tratto dal blog di Ugo Bardi “Effetto Cassandra”
Il trasporto elettrico è soltanto una parte della grande trasformazione che stiamo vedendo, ma è un elemento cruciale di quello che sta succedendo.
Su questo ci lavoro ormai da più di un decennio e recentemente ho scritto un libro che si intitola “Viaggiare elettrico“.
Cominciamo col raccontare un po’ la storia dei veicoli elettrici. Non è una nuova idea – sono veicoli che sono esistiti in parallelo a quelli a motore termico per molti anni, fin dall’inizio del ventesimo secolo.
Avevano un loro mercato perché erano pratici e silenziosi; c’era chi li apprezzava. Poi, dopo la fine della guerra mondiale c’è stato il grande boom petrolifero: il petrolio non costava quasi nulla e non aveva senso continuare ad usare i vecchi veicoli a batteria che erano lenti e avevano scarsa autonomia. Per cui, i veicoli elettrici sono quasi completamente scomparsi.
In seguito è successo un gran rivolgimento con il nuovo secolo. Il prezzo del petrolio ha cominciato ad aumentare rapidamente fino ad arrivare alla famosa soglia dei 100 dollari al barile del 2007. Poi è andato ancora più su, poi è sceso, poi è risalito.
Negli ultimi tempi è sceso, ma ora sta risalendo ed è di nuovo su valori che avrebbero fatto gridare al “si salvi chi può” un paio di decenni fa. Insomma, i prezzi vanno su e giù, ma il tempo del petrolio a meno di 20 dollari al barile – come era negli anni 1990 – non ritornerà mai più.
Poi, ovviamente, è venuto fuori il problema del cambiamento climatico, rapidamente diventato il fulcro di tutti i problemi, quello che ci può semplicemente distruggere tutti quanti se non facciamo niente per evitarlo.
Ma non è da trascurare anche l’inquinamento locale dei motori a scoppio. Sì, le marmitte catalitiche fanno qualcosa di buono, ma non risolvono niente. C’è stato lo “scandalo Volkswagen” a rendere pubblica una cosa che tutti sapevano: i vari filtri alla marmitta hanno raggiunto i loro limiti pratici. Se vogliamo eliminare l’inquinamento, dobbiamo eliminare il petrolio. Non c’è altra soluzione.
In parallelo al petrolio che è diventato caro e comunque da eliminare, è venuta fuori una nuova generazione di batterie, quelle al litio. Sono nate più che altro dalle necessità dell’elettronica, telefonini e cose del genere. Ma già dai primi anni del secolo cominciavano ad essere disponibili per i veicoli stradali. E con queste batterie si risolveva il problema principale dei veicoli elettrici: quello delle vecchie batterie al piombo, pesanti e di bassa autonomia.
Le batterie al litio sono rapidamente scese di prezzo – è vero che rimangono un po’ costose ma, insomma, sono batterie pratiche che permettono di fare qualche centinaio di chilometri di autonomia. Questo rende il veicolo utilizzabile in pratica, anche se fare lunghi viaggi richiede ancora un po’ di organizzazione.
Quindi, sono almeno 10 anni che i nuovi veicoli elettrici si sono affacciati sul mercato. Andavano bene, ma soffrivano del fatto che erano un po’ artigianali. Molti erano fatti in Cina e se ordinavi dei pezzi di ricambio non sapevi mai se ti arrivava la batteria che volevi oppure un piatto di involtini primavera. Poi, mancavano i punti di ricarica e se abitavi al terzo piano ti toccava tirare giù una prolunga fino alla strada e non era cosa molto pratica. Insomma erano trabiccoli destinati a un mercato di nicchia di persone un po’ strampalate.
Poi, è arrivato Elon Musk con la sua Tesla e tutto è cambiato. Per prima cosa, niente più trabiccoli, ma una macchina che è un oggetto di desiderio: alla pari con le macchine più belle dei costruttori tradizionali – ma migliore e più evoluta. Poi, una rete di punti di ricarica che ha reso la macchina elettrica una cosa pratica anche per viaggi su medie e lunghe distanze. Ed è stata la rivoluzione. Il veicolo elettrico è letteralmente esploso sul mercato.
C’è ancora gente che borbotta che preferisce i vecchi motori a scoppio, ma ormai la transizione non si ferma più. Lo ha detto persino Marchionne, e questo vuol dire qualcosa!
Ora, in molti casi ci immaginiamo il veicolo elettrico soltanto come una versione più silenziosa e meno inquinante delle automobili tradizionali. A parte il ronzio invece del rombo, cosa cambierebbe? Ma in realtà non è così.
Il veicolo elettrico è soltanto parte di un cambiamento in tutto quello che ha a che fare col trasporto. Un cambiamento epocale. Un cambiamento che influirà pesantemente su tutta la società.
Prendete un telefonino cellulare. Lo chiamate telefono? Certo, è vero che può anche telefonare. Ma vi rendete conto di quante altre cose può fare? E’ tutta un’altra cosa. E’ lo stesso per la Tesla – sembra un’automobile, e lo è. Ma è anche un computer su ruote che sta sempre connesso in rete, un sistema elettronico complesso e potente. Questo porta a una serie di cambiamenti importanti. Non pensate per il momento alla macchina che si guida da sola. Per questo ci vorrà ancora molto tempo, non tanto per ragioni tecniche ma per ragioni giuridiche e politiche.
E’ il fatto del veicoli connessi in rete che cambia le cose. E’ la fine del veicolo privato – è l’arrivo del concetto di “Trasporto come servizio” (TCS, o TAAS in inglese). Cambiano le cose, cambia l’uso del veicolo, cambia il modo in cui lo vediamo. Avremo meno veicoli ma li useremo in modo più efficiente. Diminuiranno gli ingorghi e i parcheggi non saranno più un problema.
Fra le altre cose, si sta affacciando il concetto di “platooning” nel campo del trasporto di merci che trasforma i singoli veicoli in veri e propri “treni su strada” con grossi risparmi di materiali e soprattutto di manodopera. E’ un risparmio ma anche un problema: si parla di centinaia di migliaia di posti di autista che vanno a sparire solo in Italia. Ma è anche un’opportunità se riusciamo a gestirla e non soltanto a subirla.
Ci sono tantissimi cambiamenti in arrivo, per ora mi limito a farvi notare come lo sviluppo dei veicoli elettrici stradali ci può aiutare enormemente nella transizione verso le energie rinnovabili.
Quello che sta succedendo oggi è che stiamo investendo nella transizione, ma non abbastanza. Se non aumentiamo il livello degli investimenti non ce la faremo a sostituire i fossili prima che il cambiamento climatico ci spazzi via tutti quanti.
Ma le leggi del mercato finanziario sono quelle che sono: al mercato non gliene importa niente se la gente muore, vede solo i profitti immediati. Però, se riusciamo ad incrementare la domanda di energia elettrica con la diffusione dei veicoli elettrici, allora nasce un nuovo mercato: non ha senso continuare a estrarre fossili per fare energia elettrica – le rinnovabili sono già competitive.
Allo stesso tempo, la diffusione di veicoli elettrici va a diminuire drasticamente la domanda di combustibili liquidi. I due effetti si potrebbero combinare insieme per far crollare l’industria fondata da Sauron, l’industria del petrolio. E questo ci potrebbe salvare dal cambiamento climatico.
Insomma, siamo in un bel momento. Se riusciremo ad accettare il cambiamento invece di cercare disperatamente di evitarlo (come avviene di solito), abbiamo la possibilità di un buon futuro per tutti. E per accettare il futuro, abbiamo bisogno di capirlo. Per capirlo, abbiamo bisogno di discuterne.
L’articolo è la sintesi dell’intervento che il prof. Ugo Bardi ha fatto in un dibattito sul trasporto elettrico a Montebelluna il 18 Febbraio 2018, organizzato dal M5S.
Per info: “Viaggiare elettrico. Uno sguardo sulla mobilità del futuro”, Ugo Bardi, 2018, Luce edizione.