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Chicco Testa: “Il superamento della progressività della tariffa elettrica eliminerà un’ingiustizia”

La riforma delle tariffe elettriche dei clienti domestici proposta dall'Autorità per l'Energia è una svolta positiva. Il sistema vigente, basato sulla progressività, concepito 40 anni fa in un contesto completamente diverso, è distorsivo e crea 'povertà energetica'. Questa l'opinione di Chicco Testa, presidente di Assoelettrica, che ospitiamo su Qualenergia.it

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Dopo aver sintetizzato la proposta di riforma delle tariffe elettriche per i clienti domestici messa in consultazione dall’Autorità per l’Energia, su Qualenergia.it stiamo ospitando un dibattito sulla complessa questione. Dopo le opinioni, particolarmente critiche, di GB Zorzoli, presidente onorario di FREE, e di Giuseppe Artizzu, esperto energetico molto sensibile al tema dell’autoconsumo, ospitiamo il contributo del presidente di Assoelettrica, Chicco Testa.

 

Senza entrare nel dettaglio delle quattro ipotesi di riforma del sistema tariffario domestico proposte dall’AEEGSI, credo che si possano fare almeno tre considerazioni di carattere generale.

La prima consiste nel salutare il documento di consultazione dell’Autorità come una svolta positiva e da molto tempo attesa. Un tabù è stato rotto, finalmente si ammette anche nei fatti che il sistema delle tariffe elettriche domestiche in vigore è fuori dal tempo e fuori dal buon senso e si apre una seria discussione per una sua modifica. Occorre ricordare che quel sistema fu inventato 40 anni fa, quando non c’era un mercato dell’elettricità, quando dominava un sistema monopolistico le cui leve erano integralmente nelle mani del governo e dei ministeri e, soprattutto, quando si era vittime di una devastante crisi di approvvigionamento energetico? Le tariffe servivano a tagliare i consumi elettrici così come le domeniche a piedi servivano a ridurre quelli di petrolio.

Sono passati più di quattro decenni e il mondo e l’Italia sono completamente diversi: abbiamo un mercato elettrico, esiste l’unione monetaria europea, le rinnovabili generano più di un terzo dell’elettricità prodotta ogni anno e il resto lo fa soprattutto il gas e non i prodotti petroliferi. Sarebbe come se continuassimo a pagare un personal computer come nel 1990 e un cellulare come nel 1992, quando uno StarTAC costava più di 3 milioni di lire.

La seconda considerazione riguarda la questione, a nostro avviso di fondamentale importanza, del diverso trattamento tra residenti e non residenti. Come la stessa Autorità riconosce, ciò favorisce comportamenti a dire poco opportunistici. Secondo nostre stime, oltre il 40 per cento delle utenze domestiche con contratto sotto i 3 kW e di tipo residente, consumano meno di 1800 kWh all’anno. Che cosa significa? Che ci sono alcuni milioni di seconde case che, per ovvi motivi fiscali, vengono fatte risultare come prime case di un congiunto, con il risultato non soltanto di risparmiare l’IMU, ma anche di tagliare a metà la bolletta della luce e quella dell’acqua. La distinzione tra residenti e non residenti va abolita, anche perché non riesco a capire perché una commodity dovrebbe avere un prezzo così diverso a seconda della residenza. E gli studenti fuori sede? Perché devono pagare il chilowattora il doppio di chi ha una villa al mare dove compare come residente la zia o la moglie?

La terza considerazione riguarda la questione dei sussidianti e dei sussidiati. Il problema è duplice. Con le tariffe in vigore chi consuma meno di 3500 kWh all’anno ed è residente ha la bolletta parzialmente pagata da chi consuma di più. Chi poi ha dispone di una potenza superiore ai 3 kW paga quasi il doppio (come i non residenti) e sussidia ancora di più. L’equità qui non c’entra. Sarebbe come se al supermercato ci fossero le mele a 1 euro al chilo se ne compri tre e a 6 euro al chilo se ne compri quattro. Per le famiglie meno abbienti esiste il bonus elettrico: se necessario, aumentiamone la capienza, ma non trasferiamo funzioni di carattere sociale sui prezzi dei beni. C’è forse qualcuno che paga la benzina di meno perché è povero? E, soprattutto, perché mai questo sconto deve ricadere su un altro consumatore che ha commesso il peccato di fare tre figli, per cui guadagna magari tanto quanto il presunto povero ma è costretto a consumare di più?

L’Autorità stima che i consumi di una famiglia media di quattro persone, senza condizionatori, con lavatrice, lavastoviglie, ferro da stiro, forno elettrico, tivù e computer sia di circa 3.800 kWh; nostre stime sono un poco superiori (in Italia ci sono ancora 6 milioni di scaldabagni elettrici). Perché queste famiglie devono pagare una parte delle bollette di single, anziani che vivono da soli, signori con villa ai monti o al mare e residenza in loco? Il solo vero risultato di questa stortura è di generare povertà energetica: potrei risparmiare denaro ed emissioni inquinanti installando una pompa di calore ma per farlo dovrei richiedere una potenza disponibile di 6 kW. In questo modo, però, il prezzo del singolo kWh quasi raddoppia.

Risultato, rinuncio, perché i costi diventano proibitivi (lasciando stare la stranezza della tariffa ad hoc introdotta l’anno scorso: per poterne fruire bisogna spendere centinaia di euro di asseverazioni varie e sottoporsi a controlli assurdi). L’efficienza energetica passa soprattutto attraverso lo sviluppo del vettore elettrico, con le pompe di calore, le cucine a induzione, la mobilità elettrica. Ma le attuali tariffe rendono questo efficientamento inaccessibile. Bisogna disegnare tariffe più moderne. Il neolitico energetico è passato; guardiamo avanti.

Un’ultima considerazione va riservata alla questione della maggior tutela. Il governo è intenzionato ad abolirla. Io credo che sia un meccanismo logoro e che debba essere superata. Esistono strumenti alternativi, come i prezzi garantiti dall’autorità (è il caso del gas) ma anche idee più moderne e più convincenti in un futuro che si vuole di mercato, come quelle dei gruppi d’acquisto. Anche in questo caso, credo che impuntarsi in atteggiamenti rigidi, che sanno più di ideologico che di pratico, sia soltanto controproducente, soprattutto per quelle fasce socialmente ed economicamente più deboli che con queste alchimie fatte di mostri burocratici e bollette incomprensibili si ha la faccia tosta di pretendere di difendere.

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