Marcello Cini, ricordo di un maestro dell’ambientalismo

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Con Marcello Cini scompare un protagonista del dibattito ecologico italiano. Il ricordo di Gianni Mattioli e Massimo Scalia del fisico e ambientalista, scomparso a Roma lo scorso 22 ottobre. L'articolo comparirà nel loro spazio rubrica sul prossimo numero della rivista QualEnergia in uscita a fine novembre.

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Il ricordo che Gianni Mattioli e Massimo Scalia dedicano a Marcello Cini, fisico e ambientalista, scomparso a Roma lo scorso 22 ottobre all’età di 89 anni. L’articolo comparirà nel loro spazio rubrica sul prossimo numero della rivista QualEnergia in uscita a fine novembre con il titolo ‘Ricordo di un maestro’.

Marcello Cini è una delle più importanti figure di intellettuale di questo tempo e vogliamo ricordarne qualche motivo su Qualenergia; le prime vicende di una lunga vita, forse meno note del suo impegno politico o di ambientalista, o di inesausto critico marxista che spiega alla sinistra che cosa è radicalmente cambiato nel passaggio dalla società industriale a quella del web.

Certo, il punto di partenza è la sua vicenda di fisico, intrapresa per pura passione, da uno che aveva cominciato col laurearsi in ingegneria (e, sulle montagne, aveva fatto la Resistenza). Sono gli anni in cui nasce la big science con i grandi laboratori nel mondo e, dall’urto di particelle, si tenta di costruire modelli di struttura del nucleo atomico, alla luce delle leggi della meccanica quantistica relativistica. Uno dei modelli è il cosiddetto modello multiperiferale e Cini firma lavori fondamentali con Amati, Fubini e Stanghellini, ai quali si attaccano le prime ricerche dei giovani fisici più arrembanti. A insegnare a Roma Marcello è stato chiamato da Amaldi, uno dei padri – come si sa – della fisica nucleare (e anche dell’energia nucleare), che ha molta stima di Cini, almeno fino a quando non dovrà prendere atto della forza critica che si è messa in moto.

Arriva la ribellione del ’68. I giovani mettono in discussione l’assetto della società, non solo la struttura sociale ma anche le idee dominanti. Si rifiuta la società dei diseguali e si pronunciano gli slogan del comunismo, ma dietro il rifiuto dell’ideologia dominante si mette in moto una riflessione culturale che non ammette confini. Le facoltà scientifiche sono tra i luoghi principali di questa elaborazione e Marcello ne è uno dei protagonisti. Cini porterà lo scontro nel cuore dell’impresa scientifica, attaccando uno dei tabù della scienza, quello della sua oggettività, e dunque della sua neutralità. Non si tratta di predicare la banalità che gli indirizzi della ricerca dipendono dagli interessi politici ed economici dominanti: questa affermazione, del resto, non trovava grande supporto a confrontare la ricerca fondamentale che si sviluppava negli USA e nell’Unione Sovietica.

L’assunto era assai più radicale: è la struttura della teoria scientifica che si modella sulla struttura dell’ideologia dominante. “L’ape e l’architetto”, con Giovanni Ciccotti, Michelangelo de Maria e Giovanni Jona-Lasinio, è il testo in cui quest’analisi è affrontata, anche alla luce delle idee marxiane sulla cultura. Ma nella basilica marxista è una rottura non da poco. Era dominante infatti la netta differenza tra le scienze naturali, puro rispecchiamento della natura nella conoscenza, e quelle scienze, come l’economia e il diritto, i cui concetti emergevano dal crogiuolo dello scontro di classe. Lo scontro fu duro e “L’ape e l’architetto” impronterà la formazione di tanti giovani ricercatori che, alla luce di queste idee, rifletteranno sulla teoria degli insiemi o sulla formulazione dominante assunta dalla meccanica quantistica, forgiata nell’ambito della filosofia positivista. Marcello Cini lo ritroviamo anche qui, con i lavori in cui mostra, nel vivo della teoria, come altre formulazioni siano possibili in maggior accordo con quei principi di realtà e di causalità che avevano già visto Einstein opporsi a Bohr.

Lo scontro sulla scienza nella “casa” comunista era ormai esploso ed esso animerà le riunioni della redazione di Sapere sulla questione nucleare e ben presto il volto di Marcello diventerà familiare tra la gente di Montalto di Castro, nel rabbioso stupore della sezione locale del PCI che altra posizione si sarebbe attesa da Barry Commoner e da Marcello Cini, sia pure traviato dal Manifesto.
«Sono tutti degli imbecilli, capaci solo di distruggere», tuonerà Edoardo Amaldi nel mezzo di un dibattito televisivo durante i giorni di Chernobyl, del latte e della lattuga. Ma perché quel plurale, quando dinanzi a lui di antinucleare c’era solo uno dei giovanotti dell’Istituto di Fisica? E in molti pensarono che l’anziano fisico avesse in mente tutti quei bravi ragazzi traviati da “L’ape e l’architetto” e da quel cattivo maestro.

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