Anche il 2025 porterà opportunità e rischi critici per gli stakeholder lungo tutta la catena del valore del comparto energia.
Rystad Energy, società indipendente di ricerca energetica e business intelligence con sede a Oslo, ha esplorato le 12 tendenze significative che plasmeranno il mondo dell’energia nei prossimi 12 mesi.
- Persiste l’incertezza geopolitica
Il 2025 è destinato a essere un anno di crescenti incertezze geopolitiche. Al centro dell’attenzione ci sarà certamente l’evolversi del conflitto tra Russia e Ucraina, ma anche il dualismo Usa-Cina, alla luce della nuova amministrazione statunitense, e gli impatti inevitabili anche sull’Ue.
Il 31 dicembre è scaduto l’accordo per il transito di gas naturale russo in Ucraina verso l’Europa, con il Vecchio Continente che perderà fino a 15 miliardi di metri cubi l’anno di metano a prezzi convenienti che sarà impossibile rimpiazzare se non con maggiori e più care importazioni di Gnl.
Esiste inoltre il rischio di una guerra commerciale globale innescata dai dazi statunitensi. Gli Usa hanno già tassato celle solari, veicoli elettrici e batterie al litio provenienti dalla Cina, resterà da vedere la reazione di Pechino e dei suoi alleati commerciali.
- Un anno tranquillo per l’upstream
Si prevede che gli investimenti globali upstream (le attività di esplorazione e produzione di idrocarburi, ndr) diminuiranno del 2% il prossimo anno.
La ricerca in acque profonde però aumenterà del 3%, spinta da nuovi sviluppi in Suriname, Messico e Turchia. Investimenti in piattaforme offshore cresceranno del 2%, alimentati dall’attività in Indonesia, Qatar e Russia.
Il ritmo di crescita dell’offerta dei paesi non-OPEC, maggiore rispetto alla domanda, sta portando ad una sovraproduzione, che avrà come causa il ribasso dei prezzi del petrolio.
Rystad prevede che l’offerta di petrolio non-OPEC aumenterà di circa 1,4 milioni di barili al giorno.
- I margini delle raffinerie rimarranno compressi
La raffinazione in Cina, Stati Uniti ed Europa si sta contraendo, visto l’assottigliamento dei margini di guadagno. Una tendenza che si prevede continuerà per tutto il nuovo anno.
Dovremmo inoltre aspettarci anche ritardi nella messa in opera di nuova capacità aggiuntiva. Questi fattori potrebbero determinare una carenza di prodotti fossili nella seconda metà del 2025.
- I produttori di petrolio Usa non saranno stimolati dalla presidenza Trump
Donald Trump si è espresso inequivocabilmente a favore di una maggiore produzione di petrolio e gas negli Stati Uniti. Ma è improbabile un aumento del budget per nuove perforazioni, soprattutto per il ristagno della produttività dei pozzi e per scongiurare una sovraproduzione.
- Le esportazioni Usa di Gnl come chiave nel commercio globale
Gli Usa potrebbero però aumentare le esportazioni di Gnl, accelerando le procedure per nuovi permessi e infrastrutture.
Il 26 gennaio scorso il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva sospeso con una moratoria l’approvazione dei nuovi progetti di esportazione del gas naturale liquefatto, ma Trump ha promesso di rimuovere il blocco quando entrerà in carica, una mossa che andrebbe a vantaggio degli sviluppatori con progetti in sospeso.
Tuttavia, l’accelerazione di questi progetti potrebbe aggravare l’eccesso di offerta globale di Gnl nel medio termine, destabilizzando i prezzi.
- Le sfide della catena di fornitura per i mercati energetici
Le tensioni geopolitiche e il crescente protezionismo determineranno grandi cambiamenti nelle filiere globali.
Nel settore offshore del petrolio e del gas, i colli di bottiglia attorno alle navi galleggianti di produzione, stoccaggio e scarico, ai kit sottomarini, alle piattaforme di perforazione e ad altre imbarcazioni continueranno a ritardare i progetti.
Nelle tecnologie pulite, la sovracapacità nel settore manifatturiero per batterie e fotovoltaico continuerà a crescere e a far scendere i prezzi. Tuttavia, protezionismo e tariffe porteranno a costi crescenti per gli importatori e costringeranno a un maggiore home-shoring.
Nel complesso, il risultato sarà un aumento di disinvestimenti, fusioni e acquisizioni lungo la filiera energetica.
- Il boom dell’intelligenza artificiale
Rystad Energy prevede che la domanda globale di elettricità dai data center raddoppierà entro la fine del decennio.
Già molte aziende tech hanno stipulato diversi PPA per assicurarsi energia a basse emissioni, e il trend dovrebbe intensificarsi nel 2025.
Si sta facendo largo anche un certo interesse per le nuove tecnologie relative ai piccoli reattori modulari (SMR), per i quali Rystad non mostra particolare fiducia, parlando di “costi di sviluppo elevati” e di una “persistente necessità di dimostrarne la fattibilità tecnica”.
- Prosperano i mercati energetici a basse emissioni
È probabile che i mercati delle batterie e del fotovoltaico rimangano caratterizzati da un eccesso di offerta, mentre i mercati dei biocarburanti mostrano un potenziale di ripresa con l’entrata in vigore di nuovi obblighi di miscelazione.
Un ruolo fondamentale sarà ricoperto dal mercato del carbonio dell’Ue, che maturerà definitivamente con l’eliminazione graduale delle quote gratuite e l’implementazione del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM).
- Un anno decisivo per i colloqui globali sul clima
Entro febbraio i Paesi dovranno presentare i loro “contributi determinati a livello nazionale” (NDC), delineando le azioni che intendono mettere in campo per contrastare il cambiamento climatico. La COP30, che si terrà il prossimo novembre a Belém, in Brasile, sarà il banco di prova per questi piani e valuterà se si saranno tradotti in progressi misurabili.
Alla COP29 il risultato raggiunto è stato deludente: sono stati promessi 300 miliardi di dollari all’anno in finanziamenti per il clima entro il 2035, una cifra è ben al di sotto dei 1,3 trilioni di dollari chiesti dai Paesi in via di sviluppo.
- La carbon capture cresce nonostante gli ostacoli infrastrutturali
Il mercato della CCUS (“carbon capture, usage and storage”) farà registrare una rapida crescita nel 2025, con un’ondata di approvazioni di decisioni finali di investimento finale (FID) previste. Uno slancio che deriverà soprattutto da politiche di supporto e finanziamenti in Europa.
Rimangono però alcune sfide, tra cui il divario tra la domanda di cattura di CO₂ e la prontezza delle infrastrutture, che potrebbe portare a ritardi nei progetti.
Rystad si aspetta anche un rafforzamento delle partnership tra pubblico e privato, in particolare nella costruzione dell’infrastruttura necessaria per il trasporto della CO₂.
- Le difficoltà dell’idrogeno
Il settore dell’idrogeno avrà una flessione. Le aste in Europa e Giappone sosterranno il progresso di alcuni progetti già selezionati, ma molti altri continueranno ad affrontare sfide e cancellazioni.
Quest’anno saranno inoltre determinanti il ritorno di Trump alla Casa Bianca negli Stati Uniti e le elezioni incombenti in Germania, due mercati importanti per l’idrogeno pulito.
- Il settore del trasporto merci spinge per il cambiamento
La decarbonizzazione del settore del trasporto delle merci è molto complesso a causa della sua forte dipendenza dai combustibili fossili e della complessità dell’introduzione di normative efficaci a livello globale.
La transizione verso alternative a basse emissioni di carbonio come il metanolo verde per le imbarcazioni richiederà investimenti significativi in nuove tecnologie e infrastrutture.
Una tassa globale sul carbonio potrebbe accelerare questa transizione, ma il suo successo dipenderà dall’adozione e dall’applicazione coerente tra le nazioni.