Verso la fase due

  • 5 Maggio 2007

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Le analisi contenute nel rapporto Ipcc saranno una buona base negoziale per le trattative sul post-Kyoto. Un commento di Gianni Silvestrini

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Dopo l’evidenziazione dei rischi climatici dei precedenti studi, il quarto rapporto dell’Ipcc definisce i livelli massimi di concentrazione dei gas climalteranti tollerabili in questo secolo e si concentra sulle misure adottabili per limitare le emissioni e sull’impatto economico dei diversi scenari di riduzione.

Il quadro che emerge è al tempo stesso preoccupante e rassicurante. Si ribadisce infatti la radicalità e l’ampiezza dei cambiamenti che saranno necessari. Se dal 1979 al 2004 le emissioni mondiali di anidride carbonica sono aumentate del 70%, bisognerà arrivare a una inversione della tendenza, cioè iniziare a ridurre la produzione di CO2 su scala mondiale, entro 10-20 anni per limitare in 2-3 °C l’aumento delle temperature rispetto all’era preindustriale.

Messe da parte le soluzioni fantascientifiche che ogni tanto vengono proposte (come creare un ombrello spaziale che rifletta i raggi solari), dall’insieme delle opzioni analizzate con diversi modelli di simulazione emergono alcune interessanti considerazioni. Intanto si evidenzia il fatto che è possibile ottenere significative riduzioni delle emissioni con impatti economici in alcuni casi relativamente modesti. Naturalmente per raggiungere i tagli considerati occorre avviare una vera rivoluzione energetica ed è interessante il peso relativo che assumono le varie tipologie di intervento.
Spaziando nell’orizzonte temporale al 2030, si conferma il ruolo centrale delle misure sull’efficienza energetica in grado di portare i maggiori tagli con i minori costi (in molti casi con un vantaggio economico). La sorpresa viene dalla produzione elettrica da fonti rinnovabili che potrebbe passare dal 18% al 30-35% in presenza di un costo della CO2 di 50 $/t.
Allo stesso prezzo dell’anidride carbonica il nucleare incrementerebbe solo di poco, dall’attuale 16% al 18%, la propria quota. Anche il sequestro dell’anidride carbonica al 2030 darebbe un contributo limitato. Allungando la valutazione alla fine del secolo si evidenzia come efficienza, rinnovabili e sequestro del carbonio siano le tre aree che presentano maggiori potenzialità di riduzione.

Le analisi contenute in questo rapporto rappresenteranno una buona base negoziale per le trattative sul post-Kyoto. Per il nostro Paese cambia poco: contano gli ambiziosi impegni di riduzione del 20% entro il 2020 delle emissioni climalteranti, assunti a livello europeo dai Capi di Governo lo scorso 9 marzo. Semmai il rapporto Ipcc rende sempre più chiaro il livello di irreversibilità delle strategie di riduzione che dovranno essere avviate.

Gianni Silvestrini
Direttore scientifico del Kyoto Club

5 maggio 2007

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