Decreto rinnovabili ed eolico: “34 mila posti di lavoro a rischio”

  • 6 Luglio 2012

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Non piace ad ANEV, l'associazione nazionale dell'eolico, il decreto sulle rinnovabili elettriche in fase di emanazione oggi. Il decreto “non consente di raggiungere gli obiettivi della Direttiva Rinnovabili e mette a rischio 34mila posti di lavoro, con 5 mila potenziali licenziamenti già nel 2012”.

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Non piace ad ANEV, l’associazione nazionale dell’eolico, il decreto sulle rinnovabili elettriche in fase di emanazione oggi (vedi testo e sintesi su Qualenergia.it). L’associazione sottolinea con rammarico che il tanto atteso decreto “non consenta in alcun modo di raggiungere gli obiettivi della Direttiva Rinnovabili” di cui dovrebbe essere  provvedimento attuativo.

“Stupisce che, proprio oggi che la AIE  – Agenzia internazionale dell’energia, ha presentato i dati del rapporto “Medium Term Renwable Energy Market Report 2012”, che preannuncia un futuro roseo per le rinnovabili in Europa e nel Mondo con una crescita nei prossimi 5 anni del 40% della produzione fino a raggiungere quasi 6.400 TWh di cui l’eolico è considerata fonte rinnovabile principe, l’Italia emanerà un Decreto sulle Rinnovabili che introdurrà delle restrizioni allo sviluppo del settore eolico” dichiara Simone Togni, Presidente dell’ANEV.

“Il periodo transitorio nel passaggio dal vecchio al nuovo regime di incentivazione è troppo breve, non consentendo di recuperare neanche il ritardo accumulato per l’emanazione e non permettendo che gli imprenditori italiani, già provati da questo lungo periodo di incertezza e agonia, si adeguino alla situazione”.

Il mese scorso l’Esecutivo comunitario, in una missiva dei servizi del Commissario europeo energia Guenter Oettinger, aveva già ammonito le istituzioni italiane, dichiarando che la nuova legislazione sulle rinnovabili è inadeguata.

L’ANEV segnala da mesi alle istituzioni l’inadeguatezza delle norme introdotte dal Decreto Rinnovabili che, già dalle bozze circolate fino a oggi, si preannunciava deleterio per l’intera categoria. Gli imprenditori italiani, che hanno chiesto fino a oggi trasparenza e certezza della normativa, dovranno pagare oltre ai costi provenienti dalla farraginosità delle burocrazia l’introduzione di meccanismi come quello delle aste e dei registi.

Oltre al danno – scrive ANEV – si aggiunge la beffa del fatto che le proposte avanzate dall’ANEV avrebbero consentito di raggiungere il medesimo risultato del provvedimento in via di emanazione, addirittura con un minor costo complessivo per il Paese ma senza penalizzare gli imprenditori e le decine di migliaia di lavoratori che l’industria eolica italiana ha sviluppato in 15 anni e che oggi sono in grave pericolo.

Si aggiunge inoltre che l’AEEG si accingerebbe a emanare una delibera ancora una volta con gravi profili di illegittimità, che pretende di rendere programmabile una fonte come il vento che programmabile non è. Si comprende come la visione complessiva sia assolutamente contraria allo sviluppo delle fonti rinnovabili e in particolare a quelle come l’eolico, maggiormente competitivo e in grado di contribuire quindi di più e meglio alla riduzione del prezzo dell’energia elettrica per gli utenti finali del nostro Paese.

Tutto ciò, conclude il comunicato, spingerà, come già sta accadendo, a chiudere le PMI e le grandi aziende italiane a investire all’estero, privando l’Italia di tutte le opportunità e i benefici che lo sviluppo di un settore come l’eolico comporterebbe: occupazione, benefici economici, miglioramento della bilancia commerciale e indipendenza dall’estero.

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