Rischi petroliferi e impasse nucleare

CATEGORIE:

Riflessioni sull'incapacità e inadeguatezza della politica e dell'industria di governare le emergenze e gli impatti ambientali legati all'uso delle fonti fossili e del nucleare. L'editoriale di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di QualEnergia.

ADV
image_pdfimage_print

La fallimentare gestione dell’esplosione del pozzo di petrolio nel Golfo del Messico avrà importanti conseguenze non solo sulle concessioni petrolifere in mare aperto, ma più in generale sulla politica energetica statunitense, con un rilancio delle iniziative sull’efficienza e sulle rinnovabili.
C’è un punto specifico di questo evento che va sottolineato e riguarda da un lato l’incredibile incapacità di governare l’emergenza e dall’altro l’ampiezza degli impatti che si prospettano.

Ci sono notevoli similitudini con il nucleare. Le probabilità che accadano incidenti gravi sono estremamente basse, ma quanto questi succedono i danni possono risultare catastrofici. A volte non ci sono nemmeno soluzioni per ridurre gli impatti.

La ricerca via internet di consigli dal pubblico da parte della BP è emblematica dello smarrimento della società e sottolinea la leggerezza con la quale sono state rilasciate autorizzazioni ad operare nelle profondità oceaniche.

Passiamo quindi al nucleare e ai suoi problemi. Vista le difficoltà di realizzare nuove centrali, diversi paesi come Stati Uniti o Gran Bretagna stanno pensando di prolungare la vita dei reattori da 40 a 60 anni. Quali possono essere i rischi per le strutture sempre più fragili a causa da bombardamenti neutronici è difficile dirlo.
Ma anche per i reattori di nuova generazione si prospettano incognite. Si pensi alla nota preoccupata delle Agenzie per la sicurezza di Francia, Gran Bretagna e Finlandia a proposito del modello EPR che si vorrebbe installare anche in Italia.

Per finire un’osservazione su uno degli aspetti di debolezza della scelta nucleare: la sua dipendenza dalle oscillazioni della politica. La recente sconfitta della Merkel che ha messo il centrodestra in minoranza nel Bundesrat, il parlamento dei Lander (regioni), rende più problematico il prolungamento della vita delle centrali atomiche tedesche.
Dall’altra parte della Manica il tentativo di formare un governo di coalizione con i Lib Dem, contrari al nucleare, mette in discussione il programma di sostituzione delle vecchie centrali proposto dai laburisti.

Da noi l’uscita di scena Scajola preoccupa il capo di Finmeccanica Guarguaglini

 

 

 

ADV
×