L’ultimo rapporto dell’Ispra, Fattori di emissione atmosferica di gas a effetto serra nel settore elettrico nazionale e nei principali Paesi Europei (allegato in basso), evidenzia per prima cosa che il nostro paese utilizza un parco termoelettrico con un contenuto di carbonio inferiore rispetto alle altre nazioni esaminate, fatta eccezione per la Svezia.
È l’ampio utilizzo di gas naturale nel settore termoelettrico, chiarisce poi il documento, che consente all’Italia di produrre un’elettricità con una quota di emissioni inquinanti più bassa rispetto a Germania, Francia, Regno Unito, Spagna e Polonia, che invece impiegano percentuali ben più elevate di risorse “sporche” come il carbone, soprattutto Germania e Polonia.
Dal grafico sotto, infatti, si vede che nel 2017 il fattore di emissione di gas serra per l’Italia è pari a 410 grammi di CO2 equivalente/kWh; solo la Svezia, grazie al massiccio sfruttamento di bioenergie/biomasse, ha un mix termoelettrico a minore intensità di CO2.
Ma il quadro cambia se si considera l’intero parco di generazione, inserendo anche il contributo delle rinnovabili e del nucleare.
In questo caso, il nostro paese perde un po’ di posizioni, come riassume il prossimo grafico che tiene conto della produzione totale di tutte le fonti energetiche.
Il fattore di emissione per l’Italia scende così a 312 grammi di CO2 equivalente/kWh grazie all’apporto delle fonti rinnovabili, un risultato nettamente migliore in confronto a Germania e Polonia, dove il carbone costituisce una fetta preponderante della produzione elettrica globale, ma peggiore rispetto agli altri paesi inseriti dall’Ispra nelle sue analisi.
La Francia, in particolare, può vantare un fattore di emissione complessivamente bassissimo perché il nucleare produce la maggior parte dell’energia elettrica.
Per quanto riguarda le fonti “verdi”, chiarisce l’Ispra, l’Italia nel 2017 ha la quota di energia elettrica da fonti rinnovabili più elevata tra i principali stati europei, seconda soltanto alla Svezia; d’altronde, si legge poi nel rapporto, a differenza dell’Italia, i paesi con fattori di emissione inferiori dispongono di una quota significativa di energia nucleare, particolarmente elevata in Francia e Svezia.
Infine, chiarisce l’Ispra, nel 2017 il rendimento del parco termoelettrico nazionale per la produzione di elettricità e calore è pari al 53,7% dell’energia contenuta nei combustibili quindi maggiore della media europea (51,3%) e inferiore solamente al dato della Svezia (83%), che fa registrare la produzione di calore tra le più elevate in Europa.
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