In occasione di Key Energy 2019, che si è conclusa a Rimini Fiera lo scorso 8 novembre, abbiamo intervistato Alessandro Marangoni, Althesys, per analizzare i profondi cambiamenti in corso nel sistema elettrico nazionale di fronte alla sfida dell’elettrificazione dei consumi e di una penetrazione sempre maggiore delle rinnovabili. Per Marangoni c’è un problema di sicurezza del sistema elettrico nazionale con il phase out del carbone che va valutata con attenzione.
Secondo Althesys l’Italia rischia una crisi energetica se non investe rapidamente in impianti moderni, efficienti e a basso impatto ambientale: più elettricità da fonti rinnovabili come vento, sole, acqua, biomasse; più centrali alimentate da metano; nuove connessioni per rafforzare la rete di alta e media tensione; sistemi di accumulo, realizzati soprattutto nel Mezzogiorno.
“Per fare questi investimenti è urgente un progetto forte di politica energetica che aiuti la transizione e l’uscita dal carbone”, avverte Alessandro Marangoni, economista di Althesys, intervenuto nell’incontro “Il futuro del sistema elettrico italiano, decarbonizzazione, rinnovabili, reti” a Key Energy di RiminiFiera.
“Finora ci salvano le importazioni, ma presto non basteranno più – dice ancora Marangoni. Gli scenari NET, lo strumento Althesys di analisi sui trend del mercato elettrico, indicano una serie di criticità nel medio termine, tra cui la necessità di realizzare al 2026 nuove centrali a gas per 5 GW e accumuli per 3 GW, per limitare deficit, e di ulteriori 8 GW a gas e oltre 4 GW di accumuli al 2030.
Accade infatti che, mentre altri Paesi europei non intendono rinunciare a bruciare forsennatamente il carbone, in primo luogo la Polonia e la “virtuosa” Germania, l’Italia ha deciso di chiudere entro 6 anni le sue centrali a carbone, come quelle di Brindisi, di Civitavecchia, quelle in Sardegna e quelle in Alta Italia: a Fusina, nel comune di Venezia e a Monfalcone, in provincia di Gorizia.
Secondo Marangoni per compensare il cosiddetto phase-out occorre mettere mano al rafforzamento delle reti sulla dorsale Sud-Nord e ad un nuovo collegamento triterminale tra Sardegna, Sicilia e Campania.
È inoltre necessario sviluppare i necessari sistemi di accumulo strategici per l’equilibrio del sistema, prevedendo 3 GW in più rispetto agli obiettivi della Sen per il Sud e le isole, ma anche nuova generazione FER al 2025 per 9,3 GW di fotovoltaico e 3,6 GW di eolico.
“Purtroppo le sole fonti rinnovabili non basteranno a sostituire i grandi impianti a carbone. E nel frattempo – aggiunge Marangoni – le politiche climatiche e ambientali dovrebbero spostare i consumi verso l’elettricità, anche quelli termici e dei trasporti”.
L’Italia dovrà dunque rivedere al rialzo il target di cui alla proposta PNIEC 2019 (30%), andando oltre il 55,4% per l’elettrico. Il fotovoltaico dovrebbe quindi superare i 50 GW indicati dal piano, arrivando a produrre più di 74 TWh/anno, mentre l’eolico dovrebbe più che raddoppiare, passando da 10,4 a 18,4 GW.
“Appare, dunque, evidente – conclude Marangoni – che è necessario mettere mano a una riforma complessiva del mercato elettrico, andando così oltre le indicazioni del Clean Energy Package la cui revisione del market design pare oggi di non ampio respiro”.