Bonus facciate, “in Italia l’estetica vale più dell’efficienza energetica”

Una nota firmata da 10 associazioni critica la nuova detrazione fiscale per l'edilizia in arrivo con la legge di Bilancio 2020.

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“Premesso che ogni provvedimento che in qualche modo possa sollevare un settore in crisi o migliorare i nostri edifici è sicuramente un ottimo obiettivo da perseguire, crediamo ci siano delle priorità, non solo per una politica nazionale, ma anche perché abbiamo degli obblighi nei confronti dell’Europa e del mondo”.

Si apre così una nota di commento al Bonus facciate, introdotto nella nuova Legge di Bilancio, firmata da 10 associazioni: AIPE – Associazione Italiana Polistirene Espanso, ANIT – Associazione Nazionale per l’isolamento Termico e acustico, ANPE – Associazione Nazionale Poliuretano Espanso rigido, Consorzio CORTEXA, COORDINAMENTO FREE – Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica, FIVRA – Fabbriche Isolanti Vetro e Roccia Associate, KyotoClub, Legambiente, Renovate Italy e Rete Irene si rendono disponibili a una collaborazione per l’elaborazione di un documento condiviso da tutti gli interessati e gli esperti sul tema della sostenibilità ambientale in edilizia.

I cambiamenti climatici – scrivono le associazioni – sono una realtà che abbiamo davanti tutti i giorni, la necessità di ridurre le emissioni inquinanti e di conseguenza i consumi energetici dei nostri edifici, che sono responsabili di circa il 40% del totale dell’energia consumata, non può essere messa allo stesso livello rispetto all’abbellimento e all’estetica. Lo stesso discorso si potrebbe fare per la sicurezza.

Per questo motivo le firmatarie non ritengono coerente dare lo stesso incentivo a lavori di semplice tinteggiatura/pulitura e ad interventi di riqualificazione energetica o antisismica.

Quindi il problema principale  del Bonus facciate in arrivo con al legge di Bilancio (si veda QualEnergia.it per una sintesi delle misure) è proprio l’opportunità di incentivare interventi meramente estetici su edifici che avrebbero necessità innanzitutto di riqualificazione energetica e messa in sicurezza, prosegue la nota. Questa possibilità, data sulle zone urbanistiche A e B, significa “abbellire” quasi il 60% della città di Milano riducendo drasticamente la possibilità di interventi di efficientamento energetico.

Inoltre, la limitazione a determinati immobili – si spiega – non può dipendere dalle zone urbanistiche ma dovrebbe dipendere dalla tipologia di edificio. Ci sono immobili in cui non è possibile realizzare interventi di isolamento o non è sostenibile, come gli edifici storici e tutelati.

Garantire la possibilità di detrazione per interventi su questi edifici, a prescindere dall’efficientamento energetico, secondo le associazioni è sicuramente un’ottima opportunità, ma questo non può valere per tutti gli immobili nelle zone A e B delle nostre città, che comprendono fabbricati di varia epoca e non necessariamente con caratteristiche artistiche di rilevanza.

Secondo le scriventi il rischio è che di fronte ad una scelta tra due tipologie di lavori con pari opportunità, cittadini e famiglie non opteranno per il più complesso intervento di efficienza energetica, ma per uno più semplice di natura meramente estetica.

Già oggi, si aggiunge nella nota, malgrado gli obblighi di legge, ci sono ancora tanti interventi in facciata in cui non vengono rispettate le prescrizioni di legge e di conseguenza non si isola termicamente. Quindi incentivare la delibera di lavori puramente estetici significa perdere una ottima occasione per una riqualificazione energetica su strutture su cui non verranno eseguiti altri interventi per moltissimi anni.

“Ci auguriamo che il Governo comprenda queste criticità e possa rivedere con un documento legislativo di attuazione limiti e esclusioni per l’accesso al bonus facciate nell’ottica di una migliore visione di sostenibilità energetica tenendo conto anche degli obiettivi ambientali a cui dobbiamo rispondere”, concludono le associazioni.

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