Decarbonizzazione Italia: ci vuole una rivoluzione, ma bisogna cambiare tutti

Le sfide per il raggiungimento degli obiettivi 2030 sono state al centro di un convegno organizzato dall’Alleanza per il Fotovoltaico in Italia.

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La decarbonizzazione dell’Italia nel giro di una trentina d’anni sarà possibile solo se ci sarà una “rivoluzione” nel modo di fare e applicare le riforme.

Se pubblico e privato interagiranno come alleati e non come nemici, e se tutti – politica, amministrazioni pubbliche, associazioni di categoria, imprese e ambientalisti – cambieranno, prendendo ognuno in considerazione le istanze degli altri, su una base razionale di dati condivisi.

Questo, in breve, il mix di ingredienti della non facile ricetta emersa dal convegno Sfide e opportunità per il raggiungimento degli obiettivi 2030, organizzato ieri dall’Alleanza per il Fotovoltaico in Italia, a cui hanno partecipato, fra gli altri, Maria Alessandra Gallone, senatrice di Forza Italia per la maggioranza, segretaria della commissione Ambiente e membro della commissione Agricoltura, e Stefano Ciafani, presidente di Legambiente.

“Soltanto con una grande alleanza fa pubblico e privato si possono perseguire gli obiettivi in maniera armonica, funzionale e razionale”, ha detto Gallone, commentando la messa a punto e l’applicazione delle iniziative legislative più importanti ai fini della decarbonizzazione.

“È necessario un cambio di cultura e mentalità” da parte della politica, soprattutto per quanto riguarda l’adeguatezza fra le urgenze e gli obiettivi della decarbonizzazione e le normative che dovrebbero consentire il raggiungimento di tali obiettivi, ha aggiunto la senatrice.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), “è assolutamente obsoleto, perché il Piano nazionale integrato energia e clima è stato redatto di fatto nel 2019, il mondo corre alla velocità della luce, e quindi deve essere aggiornato, perché così com’è non è assolutamente in linea”, ha affermato l’esponente di Forza Italia.

“Ci vuole una rivoluzione, vera e propria, sul sistema delle riforme… bisogna cambiare la cultura, la mentalità”, ha aggiunto.

Nel decreto Semplificazioni “manca la regolamentazione del transitorio, rimane un vuoto, un buco… e su questo andremo a lavorare, chiederemo ovviamente suggerimenti, proposte che poi si metteranno insieme”, ha detto Gallone. “In questo momento, con un governo così ampio, alla fine non c’è più neanche il problema di dire che c’è solo una parte, siamo tutti insieme in questo momento, proiettati nella realizzazione di un futuro sostenibile, anche perché il futuro o è sostenibile o non è” , ha aggiunto.

Circa il Superbonus del 110% per la riqualificazione energetica del patrimonio residenziale italiano, Gallone ha detto di avere “chiesto l’estensione a ogni edificio possibile, anche quelli pubblici”, mentre sul fronte più specifico del fotovoltaico “sarà preso presto in considerazione la questione del fine vita dei moduli”, ha aggiunto.

Da parte sua, Alessandro Ceschiat, portavoce dell’Alleanza per il Fotovoltaico in Italia e responsabile per lo sviluppo delle attività del fondo d’investimento Enfinity Global, ha evidenziato alcune questioni fondamentali per le sorti della diffusione del fotovoltaico di grande scala in Italia, senza il quale non sarà possibile raggiungere, né avvicinarsi, agli obiettivi di decarbonizzazione, o sarà possibile solo con decenni di ritardo.

Dal punto di vista della rapidità delle procedure autorizzative, “non è cambiato assolutamente niente” con le ultime iniziative di legge, fra cui il DL Semplificazioni, ha detto Ceschiat. E se i termini per l’ottenimento delle autorizzazioni da parte della pubblica amministrazione non vengono rispettati, come spesso succede, “non ci sono sanzioni”, ha aggiunto, indicando che vincere i ricorsi nelle aule di giustizia serve a molto poco agli operatori del fotovoltaico se tali riconoscimenti giungono con mesi o anni di ritardo.

“Non si può andare avanti a forza di ricorsi e di avvocati”, ha convenuto la senatrice Gallone.

Inoltre, la commissione presso cui gli sviluppatori fotovoltaici dovrebbero poter fare le istanza di autorizzazione unica per i loro impianti non è stata ancora costituita, ha detto il portavoce dell’Alleanza, definendo quanto fatto finora “maquillage”, cioè operazioni di facciata, di scarsa sostanza.

Ceschiat ha quindi sottolineato che per le società del settore non è una questione di sussidi, incentivi, di soldi, insomma, suggerendo anche un modo forse migliore o alternativo di spendere parte delle risorse proprie e dei finanziamenti europei che l’Italia ha a disposizione.

“Non abbiamo bisogno di soldi; i soldi, se volete, metteteli nella pubblica amministrazione, ci sono regioni che non riescono a mandare avanti le procedure, per mancanza di organico” e sarebbe quindi utile potenziare le loro capacità di smaltire burocraticamente decine di gigawatt già finanziati dal settore privato e sulla rampa di lancio, ma in attesa di autorizzazione, ha detto Ceschiat rivolgendosi a Gallone.

Da parte sua, Stefano Ciafani, commentando l’obiettivo annunciato dal governo italiano di puntare ad una riduzione delle emissioni climalteranti del 51% entro il 2030 rispetto a quelle del 1990, ha detto che “non si capisce il motivo per cui la seconda manifattura d’Europa debba dare un contributo più basso rispetto a quello del 55% che la Commissione europea ha stabilito”.

Per raggiungere qualunque obiettivo, comunque, bisognerà “mettere in campo tutte le politiche di riduzione dell’uso dei fossili di tutti i prodotti. Vale per i trasporti, per l’industria, per l’edilizia, per il sistema elettrico… Io credo che questo sia il momento in cui il paese deve cambiare passo sotto tutti i punti di vista,” ha detto il presidente di Legambiente.

Bisogna cambiare tutti l’approccio: le istituzioni devono smetterla di mettere a repentaglio lo sviluppo dell’economia verde con i vecchi sistemi, burocrazia, normativa eccessiva, passaggi autorizzativi assolutamente incomprensibili. È fondamentale definire delle regole – poche, semplici ma chiare, perché questo evita l’arbitrarietà delle decisioni che uno dei vizi di questo paese”, ha detto Ciafani.

“Lo devono fare le istituzioni, le aziende, gli organismi pubblici che si occupano di autorizzare, lo devono fare gli ambientalisti, perché, se andiamo avanti di questo passo, gli obiettivi del vecchio Pniec li raggiungiamo al 2065”.

Secondo Il presidente di Legambiente, “c’è una parte del mondo ambientalista che del fotovoltaico a terra non ne vuole sentire parlare” ma le maggiori associazioni verdi del settore, come, appunto Legambiente, ma anche Greenpeace e il WWF, hanno acquisito una diversa consapevolezza e hanno “gettato il cuore oltre l’ostacolo”, appoggiando, ad esempio, i grandi impianti eolici offshore proposti in Sardegna di fronte al Sulcis, nel Canale di Sicilia fra Sicilia e Tunisia e davanti alla costa romagnola.

Ciafani ha evidenziato le contraddizioni di una regione come l’Emilia Romagna, che vuole decarbonizzare il sistema elettrico entro il 2035, ma che sostiene che l’impianto eolico davanti a Rimini rovini il paesaggio, a largo di un tratto di costa dove ci sono “le piattaforme di estrazione del gas e dove guardandosi alle spalle verso la terraferma non c’è un paesaggio assolutamente intonso”.

Serve però un cambio di approccio anche nel mondo delle imprese, ha detto il leader di Legambiente. Le imprese dovranno stare molto più attente a coinvolgere i territori nella loro programmazione ed esecuzione dei progetti, e in primis il mondo agrario, integrando meglio gli impianti con l’agricoltura ed evitando di mettere il carro delle esigenze di sviluppo fotovoltaico di fronte ai buoi di un’ancora maggiore considerazione delle comunità locali.

È necessario, insomma, che ogni settore confronti in modo aperto e costruttivo le proprie esigenze e i propri dati, affinché se ne faccia una sintesi condivisa, perché l’unico modo di essere all’altezza della sfida della decarbonizzazione è fare fronte comune, ha detto il portavoce dell’Alleanza, Alessandro Ceschiat, concordando con le posizioni sia della senatrice Gallone che del presidente di Legambiente Ciafani.

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