Amphan e la stretta relazione tra super-cicloni e cambiamenti climatici

Mentre il ciclone Amphan imperversa tra India e Bangladesh, vediamo quali fattori influenzano maggiormente questi eventi "estremi".

ADV
image_pdfimage_print

L’Asia in queste ore è colpita da un evento meteorologico “estremo”, il super-ciclone Amphan che ha riportato l’attenzione dei climatologi sulle complesse relazioni tra fenomeni naturali di questo tipo e il cambiamento climatico innescato dalle attività umane.

Il super-ciclone Amphan, stando alle ultime informazioni diffuse dal dipartimento meteorologico indiano (India Meteorological Department, IMD), si è formato nel Golfo del Bengala per poi iniziare a spostarsi verso terra lungo le coste tra India e Bangladesh con venti di 160-170 km orari, raffiche fino a 190 km orari e piogge intense.

Ricordiamo che nella fase di “landfall” (approdo) il ciclone perde progressivamente intensità: adesso è ancora classificato come “estremamente grave”.

Tanto da costringere le autorità dei due paesi a evacuare milioni di persone; tra l’altro, le condizioni di sicurezza sono rese ancora più complicate dall’emergenza coronavirus: difficile, se non impossibile, rispettare le regole di distanziamento tra le persone durante evacuazioni di massa e ricoveri in zone protette.

Quali sono i collegamenti tra questi cicloni e il surriscaldamento globale?

È bene precisare, come fanno i climatologi, che non si può stabilire un nesso di causalità fra un singolo evento meteorologico, per quanto “estremo”, e le tendenze climatiche di lungo periodo.

In altre parole, i cicloni sono sempre esistiti e continueranno a colpire in varie regioni del nostro Pianeta, ma le loro caratteristiche fisiche sono e saranno influenzate dai cambiamenti climatici.

Secondo un recente studio della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti, il cambiamento climatico sta condizionando la distribuzione geografica dei cicloni; questi ultimi, infatti, dal 1980 in avanti sono diventati più frequenti nel nord dell’Atlantico e nel Pacifico centrale, mentre sono diventati meno frequenti nel Pacifico occidentale e nell’Oceano Indiano meridionale.

La mappa seguente, tratta dalla sintesi online dello studio, riassume il quadro descritto dalla NOAA.

E gli scienziati, si legge nella ricerca, si aspettano che il numero totale di cicloni annuali diminuirà nei prossimi decenni, anche se molti cicloni saranno sensibilmente più gravi e devastanti, soprattutto a causa dell’incremento della temperatura media degli oceani.

Il calore assorbito dagli oceani (Oceanic Heat Content, OHC), infatti, è l’elemento che contribuisce maggiormente alla formazione dei cicloni; e poiché gli oceani trattengono sempre più calore come effetto del surriscaldamento globale, aumenta la probabilità che avvengano cicloni particolarmente distruttivi.

L’aria calda e umida è la “benzina” che alimenta le tempeste tropicali; di conseguenza, mari sempre più caldi aiutano a produrre super-cicloni come quello che in queste ore sta avanzando tra India e Bangladesh.

Insomma il cambiamento climatico sta rendendo i cicloni più intensi, più forti, più grandi.

Ma c’è di più. Anche il lockdown per l’emergenza coronavirus potrebbe aver giocato un qualche ruolo nella formazione del ciclone Amphan.

Il punto, si legge nella ricerca americana della NOAA, è che in generale l’inquinamento atmosferico (aerosol e particolato fine) favorisce la formazione di nubi e riflette una parte dei raggi solari evitando che questi ultimi raggiungano la superficie terrestre.

In sostanza, il miglioramento della qualità dell’aria locale grazie al lockdown, secondo alcuni scienziati, potrebbe avere una relazione con la particolare intensità del ciclone Amphan.

Il minore inquinamento atmosferico potrebbe aver consentito ai raggi solari di scaldare maggiormente la superficie del mare nel Golfo del Bengala (le temperature massime del mare prima del ciclone hanno toccato 32-34 gradi), anche se queste valutazioni sono del tutto preliminari e andranno poi verificate con ulteriori dati e modelli climatici.

ADV
×