Contratti climatici per differenza (CCfD): è il nuovo strumento messo a disposizione dal governo di Berlino a favore dell’industria energivora tedesca per aiutarla a decarbonizzare le proprie attività.
Per ridurre drasticamente le emissioni di CO2 in industrie di base come l’acciaio, il cemento, la carta, il vetro e i prodotti chimici, sono necessari processi produttivi completamente nuovi, la cui introduzione costa spesso miliardi di euro.
I contratti climatici mirano a rendere questi investimenti competitivi, compensando le aziende per la differenza di prezzo tra le procedure di produzione basate sui combustibili fossili e il passaggio a una produzione neutrale dal punto di vista climatico.
Per poter accedere al programma dei contratti climatici, le aziende devono indicare di quanto sostegno statale abbiano bisogno per evitare di emettere una tonnellata di CO2 con la loro tecnologia. Le aziende che hanno convertito i loro processi produttivi al costo più basso sono premiate con questi contratti climatici.
Nella prima fase del programma, appena conclusasi, quindici aziende tedesche si sono qualificate, ha detto il ministro dell’economia tedesco, Robert Habeck, in una conferenza stampa.
Le aziende riceveranno le somme concordate solo una volta raggiunti gli obiettivi annuali di riduzione delle emissioni. Con questo primo round di contratti climatici, il ministero dell’economia di Berlino prevede di risparmiare circa 17 milioni di tonnellate di CO2 in un periodo di 15 anni.
Per contestualizzare tale valore, nel 2023, le emissioni totali della Germania dovrebbero essere state di 674 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, il 10% in meno rispetto al 2022.
CCfD, “una novità assoluta”
Habeck ha sottolineato che questo tipo di programma CCfD è una novità assoluta per l’Ue e consentirebbe alle aziende di avere una sicurezza di pianificazione sui progetti di trasformazione chiave per 15 anni.
“Le aziende sanno che ne trarranno beneficio”, ha affermato Habeck, aggiungendo che, sebbene sia stato concepito principalmente per garantire la decarbonizzazione, il programma avrebbe anche “promosso lo sviluppo economico e l’innovazione tecnologica”.
Il gigante chimico BASF, tra i vincitori della prima tornata di aste, ha accolto con favore il programma. “Gli accordi per la protezione del clima sono un ottimo strumento per incentivare i mercati verdi di cui abbiamo bisogno”, ha dichiarato Uwe Liebelt, presidente del ramo d’azienda European Verbund Sites.
La Germania aveva concepito il programma l’anno scorso per preparare il settore industriale tedesco alla decarbonizzazione e consentire al Paese di raggiungere la neutralità climatica entro il 2045. Il governo rimarrà “completamente disponibile dal punto di vista tecnologico” riguardo ai modi che i produttori partecipanti troveranno per raggiungere i loro obiettivi, ha precisato il ministro.
Programma complementare all’Ets
L’aumento dei prezzi delle emissione nell’ambito del Sistema europeo di scambio delle quote di emissione (Ets) è lo strumento principale per ottenere la decarbonizzazione dell’industria in Europa. Ma per diminuire i costi sono necessari nuovi strumenti che aiutino le aziende a ridurre la propria impronta climatica.
Il sistema Ets, inoltre, si rivolge principalmente alle grandi aziende. Il programma dei contratti climatici colmerà quindi una lacuna per le piccole e medie imprese che finora non hanno ricevuto alcun sostegno mirato, ha detto Habeck, che appartiene al partito Verde.
Sostegno per il Made in Germany
In un momento di stagnazione economica per l’economia tedesca, causata in gran parte da difficoltà nel settore della produzione industriale, il ministro ha affermato che il nuovo programma potrebbe fornire un impulso cruciale ai produttori per continuare a investire nel Paese.
Altri Paesi dell’Ue hanno già mostrato grande interesse per il programma, ha detto Habeck, secondo cui i contratti climatici potrebbero far risparmiare complessivamente 350 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2045, pari a un terzo dei tagli totali alle emissioni dell’industria necessari per raggiungere gli obiettivi climatici della Germania.
Berlino si auspica che i contratti, che sono anche una reazione ai sussidi per le tecnologie verdi elargiti negli Stati Uniti dall’Inflation Reduction Act (IRA), promuovano anche lo sviluppo di tecnologie industriali pulite. “Il ruolo della Germania è quello di dimostrare che è possibile”, ha dichiarato Habeck.
È improbabile che la somma stanziata per il primo ciclo di 2,8 miliardi di euro venga utilizzata per intero, ha reso noto il ministero dell’Economia. L’esatto utilizzo dipenderà dall’andamento dei prezzi delle diverse fonti energetiche e delle quote di emissione nel sistema Ets.
“In un momento di ristrettezze di bilancio, i contratti climatici aiutano a garantire che lo Stato paghi il sostegno in modo flessibile per diversi anni in modo da soddisfare l’effettiva richiesta delle aziende di implementare la decarbonizzazione in modo economico”, ha affermato Habeck.
I contratti climatici però “non sono una panacea”
Si registrano comunque dei distinguo nelle reazioni al nuovo programma.
Gli incentivi agli investimenti per rendere competitive e rispettose del clima le procedure di produzione “hanno senso solo per impianti di produzione selezionati. Non sono una panacea”, ha dichiarato il presidente dell’Associazione dell’industria chimica VCI, Wolfgang Große Entrup.
Per trasformare le CCfD in un successo più ampio sarebbe necessario un calo parallelo dei costi energetici, una riforma fiscale radicale e una riduzione della burocrazia, ha sostenuto il responsabile del settore chimico tedesco.
“Abbiamo bisogno di migliori condizioni quadro per tutti, ad esempio per quanto riguarda l’infrastruttura della rete elettrica”. Tuttavia, per ottenere un cambiamento della giusta portata, è necessario anche sostenere le singole aziende nella gestione della transizione. “Se non saremo vicini alle emissioni nette zero entro il 2045, non avremo mantenuto la nostra promessa sul clima”, ha ribattuto Habeck.
Sono circa 130 le aziende che hanno mostrato interesse per il secondo ciclo del programma, che dovrebbe essere lanciato entro la fine dell’anno, ha detto il ministro.
Oltre alla conversione degli impianti di produzione dai combustibili fossili all’elettricità e all’idrogeno, nella nuova tornata saranno ammessi ai finanziamenti anche i progetti di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS).
A tal fine, il ministero ha stanziato “una somma a due cifre” nel Fondo per il clima e la trasformazione del Paese, che sarà disponibile a questo scopo. “Vedremo se riusciremo a fare un terzo e un quarto round fino a quando tutti i fondi saranno stati spesi”, ha concluso Habeck.