In Spagna le rinnovabili continuano a essere in cima all’agenda del governo Sánchez-bis, il primo “tutto di sinistra” nella storia del paese, entrato ufficialmente in carica lo scorso gennaio dopo il patto siglato tra socialisti e Unidas Podemos.
Difatti, il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della Transizione ecologica, Teresa Ribera, ha approvato un regio decreto-legge (Real Decreto-ley) che include tante misure per promuovere e accelerare la transizione energetica verso un mix elettrico con il 100% di fonti rinnovabili.
Diverse misure ruotano intorno alle autorizzazioni e semplificazioni per la realizzazione di nuovi impianti o il potenziamento di impianti esistenti, misure che in Italia sono chieste a gran voce dagli operatori delle rinnovabili per sbloccare altri investimenti nel nostro paese; vediamo allora che cosa ha pensato di fare la Spagna.
L’obiettivo è favorire il rilancio economico in linea con il Green Deal europeo, evidenzia una nota dello stesso governo spagnolo. Ricordiamo che a maggio l’esecutivo ha varato un progetto di legge che dovrebbe portare la Spagna alla neutralità climatica entro il 2050 azzerando le emissioni nette di anidride carbonica.
E un sistema elettrico 100% pulito è uno degli ingredienti essenziali di questa “ricetta” contro i cambiamenti climatici, come confermato anche dalle indicazioni del Piano nazionale su energia e clima al 2030 presentato dalla Spagna a inizio anno, dove si parla di un 74% di rinnovabili elettriche già entro i prossimi dieci anni.
Tra i punti più rilevanti della nuova legge, spicca la regolazione dei permessi per l’accesso e la connessione degli impianti rinnovabili alla rete elettrica.
L’obiettivo, chiarisce il governo, è garantire che queste autorizzazioni siano sempre associate a “progetti reali” evitando gli investimenti speculativi di chi punta solamente a ottenere i permessi per poi rivenderli, senza avere alcuna capacità/interesse a costruire gli impianti.
Il problema, infatti, si legge nella nota diffusa dal Consiglio dei ministri, è che oggi in Spagna una fetta molto ampia di progetti è proprio di tipo speculativo.
Così il governo intende sbloccare i progetti “sani” e solventi: si punta a 60 GW di nuove rinnovabili in Spagna nel prossimo decennio, che dovrebbero attirare investimenti per 90 miliardi di euro e creare tra 107.000-135.000 nuovi posti di lavoro ogni anno.
In pratica, la legge fissa una serie di tappe amministrative – con relativi limiti temporali – che gli operatori dovranno raggiungere nei tempi stabiliti; in caso contrario, i loro permessi scadranno immediatamente e poi saranno trattenute le garanzie economiche richieste al momento della domanda per le autorizzazioni.
Un altro punto rilevante della legge spagnola sulle rinnovabili è l’introduzione di un nuovo meccanismo di aste competitive, poiché il vecchio sistema, spiega il governo, è del 2013 quando ancora il costo di un kWh prodotto con le rinnovabili era superiore al valore di mercato dell’energia elettrica, mentre oggi è l’opposto.
Nel nuovo meccanismo, invece, spiega il governo, la variabile su cui presentare le offerte sarà il prezzo dell’energia e le procedure dovranno essere orientate all’efficienza in termini di costi, con la possibilità di distinguere tra le diverse tecnologie di generazione in base alle loro caratteristiche tecniche, dimensioni, livelli di gestibilità, criteri di localizzazione e maturità tecnologica.
E le procedure d’asta potranno anche tenere conto delle particolarità delle comunità energetiche rinnovabili, in modo che queste possano competere per l’accesso alla remunerazione a un livello uguale con gli altri partecipanti, in conformità con le normative comunitarie.
Nella legge non manca un aspetto essenziale in tema di semplificazioni, molto discusso anche in Italia: in alcuni casi, infatti, gli operatori saranno esentati dal rinnovare determinate autorizzazioni, quando eseguiranno modifiche non sostanziali agli impianti di generazione.
La legge, infine, incorpora nell’ordinamento giuridico spagnolo nuovi modelli di business, tra cui la cosiddetta “ibridazione” cioè lo sviluppo di impianti ibridi con differenti tecnologie nel medesimo sito, ad esempio impianti eolici-fotovoltaici con eventuali sistemi di accumulo energetico.