Campagna mondiale per disinvestire dalle fossili, raggiunti 11 trilioni di dollari

Hanno aderito oltre mille organizzazioni in tutti i continenti. I dati in sintesi.

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La campagna mondiale per il disinvestimento dai combustibili fossili ha raggiunto un altro obiettivo considerevole: più di mille organizzazioni in tutto il mondo – banche, fondi sovrani, assicurazioni, fondi pensione e così via – si sono già impegnate a disinvestire 11.000 miliardi di dollari dalle risorse più inquinanti, con una crescita del 22.000% in confronto al 2014, quando l’impegno ammontava complessivamente a una cinquantina di miliardi.

Il dato arriva dal nuovo rapporto pubblicato dal movimento ambientalista globale 350.org (nato qualche anno fa negli Stati Uniti), $11T and counting: new goals for a fossil-free world (allegato in basso).

Tra gli ultimi investitori che hanno deciso di abbandonare carbone, gas e petrolio, c’è il fondo danese MP Pension che punta a vendere tutte le sue quote di azioni/obbligazioni nelle prime dieci società petrolifere globali, a causa della loro “malafede” sul clima.

E proprio nei giorni scorsi l’Europa ha iniziato a discutere in modo più approfondito l’opportunità di tassare di più l’energia “sporca” e di trasformare la Banca europea per gli investimenti in una banca più amica dell’ambiente, con la previsione di bloccare nuovi finanziamenti a progetti fossili entro il 2020.

Ricordiamo che il 10-11 settembre a Città del Capo, in Sudafrica, si è svolto il summit Financing the Future con la partecipazione di oltre 300 delegati da 44 paesi; il vertice ha prodotto una dichiarazione – Cape Town Declaration – che esorta tutte le grandi aziende ad avviare/accelerare i piani per abbandonare la produzione di fonti fossili e la ricerca di nuovi giacimenti di carbone, gas e petrolio.

Un compito non facile, perché l’ultimo rapporto di Carbon Tracker segnala che la finanza mondiale resta molto “bloccata” negli investimenti in fonti convenzionali con un rischio sempre più elevato di stranded asset, perdita di valore per gli azionisti e incompatibilità con gli obiettivi climatici definiti dagli accordi di Parigi nel 2015.

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