Confusioni energetiche

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Le bizzarre proposte del nostro Primo Ministro: fissare un valore massimo per il prezzo del petrolio o lanciare un programma di 1000 centrali nucleare. L'editoriale di Gianni Silvestrini.

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Il capo del Governo propone che venga fissato un valore massimo per il prezzo del petrolio. Se questo venisse superato, i Paesi occidentali dovrebbero lanciare un programma di 1.000 centrali nucleari. Idea molto strampalata e vediamo perché.
Nessuno, neanche i Paesi produttori, sarebbe in grado di definire una soglia massima. Abdullah, re dell’Arabia Saudita, aveva appena promesso il mese scorso di innalzare la propria quota di olio nero che subito il prezzo del greggio ha subito una nuova impennata.

In realtà fin quando la domanda di Cina, India e altri Paesi continuerà a tirare, le pressioni sul prezzo del petrolio proseguiranno. E lo stesso dicasi per l’impatto delle tensioni internazionali. La speculazione, su cui molti puntano il dito, certamente interviene, ma non è la causa della crescita dei prezzi. Sfrutta semplicemente la percezione di possibili aumenti futuri.

Tornando a Berlusconi, sembra dunque alquanto stramba la proposta di calmierare il prezzo del petrolio come si faceva con il pane. E ancora più stramba risulta la risposta minacciata: dieci, cento mille centrali nucleari. Una decisione collettiva di buttarsi sull’atomo non si materializzerebbe infatti prima del 2020 e nel frattempo il petrolio seguirebbe le proprie dinamiche. La proposta pare poi ulteriormente balzana considerando che il nucleare sostituisce carbone e gas, ma non il petrolio. Ma chi consiglia il capo del Governo?

Una riflessione poi sulla proposta di Al Gore per l’avvio di uno sforzo eccezionale degli Usa, paragonabile alla sfida kennediana per la conquista della Luna, volto a sbarazzarsi dei combustibili fossili nella generazione elettrica grazie alle rinnovabili entro un decennio.
Una proposta ardita anche per Greenpeace o per i Friends of the Earth, e probabilmente non fattibile in un arco di tempo così breve: ma intanto il sasso è stato lanciato. E non da un’associazione ambientalista o da un istituto di ricerca. Se Obama vincesse, dovrebbe politicamente tenerne conto. L’accelerazione al cambiamento aumenterebbe enormemente. Staremo a vedere

Gianni Silvestrini

24 luglio 2008

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