C’è ancora troppo gas: prime reazioni alla Strategia Energetica Nazionale 2030

  • 10 Novembre 2017

Il documento varato dal Governo, evidenziano diversi commenti, avrebbe dovuto puntare con maggiore convinzione sulle tecnologie pulite e sui sistemi di accumulo, anziché assegnare un ruolo di primo piano alle nuove infrastrutture per il gas naturale. Bene l’obiettivo “politico” di eliminare il carbone, ma serviranno misure concrete.

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Alla presentazione ufficiale della nuova SEN da parte dei ministri Carlo Calenda e Gianluca Galletti (vedi QualEnergia.it), sono seguiti i primi commenti sul provvedimento di politica energetica-ambientale predisposto dal Governo, alcuni positivi, in particolare sul ruolo crescente che avranno le rinnovabili, altri più negativi, soprattutto sull’eccessivo “peso” assegnato al gas.

Per quanto riguarda l’obiettivo di eliminare gli impianti a carbone entro il 2025, il WWF ha osservato che questa scelta “è una prima vittoria per il clima e la salute dei cittadini” (vedi anche QualEnergia.it sul ricorso al Tar del Lazio contro l’estensione al 2028 dell’AIA per la centrale Enel di Brindisi).

Tuttavia, l’associazione ambientalista ritiene che sia sbagliato scommettere troppo sul gas a scapito delle risorse rinnovabili e dei sistemi di accumulo energetico distribuito. La letteratura scientifica, evidenzia il WWF, “dice invece come il gas, seppur dotato di performance ambientali migliori del carbone, non debba essere oggetto di massicci investimenti in una fase di transizione già iniziata e avanzata, poiché questo impedirebbe di puntare sulle tecnologie a zero carbonio e, quindi, non consentirebbe di conseguire gli obiettivi climatici stabiliti dall’accordo di Parigi”.

Ancora più critico è stato il senatore del Movimento 5 Stelle, Gianni Girotto, secondo cui la SEN “è già vecchia prima di iniziare”.

Il documento approvato dal Governo, infatti, sostiene Girotto, “non cambia nella sostanza l’orientamento politico tenuto in questa legislatura di difesa di un modello energetico centralizzato. In contraddizione con gli obiettivi europei e gli accordi internazionali sul clima e l’energia, la SEN mantiene il dominio delle fonti fossili spingendo troppo sul gas, che richiede la realizzazione di nuove infrastrutture, che saranno sottoutilizzate e pagate con l’incremento dei costi in bolletta per i consumatori” (articolo di QualEnergia.it sulle polemiche riguardo la costruzione del gasdotto TAP).

La buona notizia, ha commentato il direttore di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, “è che in Italia non ci sarà più carbone dal 2025 ed è positivo il fatto che sia stato rivisto al rialzo, anche se non abbastanza, l’obiettivo sulle rinnovabili elettriche. Ma non possiamo pensare di sostituire il carbone con il gas naturale: bisogna investire in smart grid, efficienza energetica e rinnovabili, per limitare al minimo indispensabile la costruzione di nuove infrastrutture come gasdotti o rigassificatori, poiché questo andrebbe anche contro i dichiarati obiettivi di indipendenza energetica”.

Il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, ha poi definito “buono” l’impianto complessivo della nuova SEN, sostenendo però che “è possibile proporre obiettivi più ambiziosi sulle rinnovabili anche in sede europea, come quello giustamente chiesto da Enel e altre importanti utility di raggiungere il 35% di rinnovabili sulla quota dei consumi finali al 2030” (vedi QualEnergia.it).

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