L’energia eolica in Africa, un enorme potenziale ancora poco sfruttato

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Una fotografia dell’eolico nel continente africano: gli impianti realizzati e quelli annunciati, i paesi più avanti nel settore, i principali ostacoli allo sviluppo della tecnologia.

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Il potenziale eolico in Africa è lontano dall’essere ampiamente sfruttato, per motivi logistici, economici e geopolitici.

Eppure, negli ultimi anni la produzione di energia derivante dai forti venti che soffiano sul continente ha fatto dei passi in avanti, aiutando i Paesi ad affrontare almeno un po’ i devastanti impatti delle recenti crisi internazionali: pandemia, invasione dell’Ucraina da parte della Russia e gli effetti del cambiamento climatico hanno rallentato la corsa dell’Africa verso il settimo obiettivo di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu, quello che intende garantire l’accesso universale ad una energia sostenibile, affidabile e moderna.

Ma allo stato attuale delle cose, almeno per quanto riguarda lo sviluppo dell’energia eolica, la direzione intrapresa sembra essere quella giusta.

Il recente rapporto “The Status of Wind in Africa” (allegato in basso) del Global Wind Energy Council (GWEC) analizza 83 parchi eolici installati in tutto il continente, per una potenza totale di 9 GW al momento.

Un’analisi della pipeline dei progetti ci dice che la potenza potrebbe aumentare nei prossimi anni di oltre il 900%, con almeno 140 progetti pianificati.

Anche in vista della Cop28 di Dubai, prevista per novembre, il report fotografa la spinta dell’Africa verso lo sviluppo di questa fonte rinnovabile. Interessante rilevare che in Kenya il 17% della produzione totale di energia proviene dall’eolico e il Senegal ricava il 15% della sua elettricità dal vento.

Le condizioni per un aumento degli impianti ci sarebbero, visto che l’attuale capacità è solo lo 0,2% del potenziale totale del continente, che ammonterebbe a oltre 33mila GW, in grado di soddisfare teoricamente di 250 volte l’attuale fabbisogno di energia elettrica del continente (pari a circa 700 TWh/anno).

“Oltre alla notevole quantità di gigawatt, quello che sorprende dell’Africa è la loro qualità”, dice a QualEnergia.it Fabrizio Bonemazzi, dell’area manager training & capacity building di Res4africa (nella foto), che insieme ad altre organizzazioni internazionali lavora per aiutare l’Africa a creare le condizioni per una crescita sostenibile del mercato elettrico.

“Almeno due terzi del totale potenziale del continente – spiega Bonemazzi – ha una ventosità molto superiore alla maggior parte dei siti del resto del mondo. Possono contare su venti che soffiano in media a 7,5 metri al secondo. Basti pensare che in Italia un sito decente sta sui 5,5 metri al secondo”.

La risorsa, quindi, oltre ad essere largamente disponibile, è anche molto pregiata, e potrebbe rendere eventuali investimenti particolarmente interessanti.

Il continente però fatica ad attrarre investitori privati, scoraggiati dall’instabilità politica, dalla fase generale che sta attraversando l’economia globale e da molte incertezze che riguardano i piani regolatori dei governi delle nazioni che dovrebbero ospitare i parchi eolici.

Da non sottovalutare anche il rischio del credito: se la remunerazione avvenisse in valuta locale – cosa per la quale spingono spesso i Paesi che stipulano accordi sui progetti – ci sarebbe anche il pericolo di una maggiore volatilità dell’investimento. E se nessuno può coprire questo rischio, il progetto muore prima ancora di nascere.

Alla fine del 2020 l’International Renewable Energy Agency (Irena) aveva stimato nuovi 6,5 GW di eolico in tutto il continente, indicando Egitto, Marocco e Sud Africa come attori principali, seguiti da Kenya, Etiopia e Tunisia.

“Non a caso, i Paesi considerati più ‘stabili’ e quindi maggiormente capaci di attirare investimenti privati”, precisa Bonemazzi.

Dal 2000 ad oggi l’installato africano è cresciuto molto, con una media da 800 MW/anno ed oltre raggiunta nel 2018, 2020, 2021 e 2022. L’anno in cui si è registrata la maggiore nuova potenza eolica è stato il 2014 con 1.132 MW (vedi grafico in alto).

Un ruolo importante nel mercato eolico in Africa lo ha sicuramente l’Egitto, paese che ha fatto finora affidamento sul gas naturale, ma che sta attuando un piano di installazione su larga scala di impianti solari ed eolici per provare a raggiungere il 42% di rinnovabili nel proprio mix energetico entro il 2030.

Il Paese nord africano pare destinato a guidare le fila del continente anche nei prossimi decenni, per via delle infrastrutture più sviluppate e per le fasi avanzate di progettazione di uno dei più grandi parchi eolici del mondo. Infatti, il governo del Cairo ha annunciato, già nel corso della scorsa Cop27 di Sharm El Sheikh, uno piano di sviluppo dell’eolico, forse ad oggi troppo ambizioso, nella regione del Golfo di Suez per circa 10 GW con un investimento di 10 miliardi di dollari.

Tra le cinque macro-regioni del continente (nord, sud, est, ovest e centro), il Nord Africa gode di migliori condizioni per la diffusione dell’energia eolica anche grazie all’influenza europea che nel tempo le ha permesso di sviluppare più velocemente le proprie tecnologie: Egitto e Marocco hanno iniziato a commissionare da tempo i parchi eolici, rispettivamente, nel 1988 e nel 2000.

Rilevante anche l’area australe del continente, dominata dal Sudafrica, che dalla Cop16 del 2011 a Durban segue il suo Renewable Independent Power Producer Program (REIPPP), che prevede oltre 6.000 MW di capacità rinnovabile, principalmente eolica e solare, sfruttandone anche la complementarietà.

Va anche ricordato che molti dei parchi eolici presenti nel continente andranno riqualificati tra una decina di anni: tra il 2034 e il 2038 il loro normale ciclo contrattuale cesserà e sarà necessario implementare nuove macchine più performanti.

La maggioranza delle turbine installate in Africa prima del 2019, ad esempio, ha una potenza massima di 2 MW, mentre quelle più nuove e di prossima generazione potranno essere anche tre volte più potenti. Un intervento di repowering di questo tipo porterà, ad esempio, il parco eolico Kouda Al Baida, in Marocco, dagli attuali 54 MW a 200 MW.

Tra i vantaggi dello sviluppo dell’energia eolica nel continente il rapporto GWEC descrive anche la creazione di nuovi posti di lavoro e la stabilizzazione delle reti.

Per i parchi eolici in fase di realizzazione sono state impiegate 12.400 persone, necessarie per l’installazione di 3.000 MW complessivi tra Kenya, Tanzania, Sudafrica, Senegal, Egitto e Marocco.

Per quanto riguarda le reti, Bonemazzi ci spiega che, certamente il fatto che siano spesso insufficienti o instabili rappresenta un fattore da considerare, ma sono aspetti in subordine rispetto alla questione dell’affidabilità politica o dei rischi di credito. “Ci sono dei siti in cui la rete è decente, ma l’eolico comunque non parte. Cominciamo prima a saturare le aree in cui la rete è in grado di assorbire l’energia generata, e nel frattempo l’infrastruttura dovrà seguire lo sviluppo dell’eolico senza però limitarlo”, ha concluso l’esperto.

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