Clima, il piano quinquennale cinese non entusiasma

Per i prossimi cinque anni, Pechino si limita a fissare obiettivi modesti sulle emissioni.

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Il nuovo piano economico quinquennale della Cina ci va molto piano con la riduzione nella crescita dei gas serra e così facendo potrebbe portare comunque ad un aumento assoluto delle stesse emissioni, se non verranno prese ulteriori misure volte a raggiungere gli obiettivi a lungo termine del paese.

Nel suo 14° piano quinquennale, pubblicato venerdì scorso, la Cina, infatti, non ha fissato un obiettivo rigido per le emissioni, né ha anticipato la data in cui si aspetta che tali emissioni raggiungano il picco, fissata attualmente al 2030 – il che vuol dire che le emissioni nocive potrebbero continuare ad aumentare anche dopo il 2030.

L’unico obiettivo annunciato per il taglio della CO2, consistente in una riduzione delle emissioni per unità di prodotto interno lordo del 18% nei prossimi cinque anni, è esattamente lo stesso del 2016 – non un grande sforzo, insomma, da parte del gigante asiatico.

“Per affrontare la crisi climatica, la Cina ha bisogno di rallentare nettamente la crescita delle sue emissioni”, ha detto Li Shuo, consigliere senior di Greenpeace a Beijing, a Bloomberg News. “Raggiungere il picco prima del 2025 non solo è possibile, ma necessario“.

Sulla base degli annunci fatti nel piano, invece, i gas serra cinesi, lungi dal diminuire, potrebbero continuare ad aumentare dell’1% all’anno o più.

L’energia rinnovabile, secondo il piano, è destinata a costituire il 20% del mix energetico cinese, lasciando quindi molto spazio per un’ulteriore espansione dell’industria del carbone nel paese.

I target di emissioni del nuovo piano al 2025 evidenziano dunque una possibile contraddizione tra gli obiettivi climatici a breve e a lungo termine della Cina.

Per quanto riguarda il lungo termine, la Cina si è impegnata lo scorso settembre a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2060. Nonostante gli scienziati del clima avessero esortato i paesi a raggiungere quell’obiettivo entro il 2050, si è trattato comunque di un significativo passo avanti per la Cina, che mai prima di allora si era assunta l’impegno formale per azzerare le sue emissioni.

Ciò nonostante, anche nel 2020, contraddistinto da chiusure generalizzate di molte attività economiche, si stima che le emissioni cinesi siano aumentate dell’1,5% – al netto delle interruzioni – grazie anche al rapido contenimento della pandemia. E ora anche il nuovo piano quinquennale getta delle ombre sulla coerenza degli obiettivi a breve con gli impegni di lungo termine presi dal paese.

Questo è “insoddisfacente e mostra pochi segnali di voler abbandonare il carbone”, ha detto Swithin Lui, del Climate Action Tracker e del NewClimate Institute, a The Guardian.

“Come primo piano quinquennale dopo che la Cina si è impegnata a raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2060, ci si aspettava una forte ambizione climatica”, ha detto Zhang Shuwei, capo economista del Draworld Environment Research Centre, al quotidiano britannico. “Tuttavia, il progetto di piano presentato non sembra soddisfare le attese. La comunità internazionale si aspettava che la politica climatica cinese corresse, invece sta ancora strisciando”.

Fra i pochi altri obiettivi concreti annunciati da Pechino, c’è quello di aumentare la capacità nucleare a 70 gigawatt, da quasi 50 GW alla fine dello scorso anno.

La partenza molto lenta annunciata sul fronte del taglio alle emissioni potrebbe dipendere dal fatto che il governo cinese abbia bisogno di ripristinare una crescita costante nella seconda economia più grande del mondo, per aiutare a preservare l’ordine sociale e continuare a ridurre la povertà. L’incertezza su quanto velocemente ciò possa accadere sarebbe quindi riflessa in questo piano, che per la prima volta nella storia recente, non menziona un obiettivo numerico quinquennale per la crescita del Pil.

C’è, tuttavia, ancora tempo e modo per la Cina di dare corpo al suo piano con maggiori dettagli su come aumentare la produzione di energia pulita, incoraggiare l’industria a ridurre le emissioni e adottare obiettivi più rigorosi a breve termine sulle emissioni di gas serra.

Il gigante asiatico potrebbe infatti aggiungere altri obiettivi nel corso dell’anno, quando arriveranno i piani settoriali, fra cui quello quinquennale specifico sull’energia. Il premier Li Keqiang ha anche promesso un piano di lavoro quest’anno per dettagliare come la Cina intende raggiungere il picco delle emissioni entro il 2030.

Il piano quinquennale è “una reiterazione della posizione di sostegno del governo verso la transizione all’energia pulita senza che nuovi obiettivi significativi siano annunciati esplicitamente”, scrive l’analista di Daiwa Capital Markets Dennis Ip in una nota.

La mancanza di un obiettivo numerico del Pil nell’annuncio di venerdì può essere un segnale che il governo voglia allontanarsi dal fare affidamento sulle industrie ad alta intensità energetica per raggiungere obiettivi specifici, ha detto Jonathan Luan, un analista di BloombergNEF. Il piano ha offerto un ampio supporto per l’energia eolica e fotovoltaica e ha promesso più sviluppi per l’idrogeno e lo stoccaggio di energia. Ma non ha voluto impegnarsi a ridurre l’uso dei combustibili fossili.

Il presidente cinese Xi Jinping ha puntato il suo capitale e futuro politico in patria sulla realizzazione di una crescita verde e a basse emissioni di carbonio. Anche la sua reputazione internazionale dipende non poco da una rapida azione climatica, secondo Bernice Lee, direttore di ricerca per i futures alla Chatham House

Vedremo dunque nelle prossime settimane se quello appena annunciato sia solo un punto di partenza di un paese consapevole di essere impegnato più in una maratona che in uno sprint, oppure se gli obiettivi di Xi siano destinati a rimanere troppo lenti per contenere mutamenti climatici il cui passo tende a farsi sempre più veloce.

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