Proteste contro il nuovo gasdotto Snam: “inutile e dannoso”

CATEGORIE:

Due attivisti si incatenano al cantiere: “disobbedienza civile per la giustizia climatica” a fronte dell’azione “illegale” in corso con la costruzione della dorsale adriatica del gas. Molti dati danno loro ragione.

ADV
image_pdfimage_print

Questa settimana due attivisti della Campagna “Per il Clima, Fuori dal Fossile”, Mario Pizzola e Alba Silvani, si sono incatenati in segno di protesta al cancello d’ingresso del cantiere Snam di Case Pente a Sulmona.

Nella località abruzzese sono iniziate le attività propedeutiche alla costruzione di una centrale di compressione a sostegno del nuovo gasdotto Linea Adriatica.

I due attivisti hanno spiegato che la loro protesta è una “azione di obbedienza civile per la giustizia climatica”, definendo la centrale e il metanodotto “opere del tutto inutili, in quanto il consumo di gas in Italia è crollato a 60 miliardi di metri cubi, 26 miliardi meno di quelli che si consumavano venti anni fa”.

Inoltre, “è un’opera costosissima, 2 miliardi e mezzo di euro, che pagheranno gli italiani con la loro bolletta energetica e che però porterà profitto soltanto alla Snam”, provocando invece uno “scempio” ambientale, ha aggiunto uno degli attivisti.

Per di più, sostengono i contestatori, l’autorizzazione a costruire sarebbe decaduta il 7 marzo 2023 e il cantiere sarebbe stato aperto senza rispettare le prescrizioni ante operam stabilite dal decreto VIA. La stessa Valutazione di Impatto Ambientale andrebbe per questo rifatta, “perché la Via, in base a una sentenza del Consiglio di Stato, dura 5 anni, e invece questa dura da ben 13 anni”, ha dichiarato Pizzola.

“Stiamo protestando affinché la politica si svegli finalmente e decida di scendere in campo contro questo scempio”, hanno detto.

QualEnergia.it ha chiesto a Snam un commento sulla protesta e una risposta alle accuse lanciate dagli attivisti, ma al momento dell’uscita di questo articolo la società non ha ancora fornito riscontri.

A cosa dovrebbe servire la dorsale adriatica del gas?

L’investimento ha l’obiettivo di potenziare le infrastrutture energetiche del nostro Paese, migliorando la sicurezza dell’approvvigionamento di gas, incluso il gas naturale liquefatto (Gnl), tramite una diversificazione dei fornitori, sia per l’Italia che per l’Europa.

L’opera è costituita dalla centrale di compressione di Sulmona e da 425 km di nuovi gasdotti che da Sulmona vanno fino a Minerbio, in Emilia Romagna, e che si aggiungono a una tratta di 268 km già in funzione. Il progetto dovrebbe creare una capacità aggiuntiva di trasporto del gas pari a 10 miliardi di metri cubi di gas in più ogni anno.

Si tratta della maggiore opera infrastrutturale italiana di trasporto del gas degli ultimi 10 anni, ed è stata riconosciuta dall’Ue come progetto europeo di interesse comune (PCI).

“L’opera di rafforzamento della Linea Adriatica per l’allargamento del tubo tra Abruzzo e Umbria ha l’obiettivo di far decollare le potenzialità dell’arteria del gas e migliorare il trasporto di gas dal sud al nord del Paese”, secondo OReP, l’Osservatorio sul Recovery Plan dell’Università di Roma Tor Vergata e Promo PA Fondazione, che monitora il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Il progetto, “prevede un investimento di 2,4 miliardi di cui poco più di 100 milioni sono inseriti nell’attuale piano industriale di Snam”, ha precisato OReP.

Perché la dorsale adriatica è (probabilmente) una scelta sbagliata

Le infrastrutture del gas esistenti in Italia permettono già di soddisfare i requisiti di sicurezza del sistema per gli scenari di domanda e offerta coerenti con gli obiettivi climatici.

Solo uno scenario di ritardata transizione energetica rispetto agli obiettivi nazionali e internazionali di decarbonizzazione vedrebbe al 2030 una domanda di gas superiore a quella attuale.

E solo in questo caso si renderebbero necessari il rafforzamento della dorsale Adriatica, un incremento del 50% del gasdotto trans-adriatico, meglio conosciuto come TAP (Trans Adriatic Pipeline) e lo spostamento del rigassificatore di Piombino.

I proposti terminali di Goia Tauro e Porto Empedocle per la rigassificazione del Gnl, valutati “strategici e urgenti” dal Dl Sicurezza Energetica (DL 181/2023), non verrebbero di fatto utilizzati in alcun scenario, né a copertura della domanda interna, né per liberare volumi da esportare all’estero.

Infine, il volume delle esportazioni di gas verso l’Europa dall’hub italiano prefigurato dal governo, anche nell’ipotesi di totale chiusura dei flussi russi, è stimato in tutti gli scenari solo tra 6 e 9 miliardi di metri cubi l’anno, cioè volumi molto inferiori alla domanda nazionale di gas pre-Covid.

Queste conclusioni sono contenute in uno studio del think tank indipendente ECCO, risalente a sette mei fa e intitolato “Lo stato del gas: quali infrastrutture servono all’Italia?” (L’inutilità di nuove infrastrutture gas in Italia).

In sintesi, nuovi investimenti in infrastrutture per il gas e una rinnovata e maggiore dipendenza dal gas esporrebbero l’Italia a molteplici rischi, come:

  • le ripercussioni del costo della materia prima su famiglie e imprese;
  • la forte possibilità che nuove infrastrutture del gas si trasformino in investimenti incagliati, incapaci cioè di ripagare gli operatori, le cui passività potrebbero finire per ricadere sulla fiscalità generale o sulla collettività tramite nuovi oneri, anche se gli investimenti fossero di natura privata (Le infrastrutture gas come cattedrali nel deserto. Come gestire il loro tramonto?);
  • la distrazione di risorse pubbliche e private dallo scenario di decarbonizzazione basato sulle rinnovabili che, secondo lo studio, è quello più in grado di garantire una maggiore sicurezza anche a fronte di instabilità geopolitiche.

Il trend al ribasso dei consumi di gas continua

Dal febbraio scorso, quando fu pubblicata l’analisi di ECCO, ad oggi non si sono verificati cambiamenti sostanziali nel merito del progetto o nel contesto allargato che possano giustificare una modifica dei giudizi critici espressi.

Al contrario, a corroborare le accuse dei due attivisti e il monito di ECCO sono giunti il mese scorso gli ultimi dati sull’andamento dei consumi di gas in Italia (si veda In calo i consumi di gas in Italia: il primo semestre 2024 con i dati più bassi).

Dopo lo scivolone del 10,1% registrato nel 2023 rispetto al 2022, i primi sei mesi del 2024 hanno fatto segnare una ulteriore contrazione dei consumi di gas nel nostro Paese, con una diminuzione del 4,6% rispetto al periodo gennaio-giugno dell’anno scorso.

Anche i dati sulle importazioni dipingono un quadro poco coerente con le motivazioni di una maggiore autonomia energetica dell’Italia rispetto alle fonti di approvvigionamento tradizionali.

Si registra infatti nel semestre un dato in crescita per il gas proveniente dalla Russia (+24,7%), anche se prima della guerra in Ucraina l’import ammontava a 15,9 mld mc (dato del primo semestre 2019), cioè 13,2 mld mc in più.

Nel complesso le importazioni di gas dell’Italia sono diminuite del 7% rispetto allo stesso semestre del 2023, pari a quasi 2,3 mld mc in meno.

Il principale fornitore resta l’Algeria, con 10,7 mld mc (-6,6% sul primo semestre 2023), pari al 34,5% della richiesta nazionale del periodo considerato.

Segue, a distanza, la fornitura proveniente dall’Azerbaigian tramite il Tap: 5,2 miliardi di metri cubi (+5,5 sul primo semestre 2023). Il gas dal paese asiatico rappresenta il 16,6% della domanda del nostro paese.

In sensibile diminuzione l’import dal Nord Europa: -28,3%. Ormai ridotto al lumicino il gas proveniente dalla Libia: appena 883 milioni di metri cubi.

Anche il gas importato dai terminal GNL è risultato in leggero calo: -9% sul 2023 (-745 milioni di mc). Nei rigassificatori sono arrivati 7,5 mld di mc, circa il 24% della richiesta nazionale.

Per quanto riguarda la produzione nazionale di gas naturale il dato è ancora in calo: -3,4% sul semestre 2023.

Insomma, non sembra che le premesse che dovrebbero giustificare la costruzione della nuova dorsale adriatica siano soddisfatte dalla realtà. “Fanno bene a protestare pacificamente. Fanno qualcosa di utile a tutti sul piano del clima e sul piano dell’economicità dell’accesso all’energia in Italia”, ha detto a QualEnergia.it Michele Governatori, responsabile elettricità e gas di ECCO Climate.

ADV
×
0
    0
    Carrello
    Il tuo carrello è vuotoRitorna agli abbonamenti
    Privacy Policy Cookie Policy