Bonus edilizi, scoperta maxi truffa da 15 milioni per crediti inesistenti

Le persone coinvolte avrebbero commissionato lavori mai eseguiti con il bonus ristrutturazioni e il bonus facciate per poi monetizzare i relativi crediti fiscali. L'operazione della Guardia di Finanza di Verona.

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Oltre 15 milioni di euro collegati a crediti di imposta inesistenti, relativi a bonus edilizi i cui lavori non sono mai stati eseguiti.

È la maxi frode fiscale recentemente scoperta dalla Guardia di Finanza di Verona, che ha portato al sequestro preventivo di beni per un valore complessivo superiore a venti milioni di euro.

La vicenda riguarda, in particolare, spiega una nota delle Fiamme Gialle, la cessione di crediti di imposta che riguardano il bonus ristrutturazioni e il bonus facciate, che consentono rispettivamente di detrarre il 50% e 90% delle spese sostenute per i lavori.

Le indagini hanno consentito alla GdF di individuare un sistema di frode sviluppato da quella che è stata ritenuta “una vera e propria organizzazione criminale” composta da persone con redditi dichiarati modesti o nulli, che hanno commissionato lavori su immobili, in realtà mai eseguiti, a una ditta individuale solo formalmente attiva in campo edilizio, ma di fatto non operativa.

Gli stessi immobili, in larga parte, non risultavano nemmeno nella effettiva disponibilità dei soggetti indagati.

Una parte di quei crediti inesistenti, per circa 7 milioni di euro, spiegano le Fiamme Gialle (neretti nostri), “è stata monetizzata mediante successiva cessione a soggetti terzi (acquirenti) che, previo compenso del 30% sul valore dei crediti ceduti, hanno versato su conti correnti nella disponibilità della predetta ditta individuale (formalmente incaricata dell’esecuzione dei lavori) oltre 4,8 milioni, così procurando al titolare della ditta stessa un ingente profitto illecito”.

Inoltre, “gli indagati hanno poi provveduto, mediante più operazioni, al trasferimento e al reimpiego dei proventi del reato in attività economiche e imprenditoriali apparentemente lecite, consistenti nell’acquisto di un bar e di autoveicoli di lusso, nonché di numerosi fabbricati per il tramite di società immobiliari”.

Sono quindi scattati i sequestri giudiziari, oltre che sui crediti d’imposta oggetto della frode, anche su 30 immobili, sulle disponibilità finanziarie, su quote societarie e su beni di lusso nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo stimato, come detto, di oltre 20 milioni di euro.

È stato anche disposto il congelamento di un credito per quasi 7 milioni di euro che la ditta individuale veronese aveva già ceduto ad una società romana, che lo avrebbe utilizzato come credito d’imposta nei confronti dello Stato e lo avrebbe così monetizzato.

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