Al trilogo sulla EPBD di giovedì scorso, 12 ottobre, non è stato trovato un accordo tra Consiglio e Parlamento europeo. La decisione si rimanda a dicembre, ma sembra chiaro che la direttiva Edifici sarà meno ambiziosa rispetto a quanto proposto dalla Commissione, con la posizione degli Stati che prevale su quella del Parlamento.
Intanto, alla vigilia del trilogo, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto ha spiegato come si vogliono riformare gli incentivi che serviranno appunto a rendere più efficiente il parco edilizio nazionale, per attuare gli obblighi della direttiva in arrivo, che Roma vorrebbe meno stringenti.
I negoziati sulla direttiva Edifici
Come anticipato, il trilogo di giovedì scorso non ha sbloccato la situazione sulla direttiva EPBD: dovrebbe svolgersi a dicembre il prossimo e ultimo round negoziale tra Consiglio, Parlamento e Commissione Ue.
Nella notte di giovedì, in nove ore, si sono comunque fatti progressi sulla parte più controversa della direttiva, quella relativa ai target e delle tappe con cui rendere più efficienti le abitazioni, a quanto riporta l’Ansa citando fonti vicine al dossier.
A prevalere è stata l’impostazione flessibile sostenuta dal Consiglio Ue: sempre stando all’agenzia, se non ci fossero modifiche, gli Stati membri otterrebbero molto margine per l’applicazione della direttiva. Ad essi spetterà elaborare un piano entro il 2050 con target di riduzione dei consumi di energia. L’armonizzazione delle certificazioni energetiche a livello Ue è stata rimossa. Anche su questo aspetto gli Stati membri dovrebbero avere carta bianca.
Restano da definire questioni come il meccanismo dei “mutui green” e l’obbligo di installare pannelli solari sugli edifici pubblici e non residenziali. Gli obblighi per l’installazione di colonnine di ricarica nei parcheggi per gli edifici residenziali esistenti sono stati cancellati.
La riforma delle detrazioni spiegata da Pichetto
La bozza di Pniec, prevede “una riforma generale delle detrazioni, che affronti con un approccio integrato ed efficiente le opere di riqualificazione degli edifici residenziali esistenti e superi la frammentazione delle varie detrazioni ad oggi attive”, ha spiegato, sempre giovedì 12, il ministro davanti alla commissione Ambiente della Camera.
“La riforma – ha proseguito – dovrà avere una durata almeno decennale per rispondere agli sfidanti obiettivi europei previsti per il settore residenziale”. Pichetto ha sottolineato in particolare che questa dovrà “essere indirizzata prevalentemente alle unità immobiliari soggette all’obbligo della direttiva Case Green”.
Tra gli altri obiettivi della riforma citati: garantire aliquote “distribuite in un massimo di dieci anni e ammettere interventi sia singoli, che di riqualificazione energetica profonda”, garantire costi massimi specifici omnicomprensivi ed “essere affiancata da strumenti finanziari di supporto, quali ad esempio finanziamenti a tasso agevolato”.
Questa prospettiva, ha ricordato il ministro, deve accompagnarsi “a un quadro di incentivi edilizi stabili nel tempo, che dobbiamo definire nell’attuazione della delega fiscale”.
Per l’edilizia pubblica, non ammessa alle detrazioni, Pichetto ha ricordato gli strumenti di riqualificazione energetica attivati dal Mase, quali il Conto Termico, il PREPAC, il Fondo Nazionale Efficienza Energetica e l’Avviso CSE 2022.
Il ministro ha poi ricordato i dati Enea sul Superbonus – al 30 settembre oltre 430 mila asseverazioni, il 17% su condomini – ribadendo la posizione del governo: “una norma – dai tanti buoni propositi, ma che ad un’analisi costi-benefici postuma, non viene giustificata dagli effetti espansivi rispetto ai problemi creati sui conti pubblici o sull’aumento dei prezzi nel settore”.