La Banca mondiale continua a investire miliardi in fossili

La World Bank ha appoggiato molti progetti "sporchi", nonostante la retorica sul clima, dicendo che deve aiutare i paesi più dipendenti dalle materie prime, mostrano i dati presentati dal think-tank ambientalista tedesco Urgewald.

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La Banca mondiale ha continuato a investire nei combustibili fossili nonostante il proprio impegno ufficiale contro i cambiamenti climatici.

È la conclusione cui è giunto Urgewald, un gruppo di pressione ambientalista tedesco, secondo cui l’istituto con sede a Washington ha indirizzato oltre 2 miliardi di dollari sulle fonti fossili solamente negli ultimi due anni e più di 12 miliardi da quando, nel 2015, è stato adottato l’accordo di Parigi per combattere il riscaldamento globale.

L’ultimo conteggio di Urgewald sulla spesa della World Bank per i combustibili fossili ha mostrato che la maggior parte del denaro investito negli ultimi cinque anni – 10,5 miliardi di dollari – è stato usato per nuovi finanziamenti diretti a favore delle fonti fossili, nella forma anche di nuovi prestiti, garanzie e capitale, come mostra la tabella, che copre il periodo a partire dagli accordi di Parigi.

I dati mostrano che la transizione energetica sta avvenendo troppo lentamente, dicono gli autori dello studio. I ricercatori di diverse organizzazioni, tra cui il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, hanno stabilito che il mondo è avviato a produrre il 120% in più di combustibili fossili entro il 2030 rispetto alla quantità compatibile con l’obiettivo di Parigi di mantenere l’aumento medio delle temperature globali al di sotto di 1,5° Celsius.

Inoltre, gli investimenti annuali in capacità eolica e fotovoltaica devono aumentare a circa 750 miliardi di dollari per raggiungere gli obiettivi climatici – il triplo degli attuali livelli di investimento, hanno fatto notare gli autori dello studio.

In parole povere, si investe troppo nella produzione di combustibili fossili e troppo poco nelle energie rinnovabili, hanno detto i ricercatori.

La Banca Mondiale stessa ha affermato che senza un’azione urgente, il cambiamento climatico spingerà più di 100 milioni di persone alla povertà entro il 2030. Ma la banca stessa è “una grande parte del problema“, ha indicato Urgewald in un comunicato.

La Banca ha indicato in una dichiarazione che ha smesso di finanziare investimenti nel comparto upstream (esplorazione, trivellazione e estrazione) del petrolio e del gas naturale nel 2019, ma che continua ad assistere i “paesi in via di sviluppo dipendenti dalle materie prime” con “consigli su soluzioni energetiche economicamente valide”.

“Dei servizi energetici affidabili sono la chiave per prevenire e combattere il Covid-19”, ha indicato la banca. “Stiamo lavorando con i governi, il settore privato e altri partner per riqualificare e accelerare la trasformazione degli impianti energetici e fornire così energia pulita, affidabile e a prezzi accessibili agli ospedali e ad altre strutture sanitarie essenziali”.

Urgewald ha citato come esempio delle contraddizioni in gioco due progetti recentemente sostenuti dalla Banca Mondiale. Nel maggio 2020,  ha approvato 38 milioni di dollari addizionali per la continuazione di un programma di assistenza tecnica alle attività upstream per petrolio e gas in Brasile. Nel marzo 2019, ha invece fornito 20 milioni di dollari per il Petroleum Resource Governance and Management Project in Guyana, nell’ambito di un progetto di assistenza che dovrebbe durare almeno fino all’aprile 2021.

I dati raccolti da Urgewald sono stati pubblicati in vista degli incontri annuali della Banca Mondiale per il 2020 che inizieranno lunedì prossimo.

“Il nuovo rapporto con dati aggiornati mostra che la banca non ha ridotto il suo sostegno ai combustibili fossili”, ha detto Heike Mainhardt, consigliere senior di Urgewald per le banche multilaterali di sviluppo. “Hanno promesso di aiutare i paesi ad attuare la transizione energetica, ma quello che stanno realmente facendo è aiutare l’espansione dei combustibili fossili“.

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