Per comprendere meglio i possibili impatti delle Comunità di Energia Rinnovabile (CER), la Commissione europea ha stabilito una serie di indicatori, raccolto i dati e li ha resi pubblici.
L’ente della Commissione europea dedicato alle CER e incaricato a svolgere questa analisi è l’Energy Communities Repository.
Cos’è l’Energy Communities Repository
L’Energy Communities Repository dà assistenza a cittadini, autorità locali e imprese, nella creazione e nella promozione di progetti di energia pulita guidati dalle comunità energetiche nelle aree urbane di tutta Europa.
Sono tre le attività principali di questo ente: raccolta e analisi dei dati sulle CER; assistenza tecnica diretta; diffusione e condivisione tramite un sito web di varie informazioni sulle CER, come buone pratiche, materiali di orientamento, un database con analisi delle politiche di riferimento, una mappa delle comunità energetiche, un helpdesk.
Tra le iniziative c’è per esempio la creazione di una guida che spiega quali sono gli elementi da considerare per aprire gli “Energy communities one-stop-shops”, cioè gli sportelli unici dedicati alle CER (vedi Una guida europea per creare sportelli unici per le comunità energetiche).
Impatti e numeri delle CER europee aderenti
Tornando all’analisi delle CER, per valutare i loro impatti locali – energetici, economici, sociali e ambientali – l’Energy Communities Repository ha definito una metodologia che consiste nella creazione di un portale online in cui tutte le CER disposte a rendere disponibili i loro dati, possono registrarsi e rispondere a un questionario composto da 47 domande.
Dai dati raccolti, da giugno ad oggi, emerge che in tutta Europa hanno aderito all’iniziativa solo 49 CER; in Spagna si registra il numero più alto con 22 CER, mentre in Italia sono solo 2 CER: la Cer Sole Aps a Genova e la CERSRA di Ravenna.
Tra i principali risultati a scala comunitaria, troviamo per esempio che la capacità complessiva delle 49 CER è pari a 249 MW (di cui 164 MW solo in Spagna, 61 in Belgio e 20 in Olanda).
È stato anche valutato il risparmio delle emissioni di gas serra, avuto grazie alle CER: pari a circa 55mila tonnellate di CO2.
Altri due risultati riguardano l’occupazione di addetti a tempo pieno nelle CER aderenti, equivalente a 153 impiegati (di cui 76 in Spagna, 57 in Belgio e 10 in Grecia) e gli investimenti complessivi generati pari a 25,3 milioni di euro (di cui 23 milioni solo in Olanda e circa 1,5 milioni in Belgio).
È importante notare che le risposte fornite sono di tipo quantitativo (valori numerici, oppure “si/no”) permettono quindi di fare calcoli e confronti con i dati.
Alcuni dati richiesti si riferiscono all’anno 2022, altri invece riguardano tutto il periodo di attività della CER (dalla sua costituzione ad oggi).
Il database pubblico europeo permette di accedere alla lista completa degli indicatori e dei relativi dati forniti da ogni Paese. Vediamo quali sono.
Gli indicatori per valutare le Comunità energetiche
Gli indicatori sono stati raggruppati in 7 categorie. La prima riguarda i dati generali della CER, come estensione in kmq e popolazione.
Una seconda categoria raggruppa i dati energetici della CER, come:
- capacità totale installata e rendimenti totali per elettricità, riscaldamento, raffrescamento, biogas
- risparmi sulle emissioni di gas serra
- tecnologie utilizzate per la produzione di energia: biogas, biomassa, biocarburanti, geotermica, pompa di calore, idroelettrica, solare fotovoltaica, solare termica ed eolica
- capacità totale di accumulo dell’energia
- energia elettrica totale fornita tramite stazioni di ricarica nel 2022
- prezzo medio per kWh
- prezzi medi nazionali dell’energia nel 2022 (elettricità e gas)
Nella terza categoria ci sono le informazioni sui sistemi di governance della CER, cioè:
- forma giuridica: se si tratta di cooperativa, società a partecipazione pubblica, società privata, società in accomandita, associazione senza scopo di lucro o Fondazione.
- tipi di partecipanti presentinel consiglio: cittadini, autorità locali, enti pubblici, scuola/università, associazioni, PMI, società o servizi energetici privati/pubblici, investitori istituzionali, banche, altre comunità energetiche, società di edilizia sociale.
- sistema di voto, per esempio: un voto per membro o azione; nessun diritto di voto per i membri; azioni senza diritto di voto; maggioranza dei voti nel consiglio per i fondatori.
- processi decisionali: se avvengono per esempio tramite assemblee generali; gruppi di lavoro; aggiornamenti regolari tramite e-mail.
- percentuale di partecipanti all’assemblea generale.
La quarta categoria analizza invece i partecipanti alla comunità, attraverso:
- numero e tipo di membri ammessi: cittadini, autorità locali, enti pubblici, scuola/università, associazioni, PMI, società o servizi energetici privati/pubblici, investitori istituzionali, banche, altre comunità energetiche, società di edilizia sociale.
- rispetto dei criteri di inclusività: quota di partecipanti femminili, di membri con meno di 35 anni e di soggetti vulnerabili.
- età media dei partecipanti alla CER.
I dettagli delle attività offerte sono raccolti nella quinta categoria, che include:
- principali attività svolte come: produzione di elettricità/calore; autoconsumo; efficienza energetica; condivisione di energia; mobilità elettrica; gestione della rete locale/chiusa (isole energetiche); accumulo di energia; teleriscaldamento/raffreddamento; campagne di sensibilizzazione.
- servizi offerti, come: workshop; consulenza finanziaria sugli incentivi disponibili; consigli per cambiare fornitore di energia; audit energetici per abitazioni ed edifici pubblici (comprese indagini sulla perdita di calore e verifica delle correnti d’aria); valutazioni dell’efficienza energetica tramite modelli di consumo e elettrodomestici utilizzati; istruzione e formazione; fornitura di software/hardware per la misurazione intelligente; monitoraggio energetico; interventi di retrofitting.
- difficoltà incontrate dalle CER fin dalla loro costituzione, di tipo: normativo (es. nessun quadro di sostegno per le comunità energetiche); amministrativo (es. procedure di richiesta complicate); sociale (es. opposizione da parte della comunità locale); tecnologico (es. mancanza di capacità nella rete); finanziario (es. nel reperimento dei fondi).
Gli aspetti economici della CER sono stati riuniti nella sesta categoria di dati e comprendono:
- tipi di modelli di business, come: fornitura; generazione collettiva e commercio; autoconsumo collettivo residenziale, pubblico o commerciale; rete di proprietà comunitaria (rete di distribuzione, microreti, isole naturali non interconnesse); investimento collettivo in un progetto comunitario (acquisto collettivo/installazione di tecnologia, ristrutturazione collettiva di edifici nella comunità); investimento collettivo in un progetto energetico indipendente (cooperative, azione energetica collettiva-crowdfunding); investimento collettivo in un progetto energetico da parte di un promotore commerciale privato o pubblico; erogazione di servizi (es. comunità della mobilità, servizio di flessibilità ai mercati e al DSO, consulenza energetica, servizi di efficienza energetica); cluster energetico.
- risorse umane: numero di occupati a tempo pieno; volontari e ore totali di volontariato.
- tipi di sostegni finanziari ottenuti come contributi a fondo perduto, agevolazioni fiscali, fondi di beneficenza, prestiti agevolati e obbligazioni.
- quali sono le fonti del sostegno finanziario, in particolare: Unione Europea, Autorità nazionale, Autorità regionale, Enti locali, ONG e associazioni, Fondazioni o Banche.
- finanziamento totale medio ottenuto fin dalla costituzione della CER.
Infine, nella settima categoria, ci sono le informazioni riguardanti gli aspetti sociali della CER, per esempio le misure di beneficio ambientale adottate nel 2022. In questo caso la comunità dovrà indicare se non ha previsto misure specifiche, oppure se ha attuato misure di: riduzione del consumo energetico; mitigazione del cambiamento climatico; adattamento climatico; riduzione dei rifiuti o dell’inquinamento; miglioramento della qualità di acqua e biodiversità.
Rientrano nella categoria anche gli impatti sull’ambiente locale fin dalla costituzione della comunità. La CER dovrà indicare se non ha comportato nessun impatto, oppure se ha generato impatti positivi/negativi su biodiversità, cambiamento climatico, riduzione dei rifiuti, qualità dell’acqua.
La CER dovrà inoltre indicare se non ha ottenuto benefici sociali, oppure se ha contribuito ad aumentare nella comunità locale: la coesione sociale, l’inclusione di famiglie/individui vulnerabili, le azioni dei cittadini, la giustizia energetica, l’accettazione delle energie rinnovabili, l’alfabetizzazione energetica e la riduzione della povertà energetica.
Per valutare il sostegno concesso alle famiglie vulnerabili nel 2022, la CER risponderà se non ha adottato nessuna azione specifica, oppure se per esempio ha previsto sconti per gruppi vulnerabili, istituito un fondo dedicato, sostenuto l’istruzione, dato priorità alle assunzioni provenienti da gruppi sottorappresentati, fatto donazioni ad associazioni di questa categoria, oppure se ha previsto la condivisione dell’energia.
Nella categoria si deve specificare anche se la CER ha adottato criteri per misurare l’impatto sociale e di che tipo (valutazione esterna/interna, raccolta dati, intervista ai membri, intervista alle parti interessate).
Anche gli obiettivi degli investimenti in surplus delle CER vengono quantificati. Se prevede investimenti, la CER indicherà se sono diretti a ristrutturazioni/isolamento nell’edilizia sociale, ad attività educative (es. nelle scuole), misure di protezione ambientale, sostenere servizi locali (es. creazione di una rete di trasporto pubblico), oppure fondi di previdenza sociale.
Infine, la CER indicherà il numero di attività educative e sociali nel 2022 e il rispettivo numero di partecipanti.
Per concludere, questa iniziativa della Commissione europea è interessante perché parte da una metodologia definita e gli indicatori scelti permettono di ricavare delle informazioni quantitative e confrontabili tra tutte le CER europee.
Purtroppo quello che manca è l’adesione delle Comunità energetiche al questionario, probabilmente – secondo la Commissione europea – per mancanza di tempo da dedicare al questionario. Per agevolare la partecipazione ha scelto 22 domande come obbligatorie, le altre restano facoltative.
Se ci fosse più partecipazione da parte delle CER sarebbe possibile avere una valutazione degli impatti più realistica, non solo a scala comunitaria ma anche a scala locale.