Auto elettrica, quanto ritardo per la rete europea di punti di ricarica

Dati e valutazioni sullo sviluppo delle infrastrutture per i veicoli a batteria nel nuovo rapporto dell’ACEA, presentato al Motor Show di Francoforte.

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Se nel 2020 inizierà la svolta per il mercato dell’auto elettrica, con un boom di nuovi modelli che spingerà le vendite in Europa – fino a un milione di veicoli a batteria (BEV: Battery Electric Vehicle) secondo le ultime stime di Transport & Environment – dovrà iniziare anche la svolta per le infrastrutture di ricarica.

Questo, in sintesi, il pensiero dell’associazione europea dei costruttori auto, ACEA, che al Motor Show di Francoforte ha presentato la prima edizione del suo rapporto sui fattori che possono abilitare lo sviluppo della mobilità “alternativa” (soprattutto quella elettrificata) nei vari paesi del nostro continente.

Tra i principali dati che emergono dallo studio, Making the Transition to Zero-Emission Mobility (allegato in basso), c’è quello sul numero di colonnine di ricarica per le auto elettriche nei 28 Stati membri.

Meno di 145.000 in tutto alla fine del 2018, il triplo rispetto a cinque anni prima, ma ancora molto lontano dall’obiettivo previsto da Bruxelles per il 2030: 2,8 milioni di punti di ricarica.

In altri termini, la rete di colonnine accessibili al pubblico dovrà espandersi di circa 20 volte nel prossimo decennio.

Il problema è anche lo sbilanciamento delle infrastrutture di ricarica tra le diverse aree geografiche, perché in soli quattro paesi Ue – Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda – si concentra il 75% circa di tutte le colonnine esistenti in Europa, come riassume la mappa seguente, tratta dal rapporto targato ACEA.

Così intere regioni sono sprovviste o quasi di tali infrastrutture.

Nel nostro paese le colonnine censite nel rapporto sono 3.562 alla fine dello scorso anno, pari al 2,5% del totale europeo, con una media di 1,4 punti di ricarica ogni 100 km.

E c’è un chiaro legame tra disponibilità di punti di rifornimento per l’elettrico e andamento delle vendite di veicoli “alla spina”: in quasi tutti i paesi Ue che hanno meno di una colonnina ogni 100 km di strade, la quota di mercato delle vetture a batteria è inferiore all’1%.

L’Italia non fa eccezione con una quota complessiva di auto elettriche intorno allo 0,5-0,6% (vedi qui gli ultimi dati usciti ad agosto).

Di conseguenza, afferma l’associazione europea delle case automobilistiche, istituzioni locali e governi devono accelerare gli investimenti nelle necessarie infrastrutture, in modo che l’offerta di nuovi modelli elettrici dal 2020-2021 vada di pari passo con una diffusione più capillare delle colonnine.

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