Pubblichiamo la nota curata da ISES Italia e Kyoto Club che riassume il primo incontro degli “Stati Generali delle Rinnovabili e dell’Efficienza Energetica”. Nel prossimo incontro, convocato per pomeriggio del 18 aprile (giornata della mobilitazione per le rinnovabili a Roma), si affronteranno con maggior dettaglio le criticità presenti nelle bozze di decreti circolate in questi giorni e verranno elaborate specifiche proposte con l’obiettivo di evitare il blocco dei settori delle rinnovabili elettriche, termiche e dell’efficienza energetica in Italia.
RELAZIONE 1° INCONTRO “STATI GENERALI DELLE RINNOVABILI E DELL’EFFICIENZA ENERGETICA”
(Roma, 2 aprile 2012, ore 16,45 – 20,30)
Gli “Stati Generali delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica”, convocati a Roma il 2 aprile, con la partecipazione dei rappresentanti di 23 Associazioni del settore (vedi lista in basso) e il sostegno di Greenpeace, Legambiente e WWF, sono stati un importante momento di confronto con il Governo, rappresentato dal sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, dal sottosegretario del Ministero dell’Ambiente, Tullio Fanelli, e dal direttore del Dipartimento Energia del Ministero dello Sviluppo Economico, Leonardo Senni.
Erano anche presenti per il Ministero dello Sviluppo Economico Sara Romano, Direttore Generale per l’energia nucleare, rinnovabili ed efficienza energetica e Luciano Barra, Capo della segreteria tecnica.
Le relazioni introduttive, che sintetizzavano le posizioni dei rappresentanti di un mondo produttivo che ha investito nel settore e contribuisce per almeno l’1% al PIL, dà lavoro a più di 100.000 persone ed, essendo tutto ‘emerso’, garantisce un rilevante contributo in termini di gettito fiscale, hanno innanzitutto sottolineato l’importanza di questo confronto, il primo in assoluto fra il Governo Monti e gli operatori dei settori delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Si è inoltre sottolineata l’importanza di organizzare un tavolo di consultazione con tutte le Associazioni prima dell’emanazione dei decreti attuativi, come d’altronde è avvenuto con altri temi cruciali per lo sviluppo del Paese.
Nel merito, le relazioni introduttive hanno ribadito che la definizione delle misure per promuovere l’efficienza energetica e la parallela esigenza di dare corpo alle misure per la generazione di calore da rinnovabili, finora fortemente penalizzata, vanno inquadrate in una visione d’insieme dello sviluppo anche delle rinnovabili elettriche.
Pertanto, ferma restando l’esigenza di dare rapida attuazione a provvedimenti che hanno ormai registrato un ritardo superiore a sei mesi rispetto alla scadenze previste dal Decreto legislativo 28/2011, è auspicabile la presentazione di un quadro d’insieme delle misure per l’efficienza energetica, la generazione termica e la generazione elettrica, che rifletta una ridistribuzione equa e trasparente degli strumenti fra i diversi comparti.
Anche se le indicazioni contenute nelle bozze non ufficiali finora in circolazione mettono in luce valori per alcuni incentivi che, se confermati, dovranno essere riesaminati per evitare il blocco nello sviluppo delle relative tecnologie, in generale va sottolineato che il contenimento dei costi delle incentivazioni può essere in misura significativa compensato rimuovendo dalle tariffe oneri impropri (oggi per quella elettrica superiori a 2 miliardi) e parte almeno di quelli fiscali. Inoltre, le misure economiche potranno essere tanto più contenute quanto maggiori saranno le semplificazioni di norme e procedure, generatrici in passato di oneri impropri.
Va viceversa nella direzione opposta a questi obiettivi l’estensione del Registro anche agli impianti di piccola dimensione, scelta che comporterebbe oneri burocratici aggiuntivi e i rischi economici insiti nell’obbligo di disporre del titolo autorizzativo per accedere al registro, che di fatto renderebbero impraticabile per i singoli cittadini e i piccoli operatori la realizzazione di interventi di dimensioni contenute, cioè proprio quelli destinati all’autoconsumo, considerato prioritario da autorevoli esponenti del Governo.
Un analogo effetto frenante avrebbero tetti di potenza burocraticamente imposti in modo minuzioso per le singole tecnologie e per ciascun anno, vincoli aggravati dalla durata triennale del provvedimento, che non dà respiro strategico allo sviluppo del settore. In tal modo si può correre un rischio assai grave, dato che le politiche di efficientamento energetico e di promozione delle rinnovabili non finiranno nel 2020: a livello europeo si stanno già discutendo obiettivi successivi al 2020, ancora più sfidanti.
Di conseguenza, quanto più si arriverà al 2020 con un sistema tecnico e produttivo robusto, export-oriented, tanto maggiori saranno non solo le prospettive di farcela fra il 2020 e il 2030, ma anche di svolgere un ruolo da protagonisti sui mercati internazionali.
Occorre, insomma, una visione d’insieme e di lungo termine, che incorpori i cambiamenti di paradigma di cui già sperimentiamo gli effetti, destinati ad aprire nuovi orizzonti e straordinarie opportunità al sistema produttivo nazionale per quanto concerne non solo le tecnologie per l’efficienza energetica e la produzione da rinnovabili elettriche e termiche, ma anche le radicali modificazioni riguardanti le reti.
Gli obiettivi energetici e ambientali non possono essere insomma disgiunti da una visione industriale complessiva e dai necessari strumenti di accompagnamento, come avrebbe dovuto essere il programma “Industria 2015”, approvato nel 2006 e mai attuato.
LE RISPOSTE DEI MINISTERI
La prima risposta è venuta dal sottosegretario Fanelli, secondo il quale occorrono linee guida sul che fare, da cui far discendere uno scenario complessivo, che stabilisca scale di priorità basate sul rapporto costi/risultati per le singole tipologie di interventi. In proposito ha ricordato l’efficacia, per i privati cittadini, del meccanismo del 55%, da rendere strutturale, mentre per il settore industriale va potenziato lo strumento dei Certificati Bianchi. Un terzo strumento, ancora da attuare, è quello destinato al settore pubblico, che non può accedere né agli incentivi fiscali, né ai Certificati Bianchi.
Riconoscendo che nella bolletta sono oggi presenti un insieme di oneri impropri, il sottosegretario Fanelli ha sottolineato il problema del livello raggiunto dalla voce riguardante la promozione delle fonti rinnovabili, per cui occorre:
- spiegare al cittadino cosa paga in modo esauriente e trasparente;
- stabilire se e come può essere diversamente ripartito l’onere fra le categorie di consumatori;
- chiarire se le incentivazioni sono transitorie o destinate a durare a lungo;
- avere un quadro completo dei livelli di costo cui ci porteranno gli sviluppi programmati per le differenti tecnologie.
È successivamente intervenuto il sottosegretario De Vincenti, che ha innanzitutto sottolineato l’esigenza di sviluppare le rinnovabili andando al di là degli obiettivi fissati per il 2020, anche perché per la produzione elettrica sono stati praticamente già realizzati e anche per gli altri comparti il traguardo sarà raggiunto prima di quella data.
L’interrogativo è quindi: su quale percorso incanalare lo sviluppo delle rinnovabili?
Per definirlo, occorre innanzi tutto sciogliere positivamente alcuni nodi creati proprio dalla loro presenza, già oggi rilevante:
- l’integrazione con le reti delle rinnovabili;
- i problemi di bilanciamento posti dalle rinnovabili non programmabili;
- lo sviluppo qualitativo e quantitativo delle reti di trasmissione e di distribuzione.
Per quanto concerne gli incentivi, per essere “buoni” devono:
- essere programmati a termine e non per un tempo indefinito;
- consentire ai produttori di coprire i costi e di internalizzare un ritorno economico in grado di sostenerne lo sviluppo, senza dare spazio a posizioni di rendita.
Agendo sulla base di questi criteri, i costi diventeranno sostenibili per i cittadini e per le imprese, soprattutto se in parallelo si procederà a una rivisitazione dei molteplici oneri che oggi gravano sulle bollette.
È infine intervenuto il direttore Senni, che ha difeso la scelta di estendere lo strumento dei Registri, in quanto:
- hanno lo scopo di garantire uno sviluppo ordinato del settore;
- consentono un controllo degli obiettivi per le singole tecnologie, che può essere rivisto in funzione della loro evoluzione.
Anche il contingentamento dei volumi non solo non frenerà lo sviluppo delle rinnovabili, ma otterrà l’effetto opposto, dando certezze agli operatori sulla copertura, mediante le incentivazioni, di una parte dei loro costi.
La successiva fase di interventi da parte dei rappresentanti delle Associazioni è stata numericamente molto ampia e, oltre a riaffermare le posizioni espresse nelle relazioni introduttive, ha apportato contributi aggiuntivi di carattere sia generale, sia inerenti le problematiche dei singoli comparti, spesso testimoniando il peso negativo di decisioni normative prese in modo disorganico e occasionale, senza tenere conto dei danni che ne sono conseguiti.
Questo ricco quadro di contributi conoscitivi e propositivi ha avuto un comune denominatore: il disagio e le preoccupazioni degli imprenditori, che hanno investito risorse proprie e contratto posizioni debitorie verso le banche, e che dagli stop and go dei provvedimenti di sostegno alle rinnovabili in più di un caso sono posti già oggi in condizioni tali da dovere ricorrere alla cassa integrazione per i lavoratori, con la prospettiva – in assenza di decreti che garantiscano certezze stabili e di lungo termine – di una chiusura definitiva delle loro attività.
L’intervento conclusivo del sottosegretario De Vincenti ha sostanzialmente confermato che il Governo Monti crede fortemente nel contributo che possono dare le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica al mix energetico, tenendo però conto di un costo dell’energia che da troppi anni pesa negativamente sulla produzione e sui consumi del Paese. Di qui la necessità di contemperare le esigenze delle rinnovabili con il loro costo per la collettività, stabilendo di conseguenza obiettivi di produzione energetica compatibili con gli obiettivi sia ambientali che economici, e dotandoli di strumenti in grado di dare certezze agli investitori, quali sono l’estensione del Registro e i tetti alla potenza incentivabile.
Le Associazioni aderenti:
• AES – Azione Energia Solare
• AGROENERGIA
• AIEL – Associazione Italiana Energie Agroforestali
• ANEST – Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica
• ANEV – Associazione Nazionale Energia dal Vento
• ANIE-GIFI Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane
• APER – Associazioni Produttori Energia da Fonti Rinnovabili
• ASCOMAC – COGENA
• ASSIEME – Associazione Italiana Energia Mini Eolico
• ASSO ENERGIE FUTURE
• ASSOLTERM – Associazione Italiana Solare Termico
• ASSOSOLARE – Associazione Nazionale dell’industria Solare Fotovoltaica
• ATER – Associazione Tecnici Energie Rinnovabili
• CIB – Consorzio Italiano Biogas
• COMITATO IFI – Industrie Fotovoltaiche Italiane
• CPEM – Consorzio dei Produttori di Energia da Minieolico
• FEDERPERN – Federazione Produttori Idroelettrici
• FIPER – Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili
• FIRE – Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia
• GIGA – Gruppo Informale per la Geotermia e l’Ambiente
• ISES ITALIA
• ITABIA – Associazione Italiana Biomasse
• KYOTO CLUB