Obama, Sandy e la politica sul clima che ancora non c’è

  • 8 Novembre 2012

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L'uragano Sandy ha portato la questione clima nelle elezioni presidenziali USA. Obama dovrà ora combinare una vera strategia di mitigazione ai cambiamenti climatici con una politica di adattamento, anche per mettere in sicurezza un territorio, soprattutto urbano, sempre più a rischio degli eventi meteo più estremi.

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Ascolta audio (mp3 – durata 2’18’’, registrato il 6 novembre 2012)

Dalle elezioni presidenziali USA è emerso come una grande fetta dell’opinione pubblica statunitense abbia rivolto alla fine la propria attenzione all’emergenza climatica dopo che l’uragano Sandy aveva colpito New York.

È sempre più evidente che accanto alla strategia di mitigazione ai cambiamenti climatici e di riduzione delle emissioni, che incontrano notevoli difficoltà anche per le posizioni prese dagli Stati Uniti, siano in aumento i Paesi che stanno ragionando in chiave di adattamento ai cambiamenti climatici.

L’uragano che ha colpito New York e che ha sottolineato la vulnerabilità delle nostre città, del territorio che abitiamo, porta a riflettere sull’urgenza di sistemare le nostre città coniugando gli interessi della difesa del territorio, quelli per un nuovo sistema elettrico alimentato da un’elevata quota di fonti rinnovabili e, infine, le esigenza dell’agricoltura.

Un esempio. I laghetti collinari, in particolare al centro-sud Italia, potrebbero funzionare, tra le altre cose, come sistemi di pompaggio per fornire energia elettrica, di notte quando i campi eolici non possono mettere in rete energia elettrica, e servire così anche per l’agricoltura.
Si tratta di uno dei tanti esempi di combinazione tra una politica di adattamento e una di mitigazione ai cambiamenti climatici.

 

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