Auto elettrica, il mercato frena mentre corrono le installazioni di punti di ricarica

Installati oltre 10mila nuovi punti di ricarica nel 2022, ma in forte ritardo quelli sulle autostrade, con il rischiodi di perdere i fondi Pnrr. Dati e analisi nel nuovo rapporto di Motus-E sulle infrastrutture di ricarica a uso pubblico sul territorio nazionale.

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In Italia cresce rapidamente il numero di punti di ricarica a uso pubblico per le auto elettriche: sono oltre 10mila quelli installati nel 2022, con una forte accelerazione delle colonnine ad alta potenza (anche se in termini assoluti queste ultime sono ancora poche).

Ciò consente al nostro Paese di avere più punti di ricarica, in rapporto ai veicoli a batteria circolanti, rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna, anche perché il mercato delle auto elettriche non sta crescendo con la stessa velocità delle colonnine.

Nel 2022 le vendite di modelli elettrici sono diminuite: poco più di 49mila veicoli immatricolati, a fronte dei 67mila nel 2021, in calo del 27% e con una quota di mercato complessiva che scende al 3,7% (4,6% nel 2021).

Sono alcuni dei dati più importanti diffusi da Motus-E, associazione che promuove la mobilità elettrica in Italia, nella nuova edizione del rapporto sulle infrastrutture di ricarica pubbliche sul territorio nazionale (vedi pdf in fondo all’articolo).

Emergono anche dei punti critici, in particolare la mancanza di un adeguato numero di colonnine sulle autostrade e il rischio di perdere gli oltre 700 milioni del Pnrr per installare più di 21mila punti di ricarica veloce, a causa del ritardo dei bandi.

Secondo il rapporto, lo scorso anno in Italia si sono installati 10.748 punti di ricarica a uso pubblico, di cui quasi 4mila nel trimestre finale (ottobre-dicembre), con un tasso di crescita del 41% sui dodici mesi porecedenti, portando il totale a 36.772 unità.

Altro dato interessante è il raddoppio, dal 6 al 12%, della quota sul totale installato dei punti a elevata potenza DC in corrente continua.

Inoltre, è triplicata la quota dei punti ultraveloci con potenza oltre i 150 kW: 3% nel 2022 vs 1% nel 2021.

In generale, si osserva, corrono i tassi di crescita dei punti di ricarica a potenze elevate: nell’ultimo trimestre, quelli fast in DC sono cresciuti del 34,3% e quelli ultraveloci del 60%, rispetto ai tre mesi precedenti.

Guardando alla distribuzione sul territorio, si nota che il 58% delle colonnine si trova nel nord Italia, mentre il 22% è disponibile nelle regioni centrali e solo il 20% al sud e nelle isole.

La regione con più punti di ricarica pubblici è la Lombardia: quasi 6mila, il 16% del totale nazionale, seguita da Piemonte e Veneto con circa 3.800 punti ciascuna (11% del totale italiano per ognuna).

Il rapporto poi evidenzia che il 33% dei punti di ricarica si trova nelle 14 città metropolitane: Roma è al primo posto con 2.751, seguita da Milano (1.927), Torino (1.641) e Venezia (1.372).

Inoltre, dalle analisi svolte in collaborazione con Rse sulla geolocalizzazione delle infrastrutture, emerge che nell’86% del territorio nazionale è presente almeno un punto di ricarica in un raggio di dieci km. E avvicinandosi alle città, si superano in molti casi i 600 punti nel raggio di 10 km.

Confrontando la rete italiana di colonnine con i principali Paesi europei, si spiega, in Italia si contano 21,5 punti di ricarica a uso pubblico per ogni 100 veicoli elettrici circolanti, a fronte degli 11,5 della Francia, degli 8,2 della Germania e degli 8,9 del Regno Unito.

In questi tre Paesi, però, nel 2022 le immatricolazioni di auto elettriche sono cresciute rispettivamente del 25%, 32% e 40%. Pertanto, secondo Motus-E, il calo delle vendite di auto elettriche in Italia non dipende dalla mancanza di infrastrutture, ma da altri fattori, tra cui gli incentivi inadeguati per acquistare veicoli plug-in.

Tra i nodi critici da sciogliere, afferma Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, la necessità di “intervenire a livello politico per non sprecare gli oltre 700 milioni di euro del Pnrr destinati all’installazione di più di 21.000 stazioni di ricarica ad alta potenza. Allo stato, per come è impostata la normativa, c’è infatti il rischio di non riuscire a impiegare le ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa, almeno nel primo bando che senza interventi scadrà a maggio, ma non è ancora stato aperto”.

Altro aspetto critico è il ritardo italiano nello sviluppo di punti di ricarica sulle autostrade.

“I concessionari autostradali che non hanno iniziato a installare i punti di ricarica per conto proprio sono obbligati per legge a pubblicare i bandi per l’installazione delle colonnine, ma ci risulta che nessuno finora abbia bandito delle gare per l’assegnazione della subconcessione per la ricarica dei veicoli elettrici”, sottolinea Naso.

Infine, occorre snellire i processi autorizzativi, ancora troppo lunghi e articolati: oggi, si osserva, “circa il 19% delle infrastrutture installate risulta inutilizzabile dagli utenti finali, o perché non è stato finora possibile realizzare il collegamento alla rete da parte dei distributori di energia, o per altre ragioni di natura autorizzativa”.

Per questo motivo, scrive Motus-E, “è più che mai indispensabile che tutti gli interventi normativi di semplificazione degli iter vengano pienamente attuati dalle amministrazioni locali”.

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