Come e perché la climatizzazione deve diventare molto più efficiente

Oggi nel mondo questi apparecchi consumano il 17% dell'elettricità. Nel 2050 se ne conteranno circa 14 miliardi. Uno studio Unep-IEA illustra un possibile e necessario futuro per gli apparecchi di aria condizionata e refrigerazione.

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Utilizzare tecnologie più efficienti nel campo della climatizzazione potrebbe contribuire molto alla lotta contro il surriscaldamento globale.

Lo mette in luce un nuovo rapporto realizzato dal programma ambientale delle Nazioni Unite (Unep, United Nations Environment Programme) in collaborazione con l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA, International Energy Agency).

Il documento, intitolato “Cooling Emissions and Policy Synthesis Report” (link in basso) spiega che nel 2018 tutti gli apparecchi per la climatizzazione e la refrigerazione in uso nel mondo – circa 3,6 miliardi di “pezzi” tra climatizzatori fissi e portatili, frigoriferi domestici e industriali, celle frigorifere per i trasporti, ecc. – hanno consumato, secondo le stime, intorno a 3.900 TWh di energia elettrica, il 17% circa della domanda mondiale di elettricità.

E gli apparecchi per l’aria condizionata (AC, Air conditioning) hanno fatto la parte del leone con un consumo stimato annuale di 2.000 TWh e c’è la previsione di triplicare questo valore entro il 2050, a causa di un mercato in continua espansione per gli impianti AC.

Più in generale, si legge nella sintesi del rapporto, se gli apparecchi per la climatizzazione e refrigerazione saranno installati e utilizzati da tutte le persone e le imprese che ne hanno/avranno bisogno, di questi apparecchi se ne conteranno circa 14 miliardi al 2050.

Ecco perché, scrive la IEA, è necessario adottare misure di efficienza energetica volte a favorire la sostituzione degli apparecchi più vecchi – ad esempio con programmi di incentivi/sconti e rottamazioni – oltre a migliorare l’isolamento termico degli edifici, diffondere buone pratiche per il corretto impiego degli impianti (anche tramite l’uso di sistemi intelligenti per la regolazione automatica delle temperature nei singoli ambienti interni) e definire regolamenti più severi sulle prestazioni minime delle unità di climatizzazione e refrigerazione nei diversi settori di utilizzo.

Si potrebbero così evitare fino a 460 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente nei prossimi 40 anni, che corrispondono a circa otto anni di emissioni totali di gas serra, considerando il livello di emissioni registrato nel 2018.

Nel documento si legge poi che molte delle azioni di efficienza nel campo della climatizzazione potrebbero essere integrate nell’attuazione dell’accordo di Kigali entrato in vigore a gennaio 2019 – che a sua volta fa riferimento al protocollo di Montreal entrato in vigore nel 1989 – che punta a eliminare gradualmente l’uso degli idrofluorocarburi (HFC, hydrofluorocarbons) entro il 2050, gas refrigeranti che hanno un notevole potenziale di riscaldamento globale.

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