Cambio potenza contatore, agevolazioni valide fino al 2023: come fare e quanto costa

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L’Autorità di regolazione ha prorogato l’azzeramento dei contributi in quota fissa e la riduzione dei contributi in quota potenza per incrementi fino a 6 kW.

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Tra le novità per la bolletta della luce nel 2020, oltre al rinvio della piena liberalizzazione del mercato energetico e al completamento della riforma tariffaria per i clienti domestici, spicca la proroga delle agevolazioni per chi vuole cambiare la potenza del contatore.

Difatti, con la delibera 568/2019 dello scorso 27 dicembre (allegata in basso), l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (Arera) ha aggiornato le regolamentazioni tariffarie per i servizi di trasmissione, distribuzione e misura dell’energia elettrica per il periodo 2020-2023.

In sostanza, l’articolo 8-bis del TIC (Testo integrato delle condizioni economiche per l’erogazione del servizio di connessione), allegato alla delibera, prevede che per le richieste di aumento/riduzione della potenza impegnata al contatore, presentate fino al 31 dicembre 2023 dai clienti finali, continuino ad essere applicate alcune agevolazioni, in particolare:

  • Non verrà applicato il contributo in quota fissa a copertura degli oneri amministrativi dovuti al distributore per le richieste di variazione;
  • Il contributo in quota potenza per incrementi fino a 6 kW verrà addebitato in misura ridotta: si tratta di 55,66 euro per ogni kW di variazione “a salire”.

Ricordiamo che dal primo gennaio 2017 è diventato possibile scegliere tra un numero molto più ampio di livelli di potenza, con singoli “scatti” di 0,5 kW fino a 6 kW di potenza contrattualmente impegnata.

Tra l’altro, la delibera dell’Autorità ha anche confermato il “diritto di ripensamento”: in pratica, il contributo in euro/kW non sarà dovuto se la richiesta per l’aumento di potenza sarà successiva a una precedente riduzione effettuata sullo stesso contatore in data non antecedente al primo aprile 2017; e il contributo verrà restituito se il cliente deciderà di rinunciare alla potenza aggiuntiva precedentemente richiesta, sempre in data non antecedente il primo aprile 2017.

Perché cambiare la potenza del contatore

Le ragioni principali per variare la potenza al contatore possono essere due: perché si vuole migliorare il proprio comfort e/o la propria efficienza energetica, installando nuovi apparecchi elettrici o riducendo il numero di occasioni in cui “scatta” il contatore; perché si vuole risparmiare in bolletta, a fronte del fatto che non si utilizza a pieno la potenza che è stata contrattualmente impegnata (si veda il nostro articolo “Cambiare la potenza del contatore: quanto costa e come scegliere lo scaglione giusto“.

Ad esempio, potrebbero trarre un vantaggio da una riduzione di potenza tutti quelli che abitano in una casa piccola e/o con un numero limitato di elettrodomestici e per i quali, quindi, 3 kW potrebbero essere troppi: in questi casi 2 o 2,5 kW potrebbero essere sufficienti e consentirebbero un risparmio annuo anche superiore a quello che oggi si può ottenere per effetto delle tariffe biorarie.

Potrebbero invece trarre un beneficio da un aumento di potenza più modulabile chi vuole installare apparecchi elettrici ad alta efficienza in sostituzione di altri apparecchi alimentati a gas, ad esempio fornelli a induzione. Si pensi, ad esempio, ai casi di appartamenti nei quali acqua calda e riscaldamento sono già forniti dal condominio e quindi il gas è utilizzato solo per la cottura.

Così per aiutare gli utenti a sapere che taglia di potenza è più adatta alle proprie esigenze, nella nuova Bolletta 2.0 è stato inserita l’indicazione del “livello massimo di potenza prelevata” per ogni mese oggetto di fatturazione e, almeno una volta all’anno, il dettaglio dei livelli massimi di potenza prelevata mensilmente negli ultimi 12 mesi.

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