La mobilità elettrica non è una minaccia per il settore automotive italiano, anzi è vista da tante aziende come un’opportunità di crescita, ma si fa fatica a trovare lavoratori qualificati e servono politiche più attente alle esigenze del settore.
Queste, in sintesi, le analisi diffuse lo scorso 14 dicembre dall’Osservatorio Tea (osservatorio nato nel 2022 per supportare industrie e istituzioni nella transizione verso la e-mobility), nell’ambito dell’evento “Presente e futuro delle filiera automotive italiana” organizzato presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy.
L’osservatorio ha presentato i risultati di un’indagine su un campione di 217 aziende, sulle oltre 2.100 imprese mappate nel suo database della filiera automobilistica italiana.
In sostanza, si legge in una nota dell’Osservatorio, otto aziende su dieci (83,2% del campione esaminato) pensano che le trasformazioni del settore automotive – considerato come “ecosistema” nel suo complesso, guardando ai diversi segmenti della filiera – avranno impatti positivi o nulli sull’occupazione.
Una percentuale simile (79,3%) ritiene che queste trasformazioni avranno impatti positivi o nulli sul portafoglio dei prodotti.
Tra gli altri dati, spicca che al 2027 si stima un incremento dello 0,6% negli occupati della filiera automotive (contrariamente ai timori di chi pensa che l’elettrico farà diminuire i posti di lavoro netti); la Lombardia trainerà la crescita (+6,3%), compensando il calo nel nord est (-4,3%) e al sud (-3,5%) mentre le Regioni del centro faranno un +3% circa, come si vede dal grafico sotto.
Tuttavia, proprio in tema di occupazione, per il 40-50% delle imprese sentite ci sono “grandi difficoltà” nel trovare le figure professionali richieste nei vari ruoli, come riassume la tabella seguente.
Le imprese poi chiedono più aiuto dal governo, in particolare tramite la defiscalizzazione delle assunzioni di giovani lavoratori, un aspetto “importante” o “molto importante” per il 65% del campione intervistato.
Si chiede anche una più stretta cooperazione tra aziende e istituti tecnici professionali, “per avvicinare il mondo del lavoro alle scuole” e anche “per contribuire a definire percorsi formativi più coerenti con le nuove competenze ricercate dall’industria”.
Il 58% delle imprese poi attribuisce grande importanza ai bonus per l’acquisizione di tecnologie e la riconversione produttiva; il 54% chiede incentivi e agevolazioni per la formazione dei lavoratori.