Clima, in Europa le temperature aumentano più della media globale. Danni per 51 mld € nel 2021

Si è registrato un incremento di +0,5 °C ogni dieci anni nel periodo 1991-2021 nel continente europeo, oltre il doppio rispetto al dato mondiale. I numeri più importanti del rapporto WMO-Copernicus.

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Le temperature medie in Europa negli ultimi 30 anni sono aumentate più del doppio rispetto alla media globale: +0,5 °C ogni dieci anni nel periodo 1991-2021

Inoltre, gli impatti dei cambiamenti climatici hanno colpito direttamente più di mezzo milione di persone nel 2021.

Sono le principali conclusioni del rapportoState of the Climate in Europe” (link in basso), per la prima volta pubblicato in modo congiunto dalla World Meteorological Organization (WMO) e dal Copernicus Climate Change Service della Commissione europea.

Quindi le regioni europee sono tra quelle che si stanno scaldando di più, mentre gli eventi meteorologici estremi come ondate di calore, inondazioni, tempeste e incendi, diventano sempre più intensi e frequenti, causando ingenti danni economici, stimati in oltre 51 miliardi di $ nel 2021.

Lo schema sotto riassume quello che è successo nel nostro continente lo scorso anno.

Tra i maggiori disastri naturali del 2021 in Europa vanno ricordate le maxi inondazioni in Germania e in altri Paesi a luglio, che hanno provocato oltre 200 morti.

Tra le principali conseguenze del riscaldamento, i ghiacciai alpini hanno perso circa 30 metri di spessore dal 1997 al 2021 e la calotta glaciale della Groenlandia si sta sciogliendo con maggiore rapidità.

Il grafico sotto, sulla sinistra, mostra le anomalie annuali delle temperature medie dal 1900 al 2021, rispetto al periodo di riferimento 1981-2010; mentre sulla destra, più in dettaglio, si vede la mappa con lo scostamento medio delle temperature in Europa nel 2021 rispetto allo stesso periodo di riferimento (1981-2010).

La temperatura media annuale del 2021 è tra il sesto e il decimo posto tra quelle più alte mai registrate, con una anomalia di 0,9 °C sopra la media 1981-2010 e 1,44 °C sopra la media 1961-1990.

Le maggiori deviazioni dal 1981-2010, evidenziano gli esperti, sono state registrate nelle zone artiche e nelle parti sudorientali del continente europeo, con temperature superiori di oltre 2 °C alla media su parti della Groenlandia e isole Svalbard, oltre che in Turchia orientale, Caucaso meridionale e alcune aree del Medio Oriente.

Intanto il nuovo studio Lancet sulle correlazioni tra cambiamento climatico e salute umana ha rimarcato, più in generale, che la continua dipendenza dai combustibili fossili – carbone, gas, petrolio – è una minaccia sempre più grave per la salute della popolazione umana, perché questa dipendenza fa crescere le emissioni di CO2 che a loro volta contribuiscono al surriscaldamento terrestre. E tutto ciò comporta un notevole incremento di morti premature dovute a eventi estremi, come le ondate di caldo.

In tema di emissioni, quando mancano pochi giorni alla partenza della 27esima Conferenza Onu sul clima, la Cop 27 in Egitto dal 6 al 18 novembre, anche il nuovo rapporto Unep ha suonato ancora una volta una campanella di allarme finora inascoltata.

In sintesi, rimane un divario molto esteso tra obiettivi futuri e impegni attuali per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di CO2, quindi proseguendo con questo passo i traguardi climatici fissati a Parigi nel 2015 saranno irraggiungibili; si veda Clima, per l’Unep gli obiettivi di Parigi al momento sono “fuori portata”

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