Confindustria all’attacco: verso un blitz estivo contro le rinnovabili?

In una intervista a La Repubblica, Aurelio Regina, vicepresidente di Confindustria, chiede un riequilibrio del settore, al momento “sbilanciato dagli eccessivi incentivi alle energie rinnovabili”. L'ennesimo attacco alle fonti pulite, incolpate ingiustamente del caro-energia, fa temere un blitz estivo anti-rinnovabili.

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I forti costi dell’energia stanno mettendo a rischio numerose imprese ed è quindi necessario un riequilibrio del settore, al momento sbilanciato dagli eccessivi incentivi alle energie rinnovabili. E’ quanto chiede al governo Aurelio Regina, vicepresidente di Confindustria con delega all’energia, in un’intervista a “Repubblica”.

“Il mercato dell’energia attraversa una profonda crisi strutturale, senza interventi ci sarà una raffica di chiusure tra i produttori di energia e le aziende più esposte al fluttuare del prezzo della bolletta”, è l’allarme lanciato da Regina. “Non stiamo chiedendo aiuti a pioggia, né di aumentare il costo della bolletta elettrica, che a 45 miliardi è già alta”, chiarisce, “Vogliamo solo un riequilibrio del mercato e usufruire dello stesso trattamento di cui godono le imprese francesi e tedesche”.

“Il prezzo dell’elettricità è rimasto alto per colpa delle tasse e degli oneri di sistema”, prosegue il vicepresidente di Confindustria, che punta il dito sul sistema di incentivazione delle energie rinnovabili, “troppo generoso”: “è desolante che a fronte di 12,5 miliardi di incentivi su una bolletta complessiva di 45,3 ancora non decolli un’industria del settore”. In particolare, “gli incentivati devono contribuire al mantenimento di un sistema di riserva costituito anche da centrali termoelettriche per evitare di restare al buio quando sole e vento spariscono”.

A stretto giro ci arriva la replica di Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, esponenti della neonata formazione politica Green Italia. “Desta preoccupazione quello che sembra annunciarsi come un blitz estivo contro le rinnovabili: si moltiplicano i segnali; l’ultimo oggi lanciato con un’intervista a Repubblica da Aurelio Regina che si spinge sino a ipotizzare l’incredibile scelta di tassare i produttori di energia da fonti rinnovabili per pagare carbone e gas. Diciamo ‘no’ a qualsiasi forma di intervento retroattivo messo in campo per penalizzare le rinnovabili e favorire le fonti fossili, proposte condite sempre da recriminazioni sugli incentivi che peserebbero troppo sulle nostre bollette. “

“Ribadiamo invece – continuano – che il livello sostenuto in Italia (circa 9 miliardi di euro l’anno) è analogo a quanto si spende in Germania, dove quest’anno arriveranno a circa 20 miliardi in un mercato elettrico che è il doppio di quello italiano, e respingiamo la falsità per cui quegli incentivi siano andati in maggioranza all’estero visto che invece circa il 70% del valore aggiunto prodotto dagli impianti da fonti rinnovabili resta in Italia. Rinnovabili ed efficienza energetica sono stati in questi anni di crisi gli unici settori anticiclici e ovunque nel mondo (dalla Germania della Merkel agli Usa di Obama per arrivare persino in Cina) sono considerati driver per un vero rilancio dello sviluppo economico. Solo in Italia si assiste a questo dibattito di retroguardia in cui la politica trasversalmente non capisce le potenzialià offerte e la rappresentanza istituzionale delle industrie italiane si ostina a rappresentare solo i suoi membri meno capaci di innovazione”.

 

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