotto il 20% di carica residua.

Altro accorgimento, sottolinea Grosso, è evitare usi troppo spinti dell’auto: accelerazioni e decelerazioni frequenti, infatti, sono altri fattori che possono contribuire a stressare la batteria.

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