Fotovoltaico e le criticità del decreto legislativo sulle rinnovabili

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Una lettera ai rappresentanti della Conferenza Unificata da parte delle Associazioni del settore fotovoltaico, Assosolare, GIFI, Asso Energie Future e Grid Parity Project per proporre alcune sostanziali modifiche allo schema di Decreto Legislativo sulle rinnovabili approvato il 30 novembre per evitare ingenti danni al settore FV.

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Le Associazioni del settore fotovoltaico, Assosolare, GIFI, Asso Energie Future e Grid Parity Project hanno scritto ai vari rappresentanti della Conferenza Unificata che si riunirà oggi, 17 dicembre, per proporre alcune sostanziali modifiche allo schema di Decreto Legislativo sulle rinnovabili approvato il 30 novembre dal Consiglio dei Ministri in recepimento della direttiva europea 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (lettera associazioni – pdf). Secondo quanto le Associazioni restano infatti nel Decreto alcuni “punti critici di impatto decisivo” che possono porre “gravissimi limiti allo sviluppo del settore e causare ingenti danni economici agli operatori oltre alla perdita di posti di lavoro in futuro”.

In particolare, le Associazioni propongono di cancellare l’articolo 8 del decreto (comma 5) che introduce una forte limitazione di potenza per gli impianti fotovoltaici a terra su aree agricole e propongono invece una più corretta pianificazione territoriale e una maggiore incentivazione delle serre fotovoltaiche, in grado di creare importanti sinergie tra settore solare e agricoltura.

“La grave limitazione per gli impianti fotovoltaici su aree agricole è un pesante freno allo sviluppo del settore fotovoltaico in Italia. Una scelta che innalzerà nuovamente la valutazione “rischio Paese” per tutti gli investitori e che pregiudicherebbe significativamente il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva Europea sull’ energia da fonti rinnovabili” .
“L’obiettivo del 17% di energia da fonti rinnovabili fissato dalla direttiva europea è fissato in termini di quantità di energia rinnovabile prodotta e non di capacità installata: a questo proposito, bisogna ricordare che gli impianti di grossa dimensione sul suolo hanno anche un’efficienza maggiore” “L’energia prodotta da impianti a terra ha inoltre un costo minore rispetto agli impianti su edifici, perché la tariffa applicabile è di circa il 15% inferiore” ha spiegato le associazioni firmatarie.

Tra le altre criticità, la modifica del sistema di incentivi del Conto Energia nel 2013, prevista dall’articolo 22 del Decreto. Secondo le Associazioni, in questo modo il Decreto rimetterebbe in gioco gli incentivi già stabiliti nel III Conto Energia, ponendo “ulteriori incertezze a detrimento del settore fotovoltaico su un piano che sembrava, dopo faticose concertazioni, ormai stabilizzato e per il quale sono già stati avviati ingenti investimenti”.

Le Associazioni contestano poi la possibilità, offerta dal Governo alle Regioni, di differenziare nel proprio territorio la soglia di potenza massima degli impianti autorizzabili tramite procedura semplificata, invece di stabilire un’unica soglia in tutto il territorio nazionale, come invece previsto dalla legge delega. Così facendo, ribadiscono le Associazioni, si ripresenterebbero soglie differenziate, in contrasto con uno sviluppo omogeneo del settore su tutto il territorio.

“È indispensabile porre la massima attenzione ai punti messi in rilievo nel documento inviato al Parlamento. Le criticità rilevate sono, non solo paradossalmente in netto contrasto con gli obiettivi stabiliti dalla direttiva europea per il 2020, ma arrecano un evidente danno economico al settore con ripercussioni sul versante occupazionale“, si dice nel comunicato che accompagna la lettera ai rappresentanti della Conferenza Unificata.

E si conclude affermando che “gli sforzi di contemperamento delle istanze del paesaggio e del territorio con quelle dello sviluppo economico non vanno perseguiti con limiti e divieti che modificano compromessi faticosamente raggiunti. Il rapporto tra sviluppo e territorio va spostato sul piano della pianificazione piuttosto che su una profusione normativa che non risolve il problema alla radice ma, al contrario, aumenta le incertezze degli investitori”.

 

17 dicembre 2010 

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