La vittoria elettorale dei laburisti in Inghilterra determina la “sepoltura” del “programma anti-verde” del primo ministro conservatore uscente Rishi Sunak, ha dichiarato a EuroNews la co-direttrice esecutiva di Greenpeace UK, Areeba Hamid.
Le elezioni, oltre a incoronare il segretario laburista Keir Starmer come nuovo premier, hanno anche fornito altre indicazioni in chiave di sostenibilità climatica e ambientale.
I liberaldemocratici hanno più che sestuplicato a 72 seggi la loro presenza a Westminster, mentre i verdi hanno quadruplicato da 1 a 4 i loro scranni in parlamento. Entrambi i partiti hanno assunto posizioni “molto più coraggiose” sul clima rispetto ai laburisti, dimostrando che “c’è un genuino appetito da parte degli elettori per politiche verdi molto più forti da parte del governo”, secondo Hamid.
In questo contesto più favorevole alle rinnovabili e alla sostenibilità, in cosa consisterà la nuova politica energetica, climatica e ambientale del nuovo governo laburista inglese?
La lista degli impegni politici su energia e clima
Il programma laburista su questi temi è piuttosto vasto e articolato. Ne sintetizziamo qui i punti salienti che l’ex leader laburista Ed Miliband, ora Segretario per la Sicurezza Energetica, sarà chiamato a realizzare.
I laburisti si sono impegnati a introdurre una legge sull’indipendenza energetica per “stabilire il quadro delle politiche energetiche e climatiche”, con l’obiettivo di assicurare energia elettrica a zero emissioni di carbonio entro il 2030 e di rendere il Regno Unito meno dipendente dall’estero.
Sul fronte energetico, l’impegno è di triplicare la capacità fotovoltaica, raddoppiare l’eolico onshore e quadruplicare l’eolico offshore per raggiungere una generazione elettrica a zero emissioni entro il 2030.
A tal proposito, i laburisti intendono revocare immediatamente il blocco dei nuovi progetti eolici onshore in Inghilterra. Fra le altre promesse spiccano le seguenti:
- Creazione di una nuova società energetica statale, la Great British Energy, con una dotazione di 8,3 miliardi di sterline. La società collaborerà con l’industria e i sindacati per fornire energia pulita co-investendo in tecnologie all’avanguardia. Great British Energy fornirà 600 milioni di sterline l’anno in sovvenzioni e 400 milioni di sterline l’anno in prestiti a interesse agevolato alle amministrazioni locali per costruire impianti energetici comunitari a basse emissioni.
- Rinazionalizzare le ferrovie, portando i servizi ferroviari sotto la gestione di un nuovo ente chiamato Great British Railways, alla scadenza degli attuali contratti con gli operatori privati.
- Reintrodurre il divieto di vendita di nuove auto a benzina e diesel nel 2030. Questo era l’obiettivo del governo conservatore guidato di Boris Johnson, poi rinviato alla fine del 2035 da Sunak.
- Investire altri 6,6 miliardi di sterline in cinque anni per riqualificare cinque milioni di case e ridurre le bollette per le famiglie. Si prevede “un raddoppio degli investimenti governativi già previsti”. Il manifesto laburista menziona anche la garanzia che le case del settore privato in affitto soddisfino “standard minimi di efficienza energetica” entro il 2030.
- Riforme e semplificazioni per costruire “infrastrutture di rilevanza nazionale” in modo più efficace. La piattaforma cita la possibilità di rendere i progetti “più rapidi ed economici, riducendo la burocrazia”, e di “garantire che le comunità ne traggano direttamente beneficio”.
- Ampliare la tassa sugli “extra profitti” da idrocarburi del Mare del Nord nella nuova legge di bilancio.
- Creare un fondo da 7,3 miliardi di sterline, con l’obiettivo di attrarre 3 sterline di investimenti privati per ogni sterlina di investimenti pubblici. I fondi saranno destinati a “gigafabbriche” per l’industria britannica dei veicoli elettrici, l’industria siderurgica, la produzione di idrogeno verde e la cattura e stoccaggio del carbonio (CCS).
Ci sono decisioni da prendere
- Aree idonee
Il governo conservatore si era impegnato a redigere il primo piano energetico strategico territoriale (SSEP), cioè la versione britannica del nostro piano per le aree idonee alle rinnovabili. I laburisti devono decidere se portare avanti l’iniziativa.
- Dazi anti-Cina
Negli ultimi mesi, sia gli Stati Uniti che l’Unione europea hanno imposto dei dazi doganali sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina e il nuovo governo laburista dovrà decidere se fare altrettanto.
- Contratti per differenza
Questa estate si svolgerà la sesta asta di contratti per differenza (CfD), il principale meccanismo del governo britannico per sostenere i progetti di elettricità a basse emissioni. Il nuovo governo deve decidere se aumentare il budget nominale del sistema, se apportare altre modifiche ai parametri dell’asta e come riformare il sistema a lungo termine.
- Riforma mercato elettrico
Il nuovo governo eredita la revisione degli accordi sul mercato dell’elettricità (REMA), destinata ad “affrontare le inefficienze di lunga data” della struttura del mercato elettrico in Gran Bretagna.
Bisognerà prendere decisioni chiave tra cui quella se mantenere l’attuale prezzo all’ingrosso dell’elettricità a livello nazionale o se passare a tariffe regionali o locali. Con l’insediamento di un nuovo governo, c’è anche la possibilità di riconsiderare opzioni come la suddivisione del mercato tra fonti rinnovabili e altre fonti.
- Spark spread
Il precedente governo aveva accettato la raccomandazione dell’Independent Review of Net Zero sulla necessità di “riequilibrare” il cosiddetto “spark spread”, cioè la differenza tra il prezzo di mercato all’ingrosso dell’elettricità e il costo di generazione di tale elettricità con il gas metano.
Tale spread è distorto dal fatto che il primo ingloba una serie di oneri e costi, mentre il secondo non riflette compiutamente il prezzo della CO2 emessa nella produzione e lungo la filiera del gas. I conservatori non hanno però mai fatto delle modifiche e ora toccherà al nuovo governo decidere cosa fare.
- Mercato della capacità
Nel gennaio 2023, il governo conservatore aveva annunciato una consultazione sui piani di riforma del mercato della capacità, tra cui delle modifiche per incentivare le tecnologie flessibili, nuovi limiti di emissioni più bassi e l’utilizzo del mercato per aumentare la sicurezza energetica. Anche in questo caso la palla ora passa ai laburisti.
- Sistema ETS
Il sistema ETS britannico copre attualmente la generazione elettrica, l’industria pesante e l’aviazione nazionale, ma è destinato ad espandersi ad altri settori, tra cui il trasporto marittimo e i rifiuti.
I laburisti starebbero valutando come allineare il sistema ETS del Regno Unito a quello dell’Ue, dato che il prezzo della CO2 nel Regno Unito è attualmente inferiore a quello dell’Ue.
- CBAM
Il meccanismo di aggiustamento della CO2 alla frontiera (CBAM) del Regno Unito, che prevede la tassazione dei beni importati e prodotti con elevate emissioni manifatturiere, entrerà in vigore dal 2027. Anche questo rappresenta un’opportunità per allinearsi all’Ue, con il CBAM del Regno Unito che entrerà in vigore un anno prima.
Ma ci sono anche possibili criticità
Anche il nuovo governo laburista inglese, come gli esecutivi di molti altri Paesi, sarà chiamato a confrontarsi con decisioni spinose su tecnologie che, per un verso o per un altro, presentano maggiori rischi e criticità, rispetto a soluzioni come il fotovoltaico e l’eolico.
- Cattura del carbonio
La prima serie di progetti di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), che nelle intenzioni del Regno Unito dovrebbero catturare 20-30 milioni di tonnellate di CO2 all’anno entro il 2030, attende una decisione sugli investimenti entro la fine dell’anno.
I laburisti dovranno stabilire se portare avanti o meno questo progetto, considerate le molte esperienze fallimentari dei tentativi di applicare questa tecnologia su vasta scala.
- Nucleare
Il governo conservatore aveva dichiarato che avrebbe preso una decisione finale di investimento sul progetto nucleare Sizewell C prima della fine di questo parlamento, cosa che non ha fatto. La responsabilità spetterà ora al nuovo governo laburista.
Sei aziende erano state inoltre selezionate per ottenere fondi statali per la fornitura di piccoli reattori nucleari modulari e il contratto finale con una di esse era stato fissato per l’estate del 2024. Come per la CCS, la fattibilità e convenienza di questa soluzione è assai dubbia.
- Idrogeno
La prima fase del piano per gli investimenti nell’idrogeno a zero emissioni prevedeva lo stanziamento di 240 milioni di sterline tra il 2022 e il 2025. I laburisti dovranno decidere se portarlo avanti.
Anche in questo caso rimangono sullo sfondo enormi perplessità sull’uso dell’idrogeno nelle maggior parte delle applicazioni come carburante o combustibile. Il governo conservatore stava valutando se utilizzare o meno l’idrogeno per decarbonizzare il riscaldamento domestico. Attualmente, la scadenza per decidere se procedere con questo approccio è il 2026. Tuttavia, i progetti pilota sono stati cancellati e le prove contro il riscaldamento a idrogeno si sono rafforzate, portando a molti appelli affinché si decida presto per dare certezza al settore.
- Carburanti sostenibili per l’aviazione
Il precedente governo voleva cinque impianti per la produzione di carburanti sostenibili per l’aviazione (SAF) in costruzione entro il 2025. I laburisti, da parte loro, hanno affermato che garantiranno il “futuro a lungo termine dell’industria aeronautica britannica, anche attraverso la promozione di carburanti sostenibili per l’aviazione”. Rimane da vedere come, visto che tale produzione è ancora molto costosa.
- Fonti fossili
Il manifesto dei laburisti prometteva una transizione “graduale e responsabile” nel Mare del Nord. Il partito ha escluso il rilascio di nuove licenze di esplorazione, ma è stato vago sulla possibilità di autorizzare nuovi progetti petroliferi e di gas con le licenze esistenti.
Lo Stato britannico è anche coinvolto in vari contenziosi legali con i gruppi ambientalisti in merito allo sviluppo di giacimenti minerari nonché di petrolio e gas. Se perderà, il governo laburista dovrà prendere nuove decisioni sulle autorizzazioni per questi progetti.
- Caldaie a gas
Starmer ha promesso di revocare il divieto di installare nuove caldaie a gas dal 2035, introdotto dal suo predecessore. Sembra una misura in contraddizione con gli obiettivi del programma laburista.
“I divieti credibili a lungo termine sulle tecnologie a combustibili fossili sono molto utili per definire una chiara direzione di marcia per un settore, e non dovrebbero essere cancellati”, secondo Climate Action Tracker (CAT), un’iniziativa scientifica indipendente che monitora le azioni dei governi per ridurre le emissioni di gas serra in base agli accordi internazionali.
CAT ha definito gli impegni dei laburisti per l’energia pulita entro il 2030 come “erculei, ma assolutamente realizzabili”.