Lo spread tra i nostri titoli di Stato e quelli della Germania, salito oltre i 300 punti base, potrebbe costare agli utenti italiani circa 460 milioni di euro all’anno in più sulle tariffe di elettricità e gas.
Un aumento dovuto al riflesso del differenziale tra titoli italiani e Bund sul WACC, il Weighted average cost of capital, ossia sul valore che, moltiplicato per il Rab (Regulatory asset base o Capitale investito regolatorio), determina la remunerazione degli investimenti garantita a chi gestisce servizi regolati, per ripagare reti elettriche, gasdotti, stoccaggi etc.
Un parametro che l’Autorità per l’energia dovrà aggiornare entro fine anno e che andrà ad incidere sulla voce “spese per il trasporto” delle nostre bollette di luce e gas.
La stima arriva dalla società di consulenza Ref-E in un’analisi condotta in vista delle rideterminazione che l’Arera dovrà applicare da gennaio, quando, con l’ingresso nel secondo triennio dell’attuale periodo regolatorio 2016-2021, verranno usati per il calcolo tariffario i valori aggiornati del WACC.
Il WACC è calcolato in base molteplici fattori di natura finanziaria, fiscale e di rischio. Tra questi, – spiegano da Ref-E a QualEnergia.it – quello con l’effetto maggiore è il premio per il rischio Paese.
È qui che entra in gioco lo spread. Come noto, il rendimento dei BTP decennali è salito di 106 punti base a maggio, toccando poco prima di fine mese il 3.10%, un livello che non si registrava da giugno 2014 e ben al di sopra della media degli ultimi due anni (1.85%). In questi giorni, lo spread con i Bund tedeschi ha superato i 300 punti base: è a 301 oggi, 12 ottobre.
“Le recenti tensioni sui mercati finanziari e l’aumento dello spread BTP-Bund causeranno un significativo rialzo dei WACC”, prevedono gli analisti, di Ref-E che parlano di un aumento medio per i settori interessati dello 0,55%.
Secondo le elaborazioni della società di consulenza, applicando i nuovi WACC ai ritorni garantiti agli operatori, si ottiene appunto un aumento totale della remunerazione degli investimenti di circa 460 milioni di euro in più su base annua.
Tale differenziale corrisponde a un incremento di 80 centesimi di euro in più per ogni MWh di elettricità consumato dalla domanda finale e di 5 centesimi di euro ogni 100 Smc di gas anche se restano alcuni margini d’incertezza sui valori che verranno definiti dall’Autorità in ragione anche delle sue possibili scelte di modifica di alcuni parametri.