Il caso Olanda: dall’esportazione di gas alle rinnovabili

Un caso interessante di un paese “tutto gas” che adesso, anche in risposta all’invasione dell’Ucraina, sta puntando su efficienza e rinnovabili.

ADV
image_pdfimage_print

Gazprom potrebbe interrompere la fornitura di gas all’Europa con breve preavviso, per il fatto che la Ue non intende soddisfare la sua richiesta di essere pagata in rubli. Una possibilità che dovrebbe essere presa in seria considerazione, attivando subito misure molto coraggiose.

Ricordiamo che la stessa Ue lo scorso 8 marzo aveva presentato un documento che prevedeva, tra l’altro, un piano per ridurre di due terzi le importazioni di gas russo entro la fine dell’anno.

Un paese che sembra aver preso decisioni nette è quello olandese che il 22 aprile ha annunciato di voler completamente eliminare a fine 2022 le importazioni di combustibili fossili dalla Russia.

Va detto che il 44% dei consumi energetici olandesi sono basati sul gas, uno dei tassi più alti in Europa, un valore legato anche grazie alla passata forte produzione nazionale come vedremo dopo. Ma solo il 15% della domanda proviene dalla Russia contro il 34% dell’Europa.

Tra le misure immediatamente adottate dal governo c’è stata quella di destinare 623 milioni di euro per riempire un importante impianto di stoccaggio del gas.

Ma ci sono anche provvedimenti che riguardano la riduzione dei consumi delle imprese e degli edifici. Per questi ultimi sono indicate misure che, se adottate, potrebbero portare ad una riduzione di un terzo della domanda di gas. Una forte sollecitazione ha riguardato poi le imprese perché attivino tutte le misure di efficienza con tempi di ritorno sotto i cinque anni.

Ci si aspetta anche una spinta nei confronti delle fonti rinnovabili, che hanno visto un’incredibile accelerazione negli ultimi anni grazie ad una forte sollecitazione nei confronti del governo, vista la sua passata negligenza nei confronti degli impegni climatici.

Cos’era successo? Nel 2015 la Corte distrettuale dell’Aia aveva ordinato allo Stato di ridurre le proprie emissioni entro la fine del 2020 di almeno il 25% rispetto al 1990 a seguito di una denuncia di alcune associazioni ambientaliste che lamentavano lo scarso impegno del governo, sentenza ribadita poi dalla Corte d’appello dell’Aia. Secondo il New York Times, la “più forte sentenza sul clima al mondo”.

Lo Stato ha sostenuto inizialmente l’impossibilità di raggiungere l’obiettivo, ma poi ha dovuto attivarsi e i risultati si sono visti. La capacità solare installata cumulativa del paese ha infatti raggiunto i 14,3 GW. La nuova potenza fotovoltaica installata nel 2021 è stata di 3,3 GW contro i 950 MW installati in Italia nello stesso anno su una superficie sette volte superiore rispetto a quella olandese.

Addirittura nelle prime ore del pomeriggio dello scorso 23 aprile il contributo di sole e vento ha soddisfatto quasi completamente la domanda di energia elettrica del paese.

Ed è appena stata completata la costruzione del primo impianto di elettrolisi per la produzione di idrogeno verde. L’impianto, che sarà alimentato con elettricità da un parco solare da 50 MWp realizzato vicino all’elettrolizzatore, dovrebbe produrre 100.000 kg di idrogeno verde all’anno.

Sono anche aumentati gli impegni a medio termine. Così, il biometano dovrebbe arrivare a coprire il 4-5% dei consumi di gas alla fine del decennio. Nei mesi scorsi il governo aveva anche raddoppiato l’obiettivo per l’eolico off-shore al 2030 portandolo a 21 GW.

Ma è importante ricordare il ruolo dell’Olanda sul fronte della produzione di gas, che aveva fatto del paese un’importante fonte di metano per l’Europa per decenni (nel grafico a destra, la produzione di metano in Olanda dal 2000 al 2020 in mld m3).

La produzione nel sito di Groningen aveva raggiunto un picco di 88 miliardi di metri cubi nel 1976 ed era ancora quasi a 40 miliardi di metri cubi solo 5 anni fa (2017), per calare poi decisamente. Va però detto che, a seguito dell’aggressione all’Ucraina, il governo olandese sta considerando la possibilità di raddoppiare la produzione di gas dal giacimento di Groningen portandola fino a 7,6 miliardi di metri cubi.

L’estrazione di gas in Olanda era diventata problematica a seguito di una serie di scosse che avevano danneggiato gli edifici nella regione.

“A volte abbiamo tre terremoti in un giorno”, spiagno i residenti; “possono svegliarti di notte e devi controllare se ci sono nuove crepe nei muri”. A Groningen, rinforzare le case per essere resistenti ai terremoti è costoso ed è più economico costruire da zero nuove case resilienti. Tra i lati positivi, questo dà loro l’opportunità di divenire “aardgasvrij”, ovvero edifici senza gas naturale (nela foto case solarizzate nella regione della Frisia).

Il governo aveva, tra l’altro, stabilito già nel 2018 che tutte le nuove case non dovessero essere collegate alla rete del gas.

Un caso interessante di un paese “tutto gas” che adesso, anche in risposta all’invasione dell’Ucraina, sta puntando su efficienza e rinnovabili.

ADV
×