Ma quanto piacciono gli idrocarburi a questo governo?

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Lo scarso afflato ambientalista di questo governo e la sua vicinanza agli idrocarburi sta tutta nella soppressione del divieto di utilizzo dell'air gun per la ricerca di gas e petrolio in mare contenuto nel ddl Ecoreati, che ora torna al Senato. Una mossa per affossare questa importante legge o un diktat, prontamente ascoltato, dei petrolieri?

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La scarsa cifra ambientalista di questo governo e la sua antiquata vicinanza agli idrocarburi vengono confermate negli accadimenti di ieri alla Camera: la soppressione del divieto di utilizzo dell’air gun per la ricerca di idrocarburi nei nostri mari contenuto nel disegno di legge sugli Ecoreati. Un vero ‘capolavoro’ voluto dal Ministro Galletti e da Renzi e in perfetta sintonia con gli interessi dei petrolieri e le solite pressioni di Confindustria. E non è certo la prima volta. Viene così rimandata al Senato una proposta di legge importante, attesa da due decenni e fondamentale per i cittadini, che ora corre anche il rischio (voluto?) di essere affossata nel suo iter.

Ieri Galletti dichiarava: “senza la zavorra di una norma sbagliata come quella che vietava la tecnica Airgun per le esplorazioni in mare, il provvedimento è finalmente pronto all’approvazione definitiva al Senato”. Intanto già domani, 7 maggio, alle ore 14 l’esame del disegno di legge sui reati ambientali verrà discusso nelle Commissioni riunite Ambiente e Giustizia del Senato. Staremo a vedere.

Ma cos’è questa “zavorra” dell’air gun? E’ una tecnica di prospezione geosismica che consiste nel sondare il fondo del mare sparando ripetutamente e con alta frequenza aria compressa contro i fondali. L’impatto di questi spari (vere e proprie esplosioni ripetute centinaia di volte) finisce per generare onde di rifrazione, usate per mappare la composizione geologica degli strati sottostanti il fondo del mare. L’air gun è il primo strumento impiegato, prima dei pozzi di esplorazione, per capire se sotto i fondali marini possono esservi giacimenti gassosi o liquidi.

Come ricorda Greenpeace, la distruttività di questo strumento è largamente acclarata nel mondo scientifico, tanto che lo scorso marzo 75 scienziati americani, impiegati nei più importanti centri di ricerca statunitensi, hanno scritto una lettera al presidente Obama per chiedere la messa al bando di questo strumento. Le prospezioni con l’air gun, hanno spiegato, sono un rischio inaccettabile di danni seri alla vita del mare a livello di specie e di popolazioni, la cui entità sarà pienamente compresa solo molto dopo che il danno sarà stato fatto.

Nei “piccoli” mari italiani le richieste di prospezioni di idrocarburi sono una trentina, di cui 19 in fase di lavorazione e 14 in attesa della firma dei ministri. E il governo non ha fatto altro, attraverso tre emendamenti presentati da alcuni parlamentari compiacenti, che salvaguardare questi interessi. Mentre, è bene ricordarlo, la sua ‘attenzione’ verso rinnovabili ed efficienza energetica, è pressoché inesistente, se non controproducente.

Il governo Renzi, “conferma la sua spiccata vocazione di servizio alle compagnie petrolifere. Ovviamente a discapito dell’ambiente, del clima e di tutti i settori produttivi che possono essere danneggiati dalle trivelle a mare, turismo e pesca in primis – ha detto Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace – per due gocce di petrolio, per le quali nessun Paese serio nemmeno si scomoderebbe, questi signori stanno mettendo a rischio quanto di più prezioso l’Italia possa offrire: le sue risorse paesaggistiche e naturali, la sua biodiversità. Scopriranno presto che l’opposizione ai loro piani ‘fossili’ è cosa ben più estesa e radicata di quanto pensino”.

Nell’esperienza registrata anche nei nostri mari, si può affermare che questi test possano causare stress comportamentali e psicologici cronici a balene e altri cetacei, provocare la morte dei pesci e danneggiare le attività di pesca, interferire nei processi riproduttivi (Qualenergia.it, Morte capodogli, probabile causa la ricerca di idrocarburi in Adriatico). Greenpeace ha ricordato come l’impiego dell’air gun, “al contrario di quanto sostenuto dal ministro Galletti in questi giorni, è vietato sulla costa canadese e statunitense del Pacifico”.

Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera e primo firmatario della proposta di legge che introduce i reati ambientali nel Codice penale ha dichiarato a SkyTg24, fin troppo sommessamente, che “l’air gun è sì una tecnica molto controversa, ma non è un reato penale e chi l’ha inserita nel ddl Ecoreati ha voluto mettere sul piatto una polpetta avvelenata per creare problemi a questa proposta di legge”.

Ora gli occhi puntati sono sul Senato per condurre in porto una legge, sicuramente non perfetta, ma che potrebbe essere uno spartiacque sui reati ambientali in questo paese.

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