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DL Rilancio, più incentivi alle auto elettriche… ma anche a diesel e benzina

L'emendamento che vuole dare un colpo al cerchio e uno alla botte ma che rischia di scontentare tutti e non risolvere nessun problema.

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Il rischio di scommettere soldi pubblici su auto diesel e a benzina che, pur Euro 6, guardano comunque nello specchietto retrovisore della Storia invece che al futuro elettrico del settore, si sta purtroppo concretizzando.

Come avevamo anticipato in un precedente articolo, sembra proprio che stiano per arrivare degli aiuti pubblici a chi comprerà un auto tradizionale Euro 6 a benzina o diesel.

L’incentivo previsto è fino a 3.500 euro per chi rottama un veicolo vecchio, ma anche senza rottamazione si potrà avere un bonus, che risulterà dimezzato.

La commissione Bilancio della Camera ha infatti approvato nei giorni scorsi un emendamento del PD al Decreto Rilancio, che prevede un incentivo statale di 1.500 euro, se il concessionario fa uno sconto di almeno altri 2.000 euro, per chi rottama un mezzo vecchio almeno di dieci anni.

L’accordo nella maggioranza intende aiutare concessionari e case automobilistiche a smaltire migliaia di modelli con motori tradizionali Euro 6 rimasti invenduti nei mesi scorsi a causa del blocco delle attività economiche volto a contrastare la pandemia.

Il ddl di conversione del decreto Rilancio comprensivo dell’emendamento è arrivato oggi in aula alla Camera per il voto, e il Governo dovrebbe porre la fiducia.

Se, come sembra, verrà confermato nella sua formulazione attuale, l’incentivo varrà per gli acquisti fatti dal 1° agosto al 31 dicembre 2020 e riguarderà auto con limiti di emissioni tra 61 e 110 grammi al Km e con prezzo fino a 40.000 euro.

Nello spirito di assestare un colpo al cerchio e uno alla botte, l’emendamento di maggioranza prevede anche che, nello stesso periodo agosto-dicembre, il contributo statale per auto ibride ed elettriche aumenti di 4.000 euro in caso di rottamazione e di 2.000 senza.

In particolare, in caso di rottamazione, il bonus per le auto con emissioni tra 0 e 20 grammi al Km di CO2, cioè le auto pienamente elettriche, attualmente fissato a 6.000 euro, salirebbe quindi a 10.000 euro, di cui 2.000 sempre a carico dell’autosalone, mentre per i veicoli ibridi, cioè quelli con emissioni tra 21 e 60 grammi al Km, si passerebbe dagli attuali 2.500 euro a 6.500 euro.

L’emendamento, nella sua parte riguardante i modelli con motori endotermici, risponde alle richieste fatte negli ultimi mesi per esempio dall’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri – Unrae.

La Unrae ha reso noto che a giugno il mercato italiano delle autovetture ha segnato un ulteriore tracollo, dopo i cali di oltre il 50% segnati a maggio, con vendite in calo di un altro 23% rispetto al giugno del 2019.

A fronte del tracollo delle vendite delle motorizzazioni tradizionali, secondo l’Unrae, “il mese di giugno conferma la forte crescita delle vetture ibride (+84,4% e 17.684 unità) – che con quasi 8 punti di crescita, rappresentano il 13,3% del mercato – e delle vetture elettriche (+53,2% a 2.228 unità), che coprono l’1,7% delle preferenze”.

Unrae sottolinea che “anche nel primo semestre tali motorizzazioni sono le uniche in territorio positivo.”

Tale andamento, se da una parte fotografa lo stato di sofferenza del settore auto tradizionale, dall’altro fornisce segnali chiari sul lato della domanda: i consumatori che si decidono ad acquistare un’auto nuova, pur in condizioni di incertezza sulle sorti a breve termine dell’economia, puntano decisamente sull’elettrico pieno o almeno sull’ibrido, perché capiscono chiaramente che il futuro è elettrico e che ha poco senso puntare su veicoli che comunque inquinano e rappresentano il passato.

Anche se i volumi assoluti di auto elettriche e ibride in circolazione sono ancora molto piccoli rispetto alle auto tradizionali, l’aumento delle vendite di auto elettrificate in concomitanza il crollo delle vendite nei comparti tradizionali, dipinge uno scenario in cui i consumatori e la società civile sono più avanti della politica. Non avrebbe infatti avuto più senso destinare gli incentivi ai soli veicoli elettrificati – come fra l’altro fatto dalla Germania, la cui industria automobilistica è tanto strategica quanto per l’Italia, se non di piu – invece che darli anche ai veicoli diesel e a benzina?

Secondo Andrea Poggio, di Legambiente, il bonus alle auto tradizionali è “inutile e pernicioso.”

Anche perché, dice, nel testo dell’emendamento compare un limite di spesa di 50 milioni di euro, che serviranno a recuperare solo una goccia del mare di vendite andate perse negli ultimi mesi.

Facendo due conti, 50 milioni di euro serviranno a incentivare la vendita di un numero compreso fra 33.000 e 66.000 auto di varie motorizzazioni; mettiamo una stima intermedia di 40.000 auto, dice Poggio.

Tale cifra rappresenta “sì e no il 3-4% del mercato. Non svuoterà i piazzali. Anche se nei piazzali ci sono – secondo me – molto meno auto di quelle ventilate nelle dichiarazioni, visto che anche le industrie si sono fermate e nei primi sei mesi si sono vendute in Italia 500.000 auto meno dello scorso anno.”

Non bisogna confondere il calo delle vendite con il calo della produzione e l’invenduto, ha aggiunto Poggio in una nota postata su un social media.

Ma non è tutto, dice il membro della segreteria nazionale di Legambiente e del direttivo Lombardia dell’associazione ambientalista.

“Il provvedimento è solo un regalo a concessionari e rivenditori. Al consumatore finale non arriverà quasi nessun vantaggio, e all’industria neanche,” ha detto

Guardando ai prezzi di listino, infatti, ci si accorge che gli sconti proposti su auto medie sono raramente inferiori a 4.000-5.000 euro. È probabile, secondo Poggio, che durante il periodo di incentivazione, gli sconti complessivi saranno del tutto analoghi per le Euro 6 a quelli del passato, con la differenza che il rivenditore si farà poi rimborsare dallo stato il bonus-regalo.

Nessuna differenza per l’automobilista, ma nessuna anche per i produttori d’auto, perché uno stanziamento di appena 50 milioni non inverte tendenza a crollo del mercato,” ha detto Poggio, secondo cui, quindi, il provvedimento è non solo inutile ma anche pernicioso, perché “premia, con un simbolico ecobonus, ciò che non è ‘eco’ per nulla, auto troppo inquinanti non solo per gli ambientalisti, ma anche per l’Europa.”

Poggio lo ritiene anche un provvedimento “pericoloso” perché, appena finiti i 50 milioni, cosa che potrebbe succedere già a settembre, si chiederà un rifinanziamento della misura, senza copertura di bilancio.

Il pericolo è che si cerchi di attingere ai fondi europei del recovery fund, sostenendo magari che si tratti di misura green, ambientali, per svecchiare il parco auto circolante in Italia.

Una palla mostruosa: per svecchiare davvero si deve incentivare la dismissione del vecchio e vecchissimo, impedire la circolazione delle auto con più di 15-20 anni, tassare carburanti e auto in funzione dell’inquinamento, non la benzina più del diesel, le energie rinnovabili vere più del metano fossile, l’olio di palma meno dell’elettrico,” ha concluso Poggio.

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