Fotovoltaico, i SEU sono già decollati: in Italia nel 2013 oltre 700 MW senza conto energia

L'anno scorso sono entrati in esercizio oltre 28mila impianti fotovoltaici non incentivati con il conto energia, per un totale di 727 MW. La valutazione è di eLeMeNS. In gran parte si tratta di SEU che non godono di alcun tipo di incentivo: un risultato sorprendente se si pensa che i dati sono riferiti ad un periodo caratterizzato da una notevole incertezza normativa.

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In Italia il mercato del fotovoltaico, seppur notevolmente ridimensionato, è vivo e vegeto ed è sopravvissuto meglio di quel che ci si poteva aspettare alla fine degli incentivi: già nel 2013, nonostante la grande incertezza normativa vissuta l’anno scorso, si sono installati centinaia di MW di impianti senza alcun tipo di incentivo destinati all’autoconsumo, che vanno a sommarsi a quelli del settore residenziale realizzati grazie alle detrazioni fiscali del 50%.

Nel 2013 infatti sono entrati in esercizio 28.023 impianti non incentivati dal conto energia, per un totale di 727 MW, mostrano i dati diffusi da eLeMeNS. Il dato, ricavato incrociando i dati aggiornati di Terna e GSE, è quasi doppio rispetto ad altre stime precedenti sul FV non incentivato in Italia nel 2013 (il ‘Solar Energy Report’ del Politecnico di Milano, uscito a marzo 2014 parlava di 305 MW). Le analisi contenute nel LookOut – Rinnovabili Elettriche Q3 2014 di eLeMeNS suggeriscono che tale nuova capacità possa essere riconducibile principalmente a impianti SEU che adottano un modello di puro autoconsumo senza il sostegno di incentivi alla produzione.

“Di quei 727 MW – spiega a QualEnergia.it il partner della società di consulenza Andrea Marchisio – solo qualche decina di MW, circa 30, è riconducibile a impianti concepiti per essere incentivati con il conto energia, ma che non sono riusciti ad accedere all’incentivazione. Sembra minoritaria anche la quota di impianti residenziali che godono della detrazione fiscale, visto che la taglia media di questi 28mila impianti è di 26 kWp, ben sopra i 3-5 kW delle tipiche installazioni domestiche. Possiamo insomma dire che è decollato il mercato dei SEU, impianti realizzati per l’autoconsumo senza contare su nessun tipo di incentivo.” “Il dato è sorprendente – aggiunge l’analista – perché tutte queste installazioni sono state fatte in un periodo di grande incertezza normativa”.

La delibera che completava la normativa sui SEU è arrivata solo a dicembre 2013 e poi definita nel dettaglio solo nella prima metà del 2014 (si veda lo Speciale Tecnico di QualEnergia.it). Anche l’entità degli oneri sull’energia autoconsumata, come sappiamo, sono state incerte fino alla conversione in legge del ‘decreto Competitività’ che, oltre ad estendere lo scambio sul posto fino ai 500 kW, ha stabilito che gli oneri sull’energia autoconsumata si paghino solo per gli impianti sopra ai 20 kWp e solo per una percentuale del 5%, con aggiornamenti biennali (rialzi al massimo del 2,5% ogni volta) e che non verranno applicati per gli impianti già in esercizio. “Novità, questa, che dà una certa stabilità che prima mancava, perché è un meccanismo prevedibile e che garantisce gli investimenti realizzati”, commenta Marchisio.

Se dal 2013 ci arriva questo dato sorprendente, possiamo attenderci una crescita ancora maggiore per il 2014 e per il 2015, ora che la normativa è stata ben definita e che gli operatori e le banche hanno maggiore familiarità con questi modelli di business? Marchisio frena il nostro entusiasmo: “É vero che c’è una maggiore certezza normativa,  ma elementi di rischio permangono, ad esempio rispetto a cambiamenti nella distribuzione tra componenti fisse e variabili della bolletta. Poi va considerato che le situazioni adatte a realizzare un SEU sono limitate e non sempre facili da valorizzare: occorre un certo tipo di consumatore, bisogna trovare un accordo etc.”

E per quel che riguarda gli impianti in market parity, cioè grandi parchi FV non incentivati che vendono tutta l’energia prodotta? I tempi sono maturi? “Direi di no, Per ora fare un impianto in market parity sarebbe un rischio enorme: le indicazioni razionali del mercato  rendono altamente improbabile che a breve si realizzino impianti del genere in Italia”.

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