Emissioni zero, dall’Australia un piano basato solo sulla fiducia

Il governo di Scott Morrison punta sullo sviluppo di tecnologie ancora immature e molto costose.

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Anche l’Australia si è data il suo piano per azzerare le emissioni nette di CO2 nel 2050, guadagnando però un mare di critiche.

Il piano, infatti, si basa essenzialmente sulla fiducia nello sviluppo tecnologico e non prevede un rafforzamento di politiche e obiettivi intermedi per ridurre le emissioni.

Quindi il governo guidato dal primo ministro Scott Morrison si avvicina alla CoP 26 di Glasgow, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima dal 31 ottobre al 12 novembre, con un documento che lascia molti dubbi su come l’Australia potrà raggiungere la neutralità carbonica a metà secolo.

Asse portante del piano è la Technology Investment Roadmap, che traccia un possibile percorso di uscita dai combustibili fossili e abbattimento dei gas-serra tramite un mix di tecnologie.

Si parla, ad esempio, di arrivare a produrre idrogeno verde a meno di 2 $ per kg, installare accumuli per impianti eolici e solari sotto 100 $ per MWh, produrre materiali low carbon (acciaio e alluminio ad esempio) a costi competitivi, utilizzare sistemi CCS (Carbon Capture and Storage) per catturare e stoccare la CO2 a meno di 20 $ per tonnellata di anidride carbonica.

In particolare, i numeri riferiti alla cattura della CO2 oggi sembrano veramente difficili da ottenere, perché le soluzioni CCS finora si sono dimostrate eccessivamente costose e poco efficaci, si veda questo articolo sul fallimento del mega-progetto Chevron proprio in Australia.

La tecnologia, si legge nella sintesi del piano australiano, “evolverà nei prossimi tre decenni in modi che non possiamo immaginare”.

Ma anziché fissare traguardi più impegnativi per installare fonti rinnovabili, contando sulle condizioni ambientali favorevoli (ampia disponibilità di sole e vento) e sui bassi costi dei grandi impianti eolici e solari in confronto alle centrali fossili, l’Australia scommette in modo pesante su tecnologie ancora immature.

Certo, nel piano si fa affidamento anche sul fotovoltaico a bassissimo costo, così come sullo sviluppo della mobilità elettrica, senza però indicare misure specifiche su questi punti.

Dalla tabella seguente, tratta dal documento, si vede che il governo australiano si aspetta di ridurre del 91-97% le emissioni del settore elettrico al 2050, rispetto al 2005, e ciò suggerisce un massiccio ricorso alle rinnovabili e un abbandono del carbone.

Inoltre, evidenzia la testata australiana Renew Economy in una breve analisi sul piano, il governo Morrison non pare intenzionato a rivedere l‘obiettivo attuale per le emissioni al 2030 (26-28% di riduzione).

In definitiva, sottolinea anche il Guardian, quello australiano è un piano incentrato sullo slogantecnologia, non tasse“, dove si assume che famiglie e imprese ridurranno volontariamente le emissioni inquinanti, adottando nuove tecnologie sempre più a basso costo, senza necessità che lo Stato intervenga con legislazioni apposite.

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