Continuano le proteste dei cittadini di Savona e Vado Ligure da tempo organizzati in Comitati per impedire la ricollocazione nel Ponente ligure della nave rigassificatrice ancora ormeggiata a Piombino (foto in alto), peraltro sottoutilizzata (1,8 mld di mc a fine luglio).
Già a novembre avevamo evidenziato quanto emerge da diversi report rispetto a un eccesso di capacità di rigassificazione nel nostro Paese, anche in una prospettiva di medio periodo (Le ragioni contro la nave rigassificatrice a Vado Ligure).
Avevamo anche dato conto delle ragioni dell’opposizione locale al collocamento della nave, opposizione poi sfociata in una serie di Osservazioni sottoposte al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) nell’ambito della procedura di VIA (Valutazione Integrata Ambientale).
Il progetto Snam, la scelta del sito e i potenziali rischi
In risposta alle Osservazioni presentate, la scorsa primavera, Snam ha aggiornato sensibilmente il progetto (qui la descrizione del progetto sul sito di Snam). La FRSU (Floating Storage and Regasification Units) dovrebbe ospitare 170mila metri cubi di gas liquefatto e gestire 5 miliardi di metri cubi l’anno.
Secondo Snam è utile che la FRSU debba stazionare al largo di Vado Ligure, in provincia di Savona, a circa 4 km dalla costa, dove rimarrebbe per 17 anni.
Infatti, il sito è stato scelto, spiega l’azienda, per avere un rigassificatore nell’area centro-nord del Paese dove si ha un maggiore consumo di gas, ma soprattutto dalla presenza di fondali e condizioni meteomarine idonei all’ormeggio in sicurezza di un terminale offshore e dalla vicinanza alla rete nazionale di trasporto del gas.
“A seguito dei nuovi aggiornamenti – ci dice Pippo Taglieri, Campaigner Energia e infrastrutture di ReCommon – si notano alcune modifiche sostanziali, soprattutto relative al sistema di gasdotti. Vengono, infatti, modificate le dimensioni delle condutture e la loro posizione. Inoltre, una delle linee viene avvicinata al deposito oli di Sarpom, impianto a rischio di incidente rilevante”.
“Inoltre – aggiunge – il Punto d’Entrata (PDE, ndr), ossia l’impianto industriale che immette il gas nella rete regolandone i flussi, viene collocato nella limitrofa cittadina di Quiliano, riducendo così le dimensioni degli impianti industriali a terra, ma non i potenziali pericoli, posto che sarà situato molto vicino a case, terreni agricoli e a ben 15 impianti a rischio d’incidente rilevante. Poi è stato cambiato il sistema di ancoraggio della nave, con un ulteriore aumento dei costi ma nessuna riduzione dei rischi”.
Dopo una nuova tornata di Osservazioni al progetto modificato, in molti casi presentate congiuntamente da Comuni, Comitati locali, Greenpeace e ReCommon, lo scorso maggio Snam aveva a disposizione 20 giorni per proporre ulteriori aggiornamenti al progetto. Scadenza in seguito prorogata di 120 giorni dal Mase.
“Ci risulta che il nuovo aggiornamento dovrebbe essere pubblicato entro fine settembre – spiega Taglieri – e da quel momento Comitati, Comuni e Cittadini avranno 30 giorni di tempo per presentare ulteriori Osservazioni.”
Il rigassificatore entra nelle prossime elezioni regionali
Ci si aspetta un periodo molto intenso durante il quale gli oppositori al progetto dovranno lavorare alacremente: da un lato per presentare nuove Osservazioni e al contempo per sensibilizzare la cittadinanza e la politica, possibilmente spostando a livello nazionale l’attenzione sul caso.
La questione è già entrata a pieno titolo nella campagna per l’elezione della nuova Assemblea Regionale della Liguria (27-28 ottobre)
Andrea Orlando, candidato presidente del Pd, sostenuto dal centro-sinistra e dal M5S, ha già dichiarato la sua assoluta contrarietà al progetto che ha definito “un progetto sbagliato, in un contesto sbagliato, fatto soltanto per esigenze politiche nazionali”.
“Non serve alla Liguria – ha aggiunto – e non serve a Savona, non abbassa le bollette perché comporterebbe un aumento dei costi visto che costerebbe oltre 500 milioni lo spostamento” (fonte: Ansa).
Meno chiara la posizione di Enrico Bucci, sindaco di Genova e candidato per il centro-destra, che non si esprime, dice, in attesa di soluzioni tecniche che coniughino tutela dell’ambiente e abbassamento delle bollette, ma che tutti ritengono essere in grande sintonia con le posizioni di Giovanni Toti, grande promotore del progetto della nave rigassificatrice.
Con le sue dimissioni, l’ex Presidente della Liguria – che a seguito dei recenti fatti di cronaca che si sono conclusi con un patteggiamento con la Procura a due anni e un mese per corruzione impropria e finanziamento illecito – è anche decaduto dalla carica di Commissario straordinario per la realizzazione del rigassificatore di Vado/Savona.
Il Governo non ha designato il sostituto e non è chiaro se l’Ufficio Commissariale abbia continuato o abbia titolo per continuare a lavorare senza Commissario, con tutte le conseguenze del caso.
Infatti, come ci dice Taglieri “durante l’estate c’è stata la valutazione del rischio di incidente rilevante, con la partecipazione di tutti i Comitati che avevano inoltrato le loro Osservazioni, come anche il Comune di Bergeggi. Non è chiaro come il Comitato Tecnico Regionale (CTR) possa procedere con le sue valutazioni in assenza del Commissario. Secondo nostre fonti il CTR è infatti in forte difficoltà”.
È prevedibile che Comitati, Associazioni e Comuni chiederanno l’avvio di un nuovo procedimento di VIA posto che già le prime modifiche avevano sostanzialmente modificato il progetto e che la nuova stesura non potrà che cambiarlo ulteriormente.
Quale sarà la domanda di gas in Italia?
Al netto delle puntuali considerazioni tecniche, non certo secondarie per importanza, l’attenzione è tuttavia rivolta alla mutata situazione italiana relativamente alle forniture e alle scorte di gas.
Le navi rigassificatrici dovevano servire per l’emergenza determinata dalla crisi Russia-Ucraina, ma l’emergenza sembrerebbe finita e i consumi di gas sono in diminuzione. Vedremo meglio l’andamento della richiesta nei prossimi 12-18 mesi.
Secondo ReCommon, “Snam e il Governo stanno cercando in tutti i modi di ri-creare una domanda, ma per il momento il calo resta costante. Snam ovviamente ha un forte interesse a moltiplicare i progetti per il gas, i cui costi di realizzazione e gestione sono garantiti da remunerazione certa da parte dello Stato: aumentando il numero delle infrastrutture che Snam gestisce per lo Stato aumentano i ricavi e si riducono i rischi d’impresa”.
In questo scenario di eccesso di rigassificazione e cessata emergenza, secondo ReCommon la nave FSRU (ex Golar Tundra) non va spostata da Piombino a Vado Ligure, ma va venduta.
Resta il fatto che il golfo di Savona è una zona di sacrificio: ci sono 15 impianti a rischio di incidente rilevante che diventerebbero 17 con il PDE a terra e il rigassificatore in mare.
Da questo “inutile sacrificio”, a cui si oppongono i cittadini del savonese, prende avvio l’iniziativa locale veicolata attraverso la pagina facebook Fermiamo il mostro del gas davanti a Savona che al momento conta oltre 9mila membri.