La riforma dei Certificati Bianchi e il giudizio di FREE

Nel mirino riduzione coefficiente tau, esclusione delle rinnovabili e obblighi di capitalizzazione. Per il Coordinamento delle associazioni delle rinnovabili e dell'efficienza energetica le linee guida per la riforma dei certificati bianchi, attualmente in consultazione, sono troppo penalizzanti.

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Pur essendo “apprezzabile lo sforzo di ridefinire e potenziare lo strumento (dei Titoli di Efficienza Energetica, ndr), superando alcune obiettive criticità emerse nei primi anni di applicazione”, il Coordinamento FREE, “ritiene che il documento posto in consultazione introduca un’eccessiva penalizzazione del meccanismo incentivante, in particolare attraverso la riduzione del coefficiente tau per gli interventi industriali e del terziario e l’eliminazione delle fonti rinnovabili dall’applicazione dei TEE”.

Questo in sintesi il giudizio sulle nuove linee guida per la riforma dei Certificati Bianchi, attualmente in consultazione, del coordinamento delle associazioni delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, oggi in audizione alla Commissione Industria del Senato (documenti allegati in basso).

Inoltre, si legge nel documento (vedi in basso), alcuni meccanismi proposti a garanzia dei risultati, dei controlli o delle procedure di qualifica “rendono di fatto molto più complesso l’utilizzo dello strumento”.

Per FREE il rischio è addirittura che i cambiamenti delineati spazzino via dal mercato gran parte delle ESCo. Sotto accusa soprattutto la proposta di incrementare gli obblighi di capitalizzazione delle ESCo fino al totale dei TEE ricevuti, con la motivazione che questi potrebbero andare a revoca in seguito a controlli negativi. “Tale ipotesi, se confermata – commenta il presidente di FREE, Gianni Silvestrini, nell’introdurre il documento – indurrebbe la scomparsa di fatto della stragrande maggioranza delle energy service company specializzate nel settore, rendendo possibile svolgere questa attività solo in forma consulenziale e/o come marginale diversificazione di portafoglio”.

Anche l’ipotesi di richiedere sistematicamente fideiussioni per far fronte alle richieste di anticipazione Titoli (quando il progetto ha durata superiore a 5 anni), con le modifiche proposte allo stesso strumento, per FREE “può indurre difficoltà nella bancabilità di molti interventi impegnativi e dunque definisce un caso di conflitto tra due interessi pubblici divergenti, quello di promuovere l’efficienza in direzione di interventi più strutturali, e quindi onerosi, e quella di garantire le risorse pubbliche impegnate”.

La responsabilità di tutti i soggetti attivi nella filiera degli interventi è un valore importante e un fattore strutturale di garanzia e irrobustimento della politica, tuttavia non è chiaro in che modo il Documento di Consultazione intenda promuoverlo: se riducendo sistematicamente le ESCo al ruolo di mero consulente esterno (introducendo l’obbligo di presentazione a carico del, a volte meno qualificato, Energy Manager), fuori del caso in cui abbiano il ruolo di investitore. Oppure individuando meccanismi di responsabilità proporzionali all’effettivo ruolo (anche economico) svolto nel percorso di vita del progetto e della relativa incentivazione”, si osserva.

Critiche anche alla equiparazione proposta tra “vita utile” e “vita tecnica”, o limitazione della prima a cinque anni con applicazione di un “fattore di premialità” per evitare anticipazioni e contabilizzazioni che successive evoluzioni di mercato, o tecnologiche, possano vanificare: “sono piuttosto complessi e andrebbero lasciati in opzione al mercato”, chiarisce FREE.

È del tutto positivo per FREE, invece, estendere il campo di applicazione degli strumenti di incentivazione dell’efficienza energetica a settori oggi non coperti come quello idrico, la ITC, i trasporti (che rappresentano quota determinante dei consumi energetici negli usi finali) e le reti elettriche di utenza (settore strategico per la creazione di “smart grid” e la rivoluzione dei “prosumers”).

“Molto problematica”, infine, la formulazione del punto 6.2 delle linee guida che potrebbe portare all’esclusione totale delle rinnovabili dai TEE. “Se può essere ragionevole procedere alla esclusione di quegli interventi per i quali permangano alternativi meccanismi di incentivazione dedicati (ma si deve sottolineare che comunque questi erano già reciprocamente escludenti), bisogna sottolineare che la formulazione del testo induce a generalizzazioni eccessive. Diverse modalità di installazione, utenti finali, o tecnologie non sono incentivate con alcuno strumento disponibile (ed altre potrebbero a brevissimo veder cessare il proprio strumento)”, osserva il presidente di FREE.

A proposito nel documento si ricorda che le rinnovabili, in un’interpretazione estensiva del punto, potrebbero restare orfane dei Certificati Bianchi senza poter contare su altri incentivi: il fotovoltaico in scambio sul posto fino a 20 kW per gli enti locali, o le aziende che non possono accedere alla detrazione fiscale; le caldaie a biomasse per usi industriali o agroindustriali; le caldaie a biomasse per usi agricoli e civili con caratteristiche fuori dal conto termico o dalla detrazione fiscale.

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