La riforma della tassazione sui prodotti energetici è stato uno dei temi centrali discussi al vertice Ecofin che si è svolto a Helsinki il 13-14 settembre, come avevamo anticipato qui parlando delle possibili svolte dell’Europa nella lotta contro i cambiamenti climatici.
E il nuovo governo italiano Pd-M5S sembra più allineato ai temi ambientali su cui “spinge” la Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen.
All’incontro informale tra i ministri dell’economia e delle finanze dei 28 Stati membri – per l’Italia in Finlandia era presente il neo-ministro Roberto Gualtieri – il nostro paese ha sposato in pieno la linea che prevede una politica di bilancio più espansiva, con cui favorire gli investimenti in settori prioritari, come quelli legati alle energie rinnovabili.
Tanto che l’Italia sta pensando di chiedere a Bruxelles l’esclusione degli investimenti “verdi” dal calcolo del deficit, in modo da accelerare il più possibile la realizzazione di quel Green New Deal che è anche il cuore del programma politico della Commissione von der Leyen.
Intanto il ministro Gualtieri ha comunicato che l’Italia aderirà al patto internazionale dei ministri delle Finanze impegnati nell’azione climatica (Coalition of Finance Ministers for Climate Action), che comprende già una quarantina di paesi.
Per quanto riguarda, più in dettaglio, la riforma della tassazione sull’energia, il vertice Ecofin ha iniziato il dibattito sul documento preparato dalla Commissione Ue in merito alla revisione della direttiva 2003/96/EC (ETD: Energy Taxation Directive).
Il punto rimarcato in una nota stampa dal vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, è che le regole della direttiva del 2003 sono ormai “fuori contesto”, datate, non più capaci di contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei su energia e clima, considerando la notevole evoluzione delle tecnologie e dei mercati energetici che si è dipanata negli ultimi 15 anni.
Ecco perché la Commissione von der Leyen – ricordiamo che il mandato della Commissione Juncker terminerà il 31 ottobre – dovrà valutare come migliorare e correggere la normativa in vigore, rendendola così compatibile con i prossimi traguardi di riduzione delle emissioni inquinanti e promozione delle fonti “pulite”.
Ci sono diversi elementi critici nell’attuale direttiva, tra cui:
- La tassazione non considera il contenuto di carbonio (carbon content) dei diversi combustibili impiegati nei trasporti e nel riscaldamento e delle diverse fonti di produzione elettrica. In altre parole, la direttiva non tiene in debita considerazione il contributo all’inquinamento delle differenti risorse energetiche, in base alle rispettive emissioni di CO2.
- La direttiva non comprende nuove tecnologie come il biometano e l’idrogeno con sistemi Power-to-Gas (P2G).
- Il quadro europeo delle tasse sui prodotti energetici è troppo frammentario, anche perché i singoli Stati membri sono liberi di fissare il livello di tassazione senza basare le loro decisioni su indicatori ambientali o che riguardano l’efficienza delle tecnologie.
- Le esenzioni fiscali per determinati settori finiscono per indebolire gli incentivi a investire in carburanti alternativi e tecnologie più efficienti. In particolare, le agevolazioni concesse finora al trasporto aereo e marittimo sono incompatibili con gli obiettivi Ue per la de-carbonizzazione.
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