Le critiche al piano nucleare dopo l’audizione di Pichetto

Il ministro alla Camera detta la strategia e parla di Ddl a inizio 2025, relazione a fine ottobre e strategia sulle emissioni entro l’anno. Le opposizioni vogliono chiarimenti su costi reali e procedure. Legambiente: “Un dibattito solo italiano”.

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Le commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera stanno portando avanti un’indagine conoscitiva sull’energia nucleare.

Nell’ambito di questo lavoro è stato ascoltato oggi (9 ottobre) il ministro Gilberto Pichetto Fratin che ha dettato tempi e modi con cui il Governo intende portare avanti la strategia dell’atomo.

Tra le indicazioni rese in mattinata c’è anche l’intento di presentare nei primi mesi del 2025 un disegno di legge delega, su cui sta già lavorando un gruppo di tecnici, “che possa abilitare la produzione nucleare tramite nuove tecnologie come Smr, Amr e microreattori”.

Con questo cronoprogramma, però, alcuni membri delle commissioni parlamentari di opposizione hanno sottolineato al titolare del Mase come non si possa tenere in debito conto il lavoro dell’indagine conoscitiva, da chiudere entro fine anno.

Le indicazioni sul nucleare fornite in audizione

Nel corso dell’audizione è stato chiarito che tale legge di delega al Governo prevede l’approvazione di decreti attuativi sul sistema di governance complessivo (vedi anche “Entro l’anno” il ddl per l’improbabile ritorno al nucleare).

Prima di ciò, comunque, sono attesi entro fine ottobre i risultati del lavoro portato avanti dalla “Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile” istituita dal dicastero, sulla base delle quali definire linee guida e roadmap.

Le relazioni conclusive della piattaforma “saranno la base solida per l’elaborazione e la possibile adozione da parte del Governo di un Programma nazionale per il nucleare sostenibile, sia per il medio termine nel campo dei piccoli reattori modulari sia nel lungo termine sulla fusione”, secondo Pichetto.

Tra l’altro, aggiunge, “in base ai dati tecnici forniti dalla Piattaforma, è stato possibile prevedere anche una piccola quota di energia da fusione a ridosso dell’anno 2050”.

Tutto ciò dovrà interfacciarsi con la Strategia di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra “che stiamo aggiornando e la cui finalizzazione è prevista entro il prossimo anno”, secondo Pichetto Fratin.

Dal punto di vista tecnologico, come accennato in precedenza, il Mase ha focalizzato l’attenzione sugli “small modular reactor o Smr” di III generazione e di IV generazione (noti come Amr), da cui recuperare anche calore da mettere a disposizione dei settori “hard to abate”.

È notizia di oggi, tra l’altro, l’insediamento dello “Steering Committee Confindustria” che analizzerà le potenzialità di produzione e utilizzo in Italia degli Srm e presenterà un report nel 2025 con Enea (vedi anche Il “Rinascimento Nucleare” che tarda ad arrivare).

Nella visione del ministro c’è l’idea di attivare una filiera italiana del nucleare per quanto riguarda la componentistica e la fornitura di tecnologie che possa evitare dipendenze da Paesi extra Ue come la Cina. Per quanto riguarda la l’approvvigionamento di uranio, invece, si punta su Canada e Australia.

La parte finale dell’audizione è stata dedicata al futuro deposito nazionale per i rifiuti radioattivi a media e alta attività: “In base alle stime attuali, ipotizzando che tutte le fasi procedurali vadano a buon fine, si potrà ottenere l’autorizzazione unica per il deposito nel 2029, con la messa in esercizio prevista entro il 2039”.

Il Mase, però, lavora a due strade alternative: ammodernare e ampliare i siti che già oggi in Italia ospitano rifiuti radioattivi a diversa intensità; utilizzare le scorie per alimentare gli Amr di IV generazione.

Dure critiche su costi, sicurezza e Vas Pniec

“Oggi il ministro non ha illustrato come intende risolvere i problemi sulla sicurezza degli impianti nucleari e sulla gestione delle scorie, se non rimettendo in discussione l’avvio di un processo nel quale sembra essersi incartato”, secondo Enrico Cappelletti, deputato M5S in commissione Industria, che fa riferimento al deposito nazionale.

Replicando in commissione a Pichetto, l’esponente 5 Stelle ha rimarcato come non sia stato detto “qual è il costo che si dovrebbe sostenere; alcune stime parlano di 50 miliardi di investimenti: chi sarà a pagare l’ipotesi di riavviare la produzione di energia nucleare? Importanti istituti finanziari indicano questa tecnologia tra le più costose”. Senza dimenticare che “non bisogna creare nell’immaginario pubblico l’idea che gli Srm possano essere realizzati domani mattina”.

Infine, “la procedura di Vas del Pniec non prevede la possibilità di costruire nuove centrali nucleari”; opzione “inserita nel Pniec inviato alla Commissione Ue. Questo fa presumere che ci siano irregolarità nella procedura suscettibili di impugnazione e infrazione”.

Maggiori “dettagli economici” sono stati chiesti al termine dell’audizione anche da Angelo Bonelli di Avs, al pari di chiarimenti sulla procedura di Vas Pniec. “I reattori Smr, su cui punta il ministro, sono solo prototipi e gli Stati Uniti hanno abbandonato il progetto NuScale a causa dei costi eccessivi”. Tra gli esempi negativi citati da Bonelli anche il caso di Flamanville in Francia. In particolare, “attualmente il costo dell’energia nucleare in Europa supera i 120 €/MWh, il che significa che il Governo intende aumentare la spesa energetica a carico di famiglie e imprese”.

Vinicio Peluffo del Pd ha sottolineato come non si possa parlare di nucleare come di una “soluzione di oggi”, ad esempio per i costi energetici in capo alle imprese. Inoltre, “se guardiamo alle esperienze dei Paesi vicini i costi sono completamente fuori scala”. Infine, per un programma di rientro del nucleare ci vuole credibilità sulla sicurezza” (leggi anche Rinnovabili in ritardo e sogni nucleari: la miopia delle politiche energetiche italiane).

Commenti all’audizione di Pichetto Fratin arrivano anche da fuori le aule parlamentari, con il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, che chiarisce senza mezzi termini: “Il nucleare è morto! Basta guardare l’outlook Iea per il quale questa fonte è più costosa delle rinnovabili in ogni scenario” per i prossimi decenni.

“Il Governo sta raccontando un mondo che non esiste”, in primis se si considera il nucleare necessario alla luce dell’intermittenza delle Fer: “Gli accumuli garantiranno la stabilità di rete senza bisogno di nucleare”.

Guardando in Europa, infine, “questo dibattito è solo italiano; in Germania, ad esempio, non c’è un apertura al nucleare e vorremmo lo stesso pragmatismo anche qui, in modo da non perdere tempo”.

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