Emissioni, meglio le azioni nazionali ma le riduzioni dovranno raddoppiare nel breve termine

Dalla Conferenza di Parigi le azioni pro-clima sono migliorate, ma i Contributi nazionali determinati (Ndc) dovranno puntare ancora più in alto e rendere gli impegni più trasparenti. Le analisi della Iea.

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Lo slancio impresso negli ultimi anni alle energie rinnovabili fa sì che gli obiettivi climatici a breve termine fissati dai vari Paesi nei Contributi nazionali determinati (Ndc) siano quasi a portata di mano a livello globale.

Tuttavia, i target incorporati nei programmi di decarbonizzazione nazionali non sono ancora pienamente allineati con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e i Paesi dovranno puntare più in alto con impegni e azioni più trasparenti.

È quanto ha indicato l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) nel suo primo Global Energy Transition Stocktake, una sorta di “cruscotto” pubblicamente accessibile in cui si misurano i progressi del mondo rispetto agli obiettivi climatici, sulla base di tutti i dati e le analisi più recenti della transizione energetica a livello mondiale, tra cui le emissioni di gas serra, gli sviluppi tecnologici, i finanziamenti e l’occupazione, tutti riferiti al settore energia.

Un quadro aggiornato degli impegni climatici

Grazie a politiche efficaci, mercati in espansione e costi in calo, le tecnologie energetiche pulite stanno cambiando le prospettive delle emissioni.

Entro il 2030, le energie pulite contribuiranno a mitigare le emissioni del settore energetico per circa 7,5 gigatonnellate (Gt) rispetto alla situazione di riferimento precedente all’Accordo di Parigi, secondo l’aggiornamento della Roadmap Net Zero della Iea (1 gigatonnellata equivale a 1 miliardo di tonnellate).

Il primo ciclo di Ndc, presentato dopo l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi nel 2016, avrebbe portato a un aumento delle emissioni di CO2 da combustibili in termini assoluti fino a 35 Gt nel 2030, circa l’8% in più rispetto alle emissioni odierne di 33 Gt, esclusi i processi industriali e i consumi dei settori navale e aviazione.

Il 90% dei firmatari dell’Accordo di Parigi ha comunque presentato Ndc aggiornati all’ottobre 2023, impegnandosi a una riduzione più rapida delle emissioni.

Gli Ndc aggiornati implicano ora che le emissioni del settore energetico raggiungeranno il picco in questo decennio e scenderanno a 30 Gt nel 2030, rovesciando la situazione precedente, con l’8% in meno rispetto alle emissioni odierne.

Ciò rappresenta un miglioramento di circa 5 Gt di CO2 rispetto alla prima serie di impegni, anche se nel quadro complessivo l’andamento è un po’ a macchie di leopardo. Nell’illustrazione, l’evoluzione delle emissioni di CO2 da combustibili fossili dai primi agli attuali Ndc al 2030.

Circa 2 Gt di riduzioni provengono dalle economie avanzate, mentre i mercati emergenti rappresentano 3 Gt. I maggiori contributi sono da parte di Cina, Stati Uniti, India e Unione Europea.

“Non è certo che tutti i Paesi raggiungeranno gli obiettivi fissati nei loro Ndc. In alcuni casi, non sono abbastanza ambiziosi e le politiche attuali sono più che sufficienti per raggiungere o addirittura superare gli obiettivi degli Ndc. In altri, invece, le politiche esistenti non sarebbero sufficienti per raggiungere gli obiettivi degli Ndc”, ha notato la Iea.

Meglio le economie emergenti di quelle sviluppate

Ogni anno la Iea valuta come le tendenze e le politiche attuali sono destinate a cambiare il mix energetico globale nello Scenario delle politiche dichiarate (Steps). Nel 2023 lo Steps mostra che le politiche attuali sono quasi sufficienti per realizzare gli Ndc esistenti.

Ciò è particolarmente vero nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo, dove l’attuale impulso politico e industriale è destinato a raggiungere, e in alcuni casi a superare, gli attuali obiettivi degli Ndc.

Al contrario, le economie avanzate necessitano ancora di un’azione politica interna più incisiva per raggiungere gli obiettivi degli Ndc, il che riflette, in parte, la necessità di obiettivi più ambiziosi al 2030.

In una fase in cui il mondo si appresta a formulare il prossimo ciclo di Ndc prima della COP30 in Brasile nel 2025, alcune regioni potrebbero insomma entrare nei prossimi negoziati sul clima fiduciose di poter raggiungere una maggiore ambizione in materia di Ndc, stando ai risultati del primo Global Stocktake.

Solo il 13% delle emissioni energetiche rimane fuori dagli impegni

Dal 2016, 94 Paesi e l’Unione Europea si sono impegnati a raggiungere emissioni nette pari a zero, il cosiddetto Scenario Nze.

Ciò fa sì che solo il 13% delle emissioni globali di CO2 provenienti dal settore energetico rimanga ancora fuori dagli obiettivi di neutralità climatica.

A livello globale, per raggiungere tutti gli obiettivi nazionali annunciati, come indicato nello Scenario degli impegni annunciati (Aps) della Iea, gli Ndc dovrebbero mitigare altri 3,5 Gt di CO2 entro il 2030.

Sebbene diverse regioni abbiano già aggiornato i loro Ndc per sostenere gli impegni climatici a lungo termine, nessuna regione ha obiettivi Ndc che collettivamente si allineino con i loro impegni di azzeramento netto.

I Paesi presenteranno il prossimo ciclo di Ndc, che dovrebbe includere nuovi impegni per il 2035, in vista della COP30.

Gli attuali Ndc indicano che le emissioni da combustibili fossili saranno ridotte di circa l’1% all’anno. Per allinearsi allo Scenario degli impegni annunciati  (Asp) entro il 2035, questo valore dovrebbe salire a circa il 3,5% su scala globale nel prossimo ciclo di Ndc.

Il livello di riduzione richiesto varia da Paese a Paese e da regione a regione, a seconda delle sfide sociali, economiche e politiche che ciascuno deve affrontare. Le economie avanzate dovrebbero ridurre le emissioni di circa il 7% all’anno fino al 2030, mentre nelle economie emergenti e in via di sviluppo la riduzione annuale dovrebbe essere di circa il 2%, con le principali economie emergenti come la Cina in testa.

Più ambizione per rimanere a 1,5 °C

Per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C è necessaria ancora più ambizione, ha ammonito la Iea. Gli attuali impegni nazionali per l’azzeramento delle emissioni rimangono al di sotto di quanto richiesto dalla tabella di marcia aggiornata della Iea per il 2023, che traccia una traiettoria del settore energetico per mantenere l’obiettivo climatico.

Questo divario è particolarmente marcato nel breve termine. La Net Zero Roadmap della Iea indica che entro il 2035 le emissioni dovranno diminuire dell’80% nelle economie avanzate e del 60% nei Paesi meno sviluppati.

Ciò significa che le riduzioni annue del 3,5% necessarie per rispettare gli impegni attuali dovranno più che raddoppiare all’8% annuo fino al 2035 per allinearsi all’obiettivo dell’Accordo di Parigi.

Le economie avanzate dovrebbero essere in prima fila con riduzioni molto più marcate per raggiungere l’azzeramento delle emissioni entro il 2045 circa, mentre i Paesi emergenti e in via di sviluppo dovrebbero farlo, in aggregato, solo molto dopo il 2050, mentre alcuni Paesi emergenti e in via di sviluppo, come la Cina, dovrebbero mirare all’azzeramento delle emissioni entro il 2050.

Nel prossimo ciclo, i Paesi dovrebbero anche aumentare la trasparenza dei loro Ndc, specificando quanto dei loro obiettivi sia destinato a essere raggiunto tramite riduzioni, rimozioni o mercati internazionali del carbonio, ha indicato la Iea.

I governi hanno oggi una finestra ridotta di opportunità per agire, aumentare l’ambizione climatica a breve termine e portare il mondo su un percorso compatibile con l’azzeramento netto delle emissioni. La prossima tornata di Ndc, basata su questo primo Global Stocktake, sarà fondamentale per mantenere l’obiettivo degli 1,5 °C a portata di mano, ha concluso la Iea.

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