Perché i prezzi dei carburanti stanno salendo così tanto?

Non solo per la guerra in Ucraina: speculazioni sui mercati globali, peso delle accise, cambio euro/dollaro, ripresa della domanda. Lo scenario

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Che cosa sta succedendo ai mercati petroliferi e perché i prezzi finali dei carburanti continuano a salire?

Cerchiamo di riassumere lo scenario di questi giorni e di capire quali fattori, più di altri, stanno influenzando le dinamiche del prezzo “alla pompa” di benzina e gasolio in Italia.

Il prezzo medio nazionale praticato di benzina e diesel al momento in cui scriviamo (lunedì 14 marzo 2022), è stabilmente sopra 2,2 euro/litro in modalità self e sopra 2,3 euro/litro per un rifornimento servito; il prezzo medio del gasolio è più alto rispetto a quello della benzina (2,220 vs 2,217 per il self e 2,333 vs 2,323 per il servito).

In una sola settimana quindi si è sfondata la soglia di 2 euro/litro; ricordiamo che nel periodo 28 febbraio-6 marzo la media era stata di 1,9 euro/litro per la benzina e 1,8 euro/litro per il diesel, secondo i dati diffusi dal ministero della Transizione ecologica.

Su questi numeri pesa molto la componente fiscale: Iva e accise, infatti, rappresentano il 51,8% del prezzo del gasolio pagato dagli automobilisti e il 55,3% del prezzo della benzina, stando alla rilevazione ministeriale del 7 marzo.

Quind, oltre metà del costo finale dei carburanti è dato dalle imposte fiscali.

Intanto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha parlato sabato scorso (12 marzo) a Sky Tg 24 di “una colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini” perché “stiamo assistendo a un aumento del prezzo dei carburanti ingiustificato, non esiste motivazione tecnica di questi rialzi. La crescita non è correlata alla realtà dei fatti, è una spirale speculativa, su cui guadagnano in pochi”.

Così la Francia ha già deciso di intervenire: il premier, Jean Castex, intervistato dal quotidiano Le Parisien, ha annunciato che dal 1° aprile per quattro mesi ci sarà uno sconto di 15 centesimi di euro al litro, valido per tutti i carburanti (in pratica, non sarà un abbassamento delle tasse: lo Stato rimborserà i distributori per lo sconto applicato ai consumatori).

Commentando le dichiarazioni di Cingolani, la Unem (Unione energie per la mobilità, ex Unione petrolifera), ha scritto in una nota che il prezzo di riferimento del Brent è aumentato di oltre il 60% dalla prima settimana di gennaio e le quotazioni internazionali del gasolio sono cresciute di oltre il 110%, mentre la nostra moneta continua a svalutarsi.

Ciò deriva, secondo Unem “da tensioni e vischiosità che si sono create nei normali approvvigionamenti del greggio e dei prodotti finiti […] nonché dalle tensioni che si stanno generando a livello globale per il taglio, per ora parziale, dei quantitativi esportati della Russia (oltre 5 milioni di barili al giorno di greggio e oltre 2,5 milioni di prodotti, prevalentemente gasolio)”.

Il Brent ha sfiorato il massimo di 140 $ al barile lo scorso 7 marzo e ora siamo sui 105-107 $ al barile.

E proprio la debolezza euro vs dollaro è un altro elemento che spiega perché il greggio ci costa ancora di più rispetto alle precedenti crisi economiche-energetiche, come quelle del 2008 e del 2012.

Con il grafico sotto (fonte MiTE) vediamo come si è mosso il prezzo medio settimanale di benzina e gasolio, tasse incluse, in Italia dal 2006 a oggi (il grafico è aggiornato al 7 marzo 2022).Quindi, siamo già sopra i massimi storici senza includere le impennate dei prezzi degli ultimi giorni. Qui sotto gli stessi prezzi, senza tasse:Per fare un confronto, questo è l’andamento del prezzo del petrolio Brent:

Come vediamo dal grafico, nel picco di prezzo di luglio 2008, quando il Brent ha raggiunto i 135 dollari al barile, la benzina alla pompa ha toccato 0,85 euro al litro e 1,53 euro al litro con le tasse.

A fine marzo 2012, con il Brent a 125 $/b, la benzina costava circa 0,75 euro al litro e 1,79 con le tasse.

Al 7 marzo 2022, con Brent nella settimana a 114 $/b, la benzina costava 0,88 euro al litro senza tasse e 1,95 con le tasse.

Il carico fiscale dunque è importante, anche se, come emerge, su come i prezzi alla pompa rispondono alle quotazioni del greggio pesano altri fattori, quali il cambio con il dollaro e altre dinamiche di mercato, possibili speculazioni comprese.

Vedremo come il Governo italiano deciderà di intervenire, ad esempio applicando qualche misura per diminuire Iva e accise sui carburanti e alleviare, anche su questo fronte (dopo gli interventi su elettricità e gas), la crisi energetica per famiglie e imprese.

Va detto, infine, che sui prezzi alle stelle del petrolio, sta influendo anche la decisione dei Paesi Opec+ di non incrementare la produzione globale di greggio, rispetto ai piani previsti.

Insomma, la guerra di Putin in Ucraina non è la sola causa dei rincari petroliferi, che erano già in atto prima del conflitto, in un mercato caratterizzato da elevata volatilità, anche a causa della ripresa della domanda dopo la fase più acuta della pandemia.

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